da RavennaeDintorni.it
Un’alternativa di sinistra al Pd: prove generali per l’Alleanza popolare
Manzoli, consigliere di Ravenna in Comune, alla vigilia della presentazione pubblica del progetto lanciato a Roma da Anna Falcone e Tomaso Montanari
Il 30 settembre alla sala D’Attorre di Ravenna alle 15.30 è convocata la prima riunione di presentazione (aperta a tutti) dell’Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza, ossia, si legge nel volantino, «un percorso partecipato fra cittadini, forze civiche e soggetti politici in adesione all’appello lanciato il 18 giugno al teatro Brancaccio da Anna Falcone e Tomaso Montanari per costruire sui territori una politica dal basso». Punti di riferimento, la Costituzione, temi sul tavolo: ambiente, lavoro e povertà. Nessun nome, nessun ordine dei lavori.
Ma ad aprire il pomeriggio ravennate sarà Massimo Manzoli, ingegnere, attivo nell’associazionismo per la lotta alla mafia, consigliere comunale con Ravenna in Comune, lista nata dall’unione di numerose forze a sinistra del Pd che candidò Raffaella Sutter a sindaco (Manzoli le è subentrato lo scorso giugno a palazzo Merlato come consigliere). Da lui quindi cerchiamo di capire di più di questa nuova realtà di sinistra che sta cercando di nascere.
Che cosa è Alleanza popolare? Un nuovo soggetto nato per unire la sinistra che finirà per dividerla ulteriormente?
«Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza è l’idea di una grande coalizione civica che possa unire (e non dividere) le varie anime della sinistra a tutte quelle realtà civiche che vivono nel nostro Paese. Il punto di partenza, se vogliamo, è il più semplice: attuare quanto scritto nella Costituzione e da lì ripartire per affrontare varie tematiche, anche quelle che difficilmente entrano nella discussione politica attuale».
Chi aderisce a questa Alleanza allo stato attuale?
«L’idea di Falcone e Montanari nasce come un tentativo nuovo di intendere la politica. Entrambi hanno più volte chiarito che l’obiettivo non è creare una lista elettorale, ma tentare di riunire tutte quelle voci che non trovano più rappresentanza nei vari partiti o movimenti a sinistra. E da questa base nasce anche a Ravenna la giornata del 30. Sarà la prima chiamata pubblica per ragionare di questa idea di politica. A livello nazionale è stata data ampia importanza alla rete delle città in Comune, cioè la rete di liste civiche di sinistra sorte in tutta Italia nell’ultimo anno. È una rete di cui RiC fa parte fin dall’inizio. Ma come noi ci sono altre realtà civiche, come quella faentina, che sono attive nell’organizzazione dell’incontro, che avrà un respiro provinciale».
Ma c’è l’idea di costruire qualcosa in vista delle elezioni del 2018? O quando tutte queste realtà andranno al voto politico saranno in ordine sparso?
«È una domanda che andrebbe fatta a ogni referente provinciale di ogni partito. Io seguo quello che accade a livello nazionale, e mi occupo della mia realtà comunale. Non ho mai avuto tessere di partito quindi difficilmente posso dare un parere sulle logiche che si creano all’interno in vista delle elezioni. Ovviamente non mi dispiacerebbe che questo progetto potesse avere una rappresentanza parlamentare nell’immediato futuro. Da “civico” trovo sia un bel tentativo e che sia giusto provarci. Tra qualche mese si tireranno le somme».
Cosa ci dovrebbe essere questa volta di diverso rispetto agli altri tentativi (fallimentari) di unire la sinistra?
«A mio avviso, la vera differenza è la non esasperata necessita di costruire nell’immediato una lista elettorale. Se il primo obiettivo fosse stato quello non sarei qui, quando il primo obiettivo diventerà quello probabilmente farò un passo indietro dedicandomi “solo” al mio comune. Ma sono convinto che per creare qualcosa di nuovo, che sia diverso dal passato, perché sappiamo tutti che quelle esperienze non hanno funzionato, potrebbe servire tempo. Poi se ci sarà l’occasione di presentarsi alle elezioni con un movimento orizzontale, il più ampio possibile, ben venga».
Si tratta di un movimento che si presenta come alternativo al Pd. Ma c’è uno spazio concreto per una sinistra senza i dem? O si rischia di restare mera testimonianza?
«Se non fossimo convinti che c’è lo spazio, anzi, che è necessario uno spazio alternativo e a sinistra del Pd, non staremmo mettendo in campo questa iniziativa. La dimostrazione è evidente anche nei pochissimi mesi in cui sono in consiglio a ravenna. Ci sono temi, legati al lavoro, che solo una lista a sinistra e alternativa al Pd ha sollevato e sostenuto. Parlo, ma sono solo due esempi, della situazione dei dipendenti Euro&Promos e della vertenza Ferrari».
Ma perché secondo lei in Italia non si è riusciti a fare un’operazione alla Corbyn? In Gran Bretagna molti giovani si sono iscritti allo storico partito dei Labour per poi eleggere un leader di sinistra…
«È un’ottima domanda, molto complessa. Siamo in un periodo in cui la politica non è attrattiva, da anni c’è una totale disaffezione alla politica e ai partiti. Non serve ricordare le percentuali andate al voto alle ultime regionali. In questo contesto è molto più probabile che le persone fuggano e si allontino invece che avvicinarsi per cambiare le cose. E la fuga dal Pd degli ultimi 4-5 anni ne è un esempio».
Andrà a sentire Pisapia, Bersani ed Errani a Ravenna? Le interessa il progetto?
«Se l’idea è quella di costruire un centro-sinistra, stringendo alleanze col Pd, come sembra dalle dichiarazioni nazionali recenti, direi proprio di no. Mi stupisce anche la domanda, visto che viene fatta a un consigliere di lista di sinistra alternativa al Pd. È semplice coerenza».
Dentro RiC perà c’è chi sta lavorando a questo progetto…
«Ravenna In Comune per la pluralità di partiti e movimenti che tiene dentro è una realtà rara in Italia. Ci sono partiti con sensibilità molto vicini al Pd a livello nazionale che, però, hanno iniziato questo progetto con tutti noi. Non è né un segreto né una provocazione. E credo di avere e aver avuto con loro un rapporto sempre molto schietto e trasparente. In entrambe le direzioni intendo».