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Il leader Cgil: agli Stati generali con le nostre proposte. "Possibile scaglionare le ferie, l’importante è evitare la cassa integrazione"

 Operaia al lavoro in tempi di Covid (ImagoE)
Operaia al lavoro in tempi di Covid (ImagoE)

Roma, 12 giugno 2020 - La parola che più usa? "Investimenti, investimenti, investimenti". Lo spirito con cui va agli Stati generali? "Ascolteremo le proposte del governo, ma ci andremo con una nostra agenda". Come vede il ricorso al Mes? "Tutte le risorse europee devono essere utilizzate, comprese quelle del Mes. È un’occasione storica". Come ritiene si possa ridurre l’orario di lavoro a parità di salario per fare più occupazione? "In parte recuperando efficienza e produttività con un uso più intenso degli impianti e una maggiore apertura degli uffici, in parte con la detassazione degli aumenti contrattuali". Reputa utile tenere le fabbriche aperte anche ad agosto? "Si può discutere, anche di scaglionare le ferie. Ma oggi è prioritario che anche dopo agosto ci sia il lavoro e non la cassa integrazione".

È un Maurizio Landini che mette al bando la polemica (anche con il neo-presidente di Confindustria, Carlo Bonomi) e punta al concreto delle cose da fare e dei risultati possibili. "Il messaggio – avvisa il leader della Cgil – è quello di investire nella mediazione sociale, nella contrattazione collettiva. Non è certo il momento di aprire fasi conflittuali, ma di investire sul lavoro e sulla qualità del lavoro".

Che cosa vi aspettate dal governo durante l’appuntamento di Villa Pamphilij?
"Aspettiamo ancora la convocazione, per la verità. Di certo, talune proposte le abbiamo già avanzate. Per l’immediato abbiamo chiesto vengano pagate tutte le casse integrazioni e che si prolunghi fino a fine anno il blocco dei licenziamenti, con l’allungamento del ricorso agli ammortizzatori sociali. Chiediamo anche che si avviino i lavori necessari perché tutte le scuole da settembre possano riaprire".

E oltre l’emergenza, quale è la vostra agenda?
"Serve una riforma fiscale che abbia al centro la riduzione dei carichi per lavoratori e pensionati e una lotta vera all’evasione e al lavoro nero. Servono investimenti pubblici e anche privati in infrastrutture materiali e immateriali, nella sanità, nell’istruzione, nella formazione, in un nuovo modello ambientale. Occorre una revisione del sistema degli ammortizzatori sociali e una rimodulazione degli orari. Si deve andare verso un nuovo intervento pubblico a sostegno di nuove strategie di impresa, a partire dalle vertenze aperte, Alitalia, settore acciaio, Tim, Open Fiber, banda larga e per un nuovo piano della mobilità".

Con quali risorse? Quelle europee, compreso il Mes?
"Il presupposto delle nostre proposte è che tutte le risorse europee a disposizione debbano essere utilizzate perché un’occasione di questo genere non ci ricapita. Facciamo riferimento al Sure per nuovi ammortizzatori universali. Facciamo riferimento anche al Mes perché è sotto gli occhi di tutti che abbiamo bisogno di investire parecchio nella sanità pubblica dopo i tagli di questi anni. E se possiamo chiedere prestiti senza nessuna condizionalità, non si capirebbe perché non farlo".

Propone una rimodulazione dell’orario di lavoro a parità di salario. Come evitare una ricaduta sui costi delle imprese?
"Quello che è successo in queste settimane, anche con l’esplosione del lavoro da casa, pone una questione rilevantissima di rimodulazione e di gestione del tempo di lavoro, anche rispetto alla formazione. Sono consapevole che parlare di riduzione dell’orario significa parlare di un maggiore utilizzo degli impianti (anche 6 giorni su 6) o di più ampie aperture degli uffici: la maggiore efficienza e produttività possono essere utilizzate allo scopo e per ampliare l’occupazione e ridurre così gli orari di lavoro individuali".

Anche la detassazione può essere uno strumento utile?
"Anche. Quest’anno scadono tutti i rinnovi dei contratti nazionali per 10 milioni di persone. Chiediamo al governo di detassare gli aumenti contrattuali. Per aumentare i consumi e far costare meno alle imprese questa operazione".

Gli investimenti richiedono anche regole semplificate: ma la burocrazia italiana rema contro. Come se ne esce?
"Siamo disponibili a semplificare per ridurre i tempi, ma nei cantieri vanno rispettate le regole contrattuali e della sicurezza, non ci può essere nessuna liberalizzazione dei sub-appalti e vanno tenute ferme le barriere anti-corruzione e anti infiltrazioni mafiose".

Un’ultima nota: come giudica il nuovo statalismo in economia?
"Anche un nuovo intervento pubblico nell’economia è un argomento di cui discutere perché senza non si va da nessuna parte. Eni, Enel, Poste, Fincantieri, Leonardo, ad esempio, sono aziende con rilevante presenza pubblica che vanno bene. Il problema non è pubblico o privato. A prescindere. E’ un modo vecchio di guardare le cose e un po’ ideologico. Il problema è quello che si fa".