Il nostro essere responsabili della Caritas Diocesana e del Centro per la Pastorale Sociale e del Lavoro ci fa essere attenti, per quanto possibile, al dibattito, ormai del tutto occasionale, sulla situazione sociale ed economica faentina. Intendiamo esternare il nostro disagio di cittadini (come cantava Gaber ,senza partecipazione non c’è democrazia) ed anche perché disoccupati,sfrattati,separati sempre più bussano alle porte della Caritas: segno di una difficoltà strutturale che non accenna a diminuire, anzi.
A noi Faenza appare senza slancio, in sofferenza ,accartocciata su se stessa .C’è un grosso correre di comitati,associazioni,circoli,organizzazioni di feste,tornei di ogni genere: un dinamismo certamente importante,ma che troppo raramente guarda oltre il proprio particolare e che comunque non riesce ad impegnarsi su cammini comunitari condivisi che permettano di intravedere una uscita da questa “morta gora”.
Se così è , una prima responsabilità la attribuiamo alla politica locale, e siccome nel “governo” di una città,la politica ha un ruolo preminente, se essa è evanescente, è in crisi il governo cittadino. I partiti non assolvono le loro funzioni specifiche: selezione e formazione della classe dirigente, ascolto e confronto con la realtà sociale, elaborazione programmatica ,confronto interpartitico finalizzato a scoprire ciò che unisce al fine di promuovere processi per il bene comune ,giornate di analisi, di studio su temi specifici dove la politica ritrovi un suo spessore storico-culturale. Se ciò manca, sindaco ed assessori sono uomini soli e gli uomini soli al comando non hanno mai portato bene,anzi ! In questo “ vuoto” di proposta la politica va a sostituire l’amministrazione .Gli amministratori si tuffano nell’ordinaria amministrazione fino al punto di trasformare loro stessi in “amministrativi” .Questa specie di duplicazione dell’apparato amministrativo frena anche la creatività degli stessi dirigenti (in questo contesto forse anche troppi in relazione al numero dei dipendenti).
Anche a Faenza si stà accentuando la disuguaglianza sociale, con un trascinamento verso il basso, salvo solo la fascia reddituale medio- alta, che però si riduce numericamente. Ciò comporta una minore capacità di spessa complessiva. Sono cresciute le famiglie sotto la soglia di povertà: la perdita di 2000 posti di lavoro si fa sentire. Faenza aveva un commercio di qualità, oggi non più; i nostri mercati vivacchiano e non attirano Siamo un territorio nel quale di fatto è assente ogni forma di relazione industriale : mancano industrie manifatturiere e non , non siamo distretto, non abbiamo specificità produttiva, solo punti significativi (Toro Rosso, Tampieri e poi?) , senza alcuna interrelazione e quindi impossibilità di far sistema. Regge il settore agro alimentare, è scomparsa l’edilizia.
Ci riempiamo la bocca di innovazione .Giustissimo. Ma questa fa fatica a crescere nel deserto. Alla provvidenziale “mano invisibile” che protegge il libero mercato al vantaggio dei più noi non siamo mai riusciti a crederci e , nonostante l’ubriacatura neo liberista, ci sembra che la “ crisi” mondiale ci dia ragione, purtroppo.
C’è poi un altro aspetto strutturale negativo. Fra pochi anni gli ultrassessantacinquenni saranno (saremo!) il 32% della popolazione L’anzianità porta stagiazione non dinamismo. E fra i nostri giovani appare assente “ la cultura d’impresa”, si guarda ancora molto al posso fisso e, in attesa alla pensione dei nonni !.
E si potrebbe continuare. Ma ciò che più stupisce è l’assenza di dibattito, di confronto che porti ad una condivisa lettura sullo stato di fatto e a conseguenti proposte ed azioni programmate integrate: finchè la politica si ferma ai 50 profughi e ai 25 Rom il futuro è molto cupo.
Nelle lettera pastorale “ Misericordiosi come il Padre”, il nostro Vescovo Mario Toso scrive: …….. il congiunturalismo e la visione a breve termine, che fissando il presente come unica dimensione nel tempo, non consentono uno sguardo prospettico e strategico di lunga gittata e pongono l’occupazione di spazi come fine ultimo della attività politica, sociale ed economica”.
Abbiamo gettato un sasso nello stagno: Ci piacerebbe che fosse l’inizio anche solo di un confronto a partire dalla nostra stampa locale .
Nerio Tura
Direttore Caritas Diocesana
Galassi Otello
Responsabile centro diocesano della pastorale sociale