IL LIMITE IGNOTO. Egitto, Emirati, Corea del Sud e oltre. Il terremoto diplomatico degli alleati sorvegliati speciali s’allarga. E la Casa bianca tace. Il caso dei missili "occulti" prodotti di nascosto da Al-Sisi per Mosca nei nuovi file. E Parigi rettifica Macron: «La Cina resta rivale sistemica»
Una riunione in collegamento dal Pentagono con l'Ukraine Defense Contact Group - Ap
Doveva essere solo un piccolo incidente e si sta trasformando in un terremoto diplomatico. La fuga di notizie segrete dell’intelligence americana che è stata resa nota al grande pubblico dal New York Times la settimana scorsa ora mette in serio imbarazzo il Pentagono. Il quale promette punizioni esemplari e tenta di sminuire.
I VERTICI DELLA CASA BIANCA al momento si guardano bene dal commentare, anche perché si esporrebbero alla domanda fatidica che aleggia sulle prime pagine di tutti i media internazionali: perché gli Usa spiano gli alleati? O meglio, si sa che i servizi segreti sono inviati dai governi anche nel territorio dei Paesi amici ma trovarsi di fronte all’evidenza è diverso; in questo campo vale il detto «alcune cose si fanno ma non si dicono». Soprattutto se poi si è costretti anche a commentare giudizi molto duri sugli alleati in questione. Insomma, meglio tacere e aspettare che scemi l’attenzione. Il che dipenderà molto dai nuovi file che verranno pubblicati.
I CASI PIÙ ECLATANTI al momento sono 5, prescindendo dall’Ucraina. Partiamo dall’Egitto, che secondo un lungo articolo pubblicato dal Washington Post, avrebbe tramato per fornire armamenti alla Russia nel contesto della guerra contro l’Ucraina. Il presidente Al-Sisi stesso avrebbe ordinato, secondo quanto hanno potuto verificare in un documento datato 17 febbraio che riassume presunte conversazioni tra Sisi e alti funzionari militari egiziani, di mantenere segreta la produzione «per evitare problemi con l’Occidente». Nell’immagine si legge anche una cifra, 40 mila razzi, e si parla inoltre di munizioni e polvere da sparo.
«L’EGITTO È uno dei nostri più antichi alleati in Medio Oriente» ha dichiarato il senatore Chris Murphy, membro delle commissioni Esteri e Stanziamenti del Senato Usa, al Wp. «Se è vero che Al-Sisi sta costruendo segretamente missili per la Russia che potrebbero essere usati in Ucraina, dobbiamo fare un serio esame di coscienza sullo stato delle nostre relazioni». Anche queste indiscrezioni sul Cairo, come le prime riguardanti l’Ucraina, sono apparse sotto forma di immagini su Discord, una piattaforma di gioco on-line.
MA L’EGITTO NON È l’unico sorvegliato speciale nella regione. Su Israele sono uscite alcune informative riguardanti presunte manovre del Mossad per fomentare le rivolte contro la discussa riforma della giustizia voluta dal premier Netanyahu. In realtà, nel momento di massima intensità delle manifestazioni, era già risaputo che una parte dell’esercito fosse in disaccordo con la nuova norma e resta da capire se il leak sia una semplice raccolta di notizie o contenga informazioni più scottanti.
GLI EMIRATI ARABI invece sarebbero coinvolti in modo attivo con l’intelligence di Mosca. Secondo quanto apparso su internet con i timbri degli 007 statunitensi, Dubai avrebbe preso contatti «ad alti livelli» con la Russia, forse anche in virtù delle decine di oligarchi russi trasferitisi nel Golfo dopo l’invasione dell’Ucraina.
E POI C’È LA COREA DEL SUD. Lo scorso autunno si era parlato per qualche tempo di una presunta «triangolazione» tra Seul e Praga per far arrivare armamenti all’Ucraina. Poi, a inizio 2023, siamo venuti a sapere che gli Usa hanno requisito interi lotti di munizioni da 155 mm per fornirli a Kiev e ora i documenti trapelati rivelano alcune intercettazioni della Cia ai funzionari sudcoreani e palesano pressioni al piccolo Paese asiatico.
INTANTO, DA PARIGI, fonti interne all’Eliseo hanno cercato di placare le polemiche sull’intervento del presidente Macron sull’Europa che dovrebbe premunirsi dal diventare un «vassallo degli Usa» e tenere una posizione di «equidistanza» tra Pechino e Washington. Ieri, come riporta l’Ansa, si è ribadito che «gli Stati uniti sono i nostri alleati, condividiamo valori comuni» e la Cina resta «al tempo stesso partner, concorrente e rivale sistemico»