Sinistra. Oggi il sistema politico italiano è articolato sostanzialmente su tre poli, Centro-Destra, Pd e M5S, con quest’ultimo in evidente declino e la domanda di cambiamento, in particolar modo tra i giovani e nel Mezzogiorno, si è riversata in gran parte nell’astensionismo
Perché il consenso alle forze di sinistra è stato sempre così modesto? È possibile ipotizzare una presenza di sinistra autonoma culturalmente e politicamente non subalterna al Pd e non minoritaria, di pura testimonianza? Il Pd è l’unico destino per la sinistra? Noi pensiamo di no. Il Pd è un ostacolo di natura politica, sociale e ideologica, per non dire geopolitica per la sua rinascita. Diremmo di più: il veicolo privilegiato per l’affermazione dell’ideologia neoliberale, della fedeltà stretta al ruolo aggressivo della Nato, a cui guarda l’establishment per garantire stabilità e continuità nell’attuazione delle politiche della Ue.
Loris Caruso sul manifesto del 28/10/21, così conclude il suo articolo: “Forse, sarebbe più efficace realizzare un progetto politico innovativo rivolto a una parte del vasto astensionismo popolare, all’elettorato deluso da Pd e M5S che in questo momento non ha casa”.
Un’altra casa. Ma quale? Il voto al Pd non rappresenta più il voto operaio e popolare, ma quello dei pensionati e del ceto medio urbano, relativamente benestante, moderato e in cerca di stabilità. L’errore delle formazioni neocomuniste è sempre stato, però, anche quello di puntare sull’identità ideologica, mettendo «al primo posto le proprie bandiere, le proprie ragioni, la propria identità» (Norma Rangeri).
Quale strategia politica, allora, che non sia né minoritaria, né subalterna al Pd?
Certamente non guardando strategicamente all’elettorato del Pd e non facendo del Pd l’asse intorno a cui ruotare, in chiave progressista, antifascista, antiberlusconiana. E servirebbe anche una severa disamina della crisi del sindacalismo confederale, ancorato da anni su una gestione difensiva e corporativa del conflitto sociale a protezione delle vecchie roccaforti, sempre più fragili, del suo passato insediamento fordista. Non sarà un caso che gli operai al nord votino in prevalenza la Lega e che i giovani precari, insieme alle partite Iva, siano stati tra i referenti sociali del consenso ai 5S.
Oggi il sistema politico italiano è articolato sostanzialmente su tre poli, Centro-Destra, Pd e M5S, con quest’ultimo in evidente declino e la domanda di cambiamento, in particolar modo tra i giovani e nel Mezzogiorno, si è riversata in gran parte nell’astensionismo.
Con la crisi del Conte2 e l’avvento del governo, il M5S si trova ora coinvolto in una alleanza di governo innaturale dove rischia il definitivo assorbimento in un’orbita moderata egemonizzata dal Pd.
Il Pd ha oggi una funzione di ‘equilibratore di sistema’ e intorno ad esso si provano a disegnare nuovi assetti di governo che tengano insieme il Pd con Forza Italia, con l’area centrista e magari con la parte governativa della Lega di Giorgetti.
Ma questa operazione potrà avere successo solo se sarà completata l’opera di distruzione/assorbimento del M5S nell’orbita neo-centrista del Pd. Oggi l’ingresso del M5S in questo progetto di governabilità sarebbe una iattura da scongiurare, e segnerebbe la fine anche di ogni ambizione di introdurre nel sistema politico italiano quelle istanze di cambiamento che avevano trovato rappresentanza nel M5S e non nella sinistra “radicale”, a differenza di quanto avvenuto in altri paesi europei.
Se la sinistra vuole rinascere, dovrebbe innanzitutto ostacolare tale progetto e assumere l’interlocuzione ravvicinata privilegiata con i 5S e l’area dei delusi del Movimento, fino ad ipotizzare con esso alleanze elettorali, valorizzando alcuni contenuti tradizionali di quel Movimento, che sono stati alla base del consenso ricevuto: come il salario minimo; reddito di cittadinanza ancorato a politiche pubbliche del lavoro; transizione ecologica; precariato giovanile e partite Iva; beni comuni; separare le banche d’affari da quelle d’investimento; una Banca pubblica per una politica di riconversione dell’economia.
E soprattutto si proponga come promotore di un “Partito del Sud”, portatore di una rinnovata visione unitaria neo-risorgimentale del paese, alternativo al “Partito trasversale del Nord”, egemonizzato dagli interessi antimeridionali e neo-coloniali del blocco industriale padano. Sono solo esempi. Importante è non lasciare isolato il M5S, impedire un suo riassorbimento moderato, fiancheggiarlo dialetticamente da sinistra rivitalizzando alcune loro battaglie in nome e insieme a quel popolo deluso di sinistra e del M5S, che spesso coincidono. Si può lavorare all’aggregazione di un “Polo di sinistra” che si proponga con ambizione un simile tentativo e obiettivo? Poi di alleanze, tattiche, col Pd, si potrà anche discutere.