A chi qualcosa ne sa, risulta più che paradossale ascoltare affermazioni, sussiegose ed autorevoli, secondo cui il mercato del lavoro italiano sarebbe da decenni sclerotizzato, ingessato da regole pressoché preistoriche, difese contro tutti e a tutti i costi da un sindacato incapace di comprendere gli epocali cambiamenti in corso.
La realtà è pressoché opposta; da un ventennio a questa parte si è prodotto un profluvio di norme, aggiustamenti, piccoli o grandi strappi, accordi stipulati fra questo o quello dei vari governi succedutisi e soggetti sociali presuntivamente rappresentativi, spacciati ogni volta come la grande riforma da tempo attesa. Risultato: un groviglio irrazionale e caotico che costituisce oggi terreno fertile per quasi ogni abuso in danno dei lavoratori, giovani ma non solo.
A chi voglia ragionare con buona coscienza, può risultare utile una sintetica rassegna delle tappe fondamentali di tale devastazione, senza reticenze anche per quanto riguarda le responsabilità principali da attribuire. Alla politica, innanzitutto, ma anche alle rappresentanze imprenditoriali e agli stessi sindacati, tormentati da un ventennio di rapporti unitari difficili e a volte inquinati da gravi cadute di autonomia.
L'intento di chi scrive è di ripercorrere quella complessa vicenda senza farsi trascinare in tecnicismi eccessivi, pur valendosi della esperienza di coordinatore (per quasi un decennio) delle politiche del lavoro per conto della Segreteria Confederale della CGIL.
Una breve stagione di autentico riformismo: il primo governo Prodi
Sconfitto il primo governo Berlusconi - con il fondamentale contributo delle mobilitazioni sindacali - insediatosi nel 1996 il primo governo Prodi, si sviluppò una fase molto costruttiva, perfino entusiasmante, di confronto fra le forze sociali e con il governo. I temi del lavoro - intesi come
Leggi tutto: Qualcuno che qualcosa ne sa... - Beppe Casadio
Commenta (0 Commenti)Destra e sinistra esistono ancora?
Due categorie che rappresentano tuttora una sorta di bussola per orientarsi nel paesaggio politico per una larga parte dei cittadini attivi, ma sembrano perdere di efficacia se ci si avvicina a fenomeni come il movimento di Grillo o il prossimo venturo “partito della nazione” di Renzi.
Di tutt’altro avviso è Luciano Gallino che sulla risposta da dare ha pochi dubbi. Nell’articolo “La differenza visibile tra destra e sinistra”, apparso recentemente su “la Repubblica”, riprende l’annosa questione che Norberto Bobbio rilanciò negli anni ’90. Allora la crisi di identità della sinistra già comunista era precipitata nella concreta e disastrosa sconfitta politica dei “progressisti”.
Lì ebbe inizio il ventennio berlusconiano.
Nel 1994 in un breve saggio edito da Donzelli “Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica” che merita ancora oggi di essere riletto e consigliato anche ai più giovani, Bobbio conferma la fondatezza della distinzione e trova che “il criterio rilevante per distinguere la destra e la sinistra è il diverso atteggiamento rispetto all’ideale dell’eguaglianza e il criterio per distinguere l’ala moderata da quella estremista tanto nella destra quanto nella sinistra è il diverso atteggiamento rispetto alla libertà …..”
Oggi Gallino applica quella distinzione (la differenza visibile) alle opposte manifestazioni di piazza S. Giovanni a Roma e della Leopolda a Firenze e ne analizza le caratteristiche.
Un articolo da leggere e ricco di spunti di discussione. Lo trovate a questo link
Commenta (0 Commenti)Lo scontro politico sul Jobs Act sta, con la manifestazione sindacale di oggi, entra nel vivo, ed è dunque opportuno ricordare alcuni punti centrali del conflitto, tenendo conto di ulteriori elementi che emergono dalla legge di stabilità dell’anno 2015:
Leggi tutto: L’articolo 18 contro il turnover drogato
Commenta (0 Commenti)Ambiente, l’ennesima occasione sprecata dall’Europa
Il ciclone Renzi si è abbattuto sul clima in Europa strappando un nulla di fatto. L’esito del Consiglio europeo su clima e energia 2030 è arrivato a tarda notte ma non ha portato nessuna buona notizia.
Un’ennesima, grande occasione sprecata, frutto della disattenzione con cui il nostro governo ha gestito la partita, limitandosi a svolgere un ruolo notarile di presidente di turno dell’Ue, cedendo alle minacce di veto britanniche e polacche, unendo una scarsa capacità di leadership a una ancor più debole volontà politica di investire nello sviluppo di un’economia europea a basse emissioni di carbonio e cedendo, ancora una volta, alla lobby del fossile.
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Commenta (0 Commenti)Quando ci si riferisce alla disciplina del licenziamento e alla tutela giuridica della parte più debole nel rapporto di lavoro, ossia il lavoratore subordinato dipendente, si cita l'articolo 18 della legge n. 300 del 1970 ,“lo Statuto dei lavoratori”.
Queste norme hanno una storia e una evoluzione, fatta di dure battaglie politiche e sindacali, ma anche di pesanti attacchi: alcuni respinti, come quello di Berlusconi nel 2002 (con la manifestazione dei 3 milioni al Circo Massimo del 23 marzo); altri meno, come le modifiche peggiorative della Fornero del 2012. Oggi siamo al Jobs Act di Renzi.
Di seguito una scheda di Francesca Fontanarosa*, tratta dal n.10 del menabò di Etica e Economia.
http://www.eticaeconomia.it/la-disciplina-del-licenziamento-e-la-tutela-giuridica-del-lavoratore/
*Francesca Fontanarosa è dottoranda in Diritto Pubblico dell’Economia presso il Dipartimento di Economia e Diritto della Sapienza, Università di Roma.
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“Non ci sono alternative, entro il 2050 dobbiamo cambiare sistema energetico” (di Luca Fazio)
Stefano Caserini è ingegnere ambientale e titolare del corso di mitigazione dei cambiamenti climatici
al Politecnico di Milano. Da anni si occupa delle strategie di riduzione dei gas climalteranti
e della comunicazione del problema dei cambiamenti climatici.
Improvvisamente il mondo si scopre ambientalista e la lotta ai cambiamenti climatici sembra
essere in cima ai pensieri dei potenti.
In realtà quali aspettative genera il vertice Onu di New York tra gli addetti ai lavori?
Purtroppo la lotta ai cambiamenti climatici non è in cima ai pensieri dei potenti, o dell’opinione pubblica.
L’appuntamento di New York si inserisce nei lavori della Convenzione sul Clima dell’Onu, sono
Leggi tutto: “Non ci sono alternative, entro il 2050 dobbiamo cambiare sistema energetico"
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