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Regionali 1,3 milioni di elettori chiamati al voto, la metà a Genova. Alle europee di giugno il centrosinistra prevalse per circa 27mila voti sulle destre. Il candidato Pd: «Se vinco vado a casa di Pertini». Incognita maltempo sulle urne

Andrea Orlando foto di Luca Zennaro/Ansa Andrea Orlando – foto di Luca Zennaro/Ansa

La sfida della Liguria, diventata un rilevante test politico nazionale, è arrivata al dunque. Venerdì pomeriggio, per alcune ore, Genova si è trasformata nella capitale della politica, con i due comizi dei leader dei due poli a pochi centinaia di metri. Con il centrosinistra che, al teatro Politeama, ha inaugurato il primo palco comune di una vigilia elettorale da almeno due anni: da Schlein a Conte, Bonelli Fratoianni e pure Calenda (in video) per dire che in Liguria, dopo le inchieste che hanno travolto la giunta Toti, «è ora di voltare pagina» con Andrea Orlando. Mentre le destre si sono aggrappate al sindaco di Genova Marco Bucci per evitare una sconfitta che pareva certa fino a poche settimane fa.

OGGI URNE APERTE tutto il giorno (dalle 7 alle 23), domani dalle 7 alle 15, quando inizierà lo spoglio che potrebbe trasformarsi in una sfida all’ultimo voto tra Orlando e Bucci. In campo ci sono altri 7 candidati presidenti: due di questi, Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori e Nicola Rollando (Potere al popolo, Pci e Rifondazione) appartengono all’area della sinistra. C’è anche l’ex senatore 5S Nicola Morra con Uniti per la Costituzione. Gli elettori chiamati al voto sono 1.341.799: alle europee di giugno votò il 50,6%, alle regionali del 2020 il 53,4%.

Le stime indicano dunque che andranno alle urne circa 700mila cittadini, salvo sorprese in negativo legate al maltempo che imperversa da giorni sulla Liguria, con allerta arancione sul centro e il ponente fino alle 15 di oggi. Scongiurato il rischio di un rinvio del voto per allerta rossa, ma alcuni seggi in zone a rischio alluvione nel savonese sono stati spostati. Oltre al presidente, si vota per eleggere 30 consiglieri regionali: 24 con il sistema proporzionale e soglia al 3%, 6 scatteranno come premio di maggioranza per lo schieramento del “governatore” vincente.

NEL 2020, QUANDO TOTI conquistò il secondo mandato, il distacco tra i due poli sembrava incolmabile: 56% per le destre, oltre 350mila voti, e 38% (circa 240mila) per il centrosinistra insieme al M5S con il candidato Ferruccio Sansa. Oltre centomila i voti reali di distanza tra le due coalizioni principali. Da allora quel margine si è accorciato, fino a ribaltare i rapporti di forza. Alle politiche del 2022 le destre in regione hanno sfiorato i 310mila voti (42%), mentre la somma delle forze che ora sostengono Orlando (che due anni fa erano divise in tre tronconi) era a circa 350mila voti, con il 47,7%.


Percentuali che si sono ripetute alle europee 2024, quando Fdi e Pd si sono conteste per pochi decimali il trono di primo partito (26,8% per Meloni contro 26,3%), ma il centrosinistra (senza Iv) ha prevalso di circa 27mila voti: 302.000 contro 275.000 delle destre. In percentuale il distacco è di circa tre punti: 47,7% contro 44,1%. Nel comune di Genova, dove vota circa la metà dei liguri (650mila persone), alle europee la vittoria del centrosinistra è stata larghissima: 125mila voti contro 75mila, 57% contro 34%.

LA SFIDA DUNQUE è alla portata del centrosinistra, che negli ultimi 4 anni, dopo una rovinosa crisi che è iniziata intorno al 2015 (prima vittoria di Toti), ha recuperato terreno e si è reinsediato, soprattutto a Genova e nelle sue periferie. La candidatura di Bucci ha arrestato una cavalcata che pareva trionfale: il sindaco ha fatto riprendere fiato alle destre e in parte oscurato l’ingombrante fantasma di Toti, anche se nelle sue liste ci sono svariati ex assessori, e si è presentato con lo slogan di «sindaco della Liguria». Oltre a insistere sul suo essere un manager e sull’aver ricostruito il ponte Morandi in tempi record (non da solo).  Semplice il suo concetto: «A sinistra litigano e basta. Noi invece andiamo tutti d’accordo. Questo significa che se vinciamo noi, le cose si fanno».

Orlando ha cercato di decostruire questa narrazione berlusconiana dell’”uomo del fare”, presentando un programma di sinistra che prevede sostegno regionale ai pensionati sotto i 1000 euro, salario minimo obbligatorio per le imprese che partecipano a gare della regione e lo spostamento massiccio di risorse dalla sanità privata a quella pubblica. Non ha detto no alle opere: «La diga del porto, il terzo valico e il tunnel subportuale a Genova sono opere che vanno completate», ha spiegato. «E voglio trovare i finanziamenti per la ferrovia Genova- Ventimiglia». «Non siamo quelli no, siamo per le opere utili ai cittadini», gli ha fatto eco Giuseppe Conte.

IN CASO DI VITTORIA, Orlando ha annunciato che per prima cosa tornerà in visita alla casa-museo di Sandro Pertini a Stella (Savona), dove è stato il 14 ottobre. Ieri ha passato la giornata a Spezia, a casa dei genitori, e la sera ha cucinato per gli amici d’infanzia che ancora frequenta nei fine settimana quando torna in Liguria. A Genova nessuno azzarda previsioni, al di là delle propaganda di rito dei sostenitori dei due candidati. Domani alle 15 parte la maratona dello spoglio, e potrebbe durare fino a notte. Il risultato avrà forti ripercussioni nazionali. In caso di sconfitta, a destra si aprirà una resa dei conti che potrebbe incidere nel percorso della manovra