Iniziata in Spagna da un paio di giorni la campagna elettorale per le elezioni del 23 luglio, i sondaggi continuano a dare come più probabile la vittoria del Partido Popular e la formazione di un governo di coalizione tra Pp e Vox. Però qualcosa si starebbe muovendo nelle ultime due settimane, lentamente ma con una tendenza che sembra rafforzarsi con il passare dei giorni: il Psoe avanza e accorcia le distanze con il Pp e lo fa senza intaccare la percentuale di voti di Sumar, in lizza con Vox per il terzo posto. Il che vuol dire che l’elettorato di sinistra comincia a mobilitarsi, facendo recuperare terreno al blocco progressista. Anche perché se qualcuno nutrisse dubbi sulla pericolosità di un eventuale governo spagnolo frutto di un’alleanza tra popolari ed estrema destra, gli basterebbe scorrere le pagine del programma elettorale di Vox per coglierne la portata reazionaria.
Mentre la strategia di campagna di Sumar è improntata a confutare il ritorno del bipartitismo classico, che molti di quelli che contano vorrebbero consacrato in una futura grande coalizione; il candidato presidente Pedro Sánchez sceglie di andare all’attacco dei media che sostengono apertamente il blocco reazionario. Per ribaltarne la narrazione, si lascia intervistare da quelle televisioni che nel corso della legislatura si sono sempre scagliate contro l’operato del suo governo. E dimostra che la partita è ancora aperta e l’esito tutt’altro che scontato. A sostenerlo in questo inizio di campagna, c’è, attivissimo nelle manifestazioni e nei plateau televisivi, il suo predecessore José Luis Rodríguez Zapatero.
Da tempo le sinistre spagnole allertano contro il pericolo di un governo ultra conservatore quale sarebbe quello nato dall’alleanza tra Partido Popular e Vox. Lo si è visto nelle intese raggiunte tra i due partiti successivamente alle elezioni regionali e municipali dello scorso 28 maggio: negli oltre 100 accordi siglati nei municipi e in quello di governo delle tre Comunità Autonome in mano alle destre, il programma ha assunto la dottrina e le proposte di Vox, tanto da creare un certo clamore, subito silenziato, all’interno dello stesso Pp.
Colpisce, in particolare, la censura che in molte località della Spagna governate da Pp e Vox, si sta attuando nei confronti di eventi culturali. È stata così proibita un’opera di Virginia Woolf sull’omosessualità, è stato censurato l’ultimo film di animazione di Buzz Lightyear per il bacio tra due donne, è stata cancellata un’opera teatrale in omaggio a un maestro repubblicano, è stata contestata un’opera di teatro di Lope de Vega.
Nel suo programma, Vox promette interventi duri contro l’immigrazione come il «blocco navale» per fermare gli sbarchi, e aggiorna alcuni dei postulati già presenti fin dal suo inizio, adattandoli alle nuove leggi approvate nel corso della legislatura, con la ferma volontà di derogarle: è il caso delle leggi sull’aborto, l’eutanasia, le persone trans e i diritti lgtbi+, la violenza di genere, il cambio climatico, la Memoria democratica. Vox propone di rendere illegali partiti e associazioni indipendentisti, di reintrodurre i reati di referendum illegale, di sedizione, tradimento e malversazione di risorse pubbliche. Autoritaria sul piano dei diritti di cittadinanza, l’estrema destra spagnola è liberista su quello economico, perciò propone di abbassare le imposte sui redditi alti e i grandi patrimoni, con una riduzione drastica della progressività.
Per quanto riguarda le Comunità autonome, che all’inizio voleva sopprimere, Vox propone ora di svuotarle di tutte le loro competenze. Altro tema rilevante nel suo programma è quello relativo all’istruzione, dove Vox si propone di mettere fine «all’indottrinamento ideologico» e, in nome della libertà di scelta dei genitori, vuole assicurare l’insegnamento in castigliano e sostenere i centri che dividono gli alunni per sesso