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La Mobilitazione. Otto ore giovedì 16 contro una manovra «insufficiente nonostante ci siano risorse disponibili». L’ultimo nel 2014 sempre senza la Cisl. Dopo il Direttivo di Landini venerdì, ieri l’Esecutivo di Bombardieri si accoda «per cambiare la legge di bilancio a favore di lavoratori, pensionati, giovani e donne»

Sciopero generale di otto ore giovedì 16 dicembre con manifestazione nazionale a Roma e in altre quattro città. Cgil e Uil hanno deciso la massima forma di mobilitazione per protestare contro una legge di bilancio che taglia le tasse più ai ricchi che a lavoratori e pensionati.

Dopo il Direttivo della Cgil di venerdì che aveva all’unanimità proposto lo sciopero, ieri sera anche l’Esecutivo della Uil ha espresso la stessa posizione con le due confederazioni che hanno già deciso insieme le modalità. Oggi la decisione sarà spiegata da Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri in una conferenza stampa, mentre il segretario Uil ieri ha anticipato con un tweet lo spirito della scelta:«Le battaglie si possono anche perdere ma nessuno ci perdonerà per non averle fatte fino in fondo». Se la decisione era nell’aria, la scelta dell’intera giornata non era per niente scontata.

«PUR APPREZZANDO lo sforzo e l’impegno del premier Draghi e del suo esecutivo – scrivono in una nota comune Landini e Bombardieri – la manovra è stata considerata insoddisfacente in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito – concludono Landini e Bombardieri – una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile».

L’ultima volta di uno sciopero generale di otto ore fu nel 2014 contro il Jobs act di Renzi che cancellava l’articolo 18 e creava l’apartheid nei diritti nel lavoro. Anche in quel caso fu uno sciopero Cgil e Uil (segretari Camusso e Barbagallo) senza la Cisl: il 12 dicembre 2014.

SETTE ANNI DOPO la mobilitazione arriva dopo un tira e molla con il governo Draghi dopo l’accordo nella maggioranza sull’utilizzo degli 8 miliardi di bonus fiscale (7 all’Irpef con riduzione da 5 a 4 scaglioni e «vantaggi per tutti» e 1 all’Irap per le imprese) conclusosi con la promessa non mantenuta dal presidente del consiglio di aumentare le detrazioni sotto i 30 mila euro, azzerandole per chi ha più di 70 mila euro. Il «no» della destra e di Italia viva è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Cgil e Uil, finora abbastanza capiente da digerire le comunicazioni senza discussione del governo e l’accondiscendenza della Cisl di Luigi Sbarra che si è detto soddisfatto del solo miliardo e mezzo di decontribuzione una tantum per il 2022 promesso da Draghi.

Senza dimenticare che l’emendamento del governo non è ancora stato depositato anche perché le modalità della decontribuzione e il valore delle detrazioni sulle varie fasce di reddito non sono ancora state decise definitivamente.

La mobilitazione unitaria decisa tre settimane fa nell’incontro Sbarra, Landini, Bombardieri è ancora in corso nei territori. Ma già i metalmeccanici di Fiom (inizialmente accusata a torto di «fuga in avanti» per le 8 ore decise dal Comitato centrale del 28 ottobre) e Uilm avevano deciso scioperi generali «separati», ultimo dei quali quello tenuto ieri in Leonardo con manifestazione molto partecipata sotto la sede centrale di piazza Montegrappa a Roma. Gli scioperi metalmeccanici già programmati – per esempio in Emilia Romagna venerdì 10 – «confluiranno nella protesta del 16».

La recrudescenza della pandemia ha poi portato Landini e Bombardieri a decidere di «esonerare il settore della sanità pubblica e provata comprese le Rsa a fini di salvaguardare il diritto prioritario alla salute».

Proprio il precedente del 2014, che non scalfì l’unità confederale ricostruita faticosamente dopo gli accordi separati del 2008 e l’era Marchionne, porta Cgil e Uil a non definire quella con la Cisl una «spaccatura» ma una semplice «divisioni ma di sensibilità e valutazioni diverse», stessa espressione scelta da Luigi Sbarra due giorni fa nel spiegare il giudizio diverso sugli ultimi sviluppi sulla legge di bilancio.

Oggi si riunirà la segreteria Cisl, ieri bocche cucite dalla confederazione di via Po che rinvia la risposta al termine della riunione del parlamentino Cisl.

LE CRITICHE DI CGIL E UIL riguardano naturalmente anche il capitolo pensioni. I sindcati sono ancora in attesa di una convocazione sia per migliorare le poche risorse – 611 milioni – in questa manovra che per l’apertura del confronto sulla modifica strutturale della Fornero che doveva partire a «inizio dicembre». L’ennesima promessa non mantenuta di un governo che pende a destra.

Nessun commento da Dragh, fonti di palazzo Chigi limitano a dichiarare che «la manovra è fortemente espansiva e il governo ha sostenuto lavoratori pensionati e famiglie con fatti, provvedimenti e significative risorse».

«Scelta giusta e coraggiosa», commenta subito il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. «Benvenuto sciopero generale!», brinda Rifondazione comunista.