Tra autonomia e migranti non c’è pace per la destra di governo. O meglio: non c’è assoluzione dopo che ieri Papa Francesco ha praticamente scomunicato i governanti che respingono gli immigrati. E il giorno prima monsignor Francesco Savino, numero due della Cei, ha bollato l’autonomia di Calderoli come un «pericolo mortale» che trasformerebbe l’Italia in un far west.
UN’OFFENSIVA CHE, indubbiamente, complica la vita a Meloni e al suo governo. Con Salvini pronto a sparare bordate contro il Vaticano , mentre Tajani, che domenica era a Verona con gli scout e monsignor Zuppi, si mostra sempre più sensibile ai richiami che arrivano da Oltretevere, ed è pronto a frenare la strada dell’autonomia. Quanto alla premier, nonostante il gelo dei suoi colonnelli che difendono le politiche anti-migranti, il rapporto con Papa Francesco non è un problema facilmente derubricabile: a giugno il Papa è stato suo ospite al G7, e lei, «madre e cristiana», sa che non può permettersi un frontale col Vaticano.
SALVINI NON SI PONE questo problema, nonostante la sua abitudine a ostendere crocefissi a vangeli nei comizi: «I vescovi italiani (tutti?) sparano a zero contro l’Autonomia, approvata in Parlamento e riconosciuta in Costituzione. Non sono assolutamente d’accordo. Voi che ne pensate degli attacchi dei vescovi?», scrive su Facebook, lanciando una sorta di sondaggione. «Lettura fuorviante e fortemente di parte» quella della Cei secondo Luca Zaia.
Anche il segretario della Lega in Veneto Alberto Stefani spara a zero: «È inquietante che il vicepresidente della Cei intervenga a gamba tesa. Milioni di cattolici in Italia hanno votato a favore dei referendum autonomisti di Veneto e Lombardia. Credo che le Cei debba occuparsi di ben altro e voglio sperare che quella di Savino sia una posizione puramente personale». Ieri Meloni ha ricevuto il governatore della Calabria Occhiuto, di Fi, che le ha chiesto una moratoria: stop alle intese con le regioni anche su materie non Lep. «Dilaga il nervosismo della Lega per il successo delle firme contro l’autonomia», fa notare Marco Sarracino del Pd.
SUL TEMA MIGRANTI i rapporti Lega- Chiesa sono ancora più tesi: «La Cei dovrebbe dire ai fedeli quanti migranti intende ospitare in Vaticano. Non vogliamo credere che i vescovi possano essere influenzati in alcun modo dalla politica», l’avvertimento del salviniano Igor Iezzi. «Dietro a questo monito deve esserci necessariamente un piano per governare l’immigrazione, sul quale i vescovi sicuramente ci informeranno. Magati dicendo se intendono investire i soldi dell’8 per mille», gli fa eco la senatrice Minasi. «Incentivare l’immigrazione clandestina finanziando personaggi dei centri sociali è un atteggiamento che molti cattolici non condividono», la stoccata di Rossano Sasso.
DA FDI IL CAPOGRUPPO Foti e Augusta Montaruli prendono di mira la magistratura per il caso della mancata convalida della detenzione di alcuni immigrati nel nuovo centro di Porto Empedocle. Evitano di citare il Papa, ma ribadiscono la linea dura. «Indebita invasione di campo dei magistrati di Palermo», s’infuria Foti. E l’ex sottosegretaria: «Andiamo avanti, nonostante le ostruzioni. Il governo Meloni sta lavorando bene fermando gli arrivi incontrollati». «Mentre il governo rispetta la volontà popolare e vara norme per contrastare l’immigrazione illegale di massa, una parte della magistratura ideologizzata disapplica le norme e fa di tutto per favorire l’immigrazione illegale», aggiunge il senatore Sandro Sisler.
Sullo ius scholae, cavallo di battaglia estivo di Tajani, è in arrivo l’emendamento di Azione al ddl sicurezza (al voto già dal 10 settembre in aula alla Camera) che fotografa la proposta di Fi: cittadinanza dopo un ciclo scolastico di 10 anni. «Se Forza Italia avrà la forza di essere coerente con la sua campagna estiva ne darà prova accogliendo il nostro emendamento», spiega Osvaldo Napoli. «Basta rumore, vediamo chi ci sta», la sfida di Calenda