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Trento e Bolzano sono ancora in Italia?
Ovvero
Quando i risultati non piacciono la stampa filorenziana semplicemente li occulta!

Vi propongo un po’ di risultati a confronto, tirate voi le conclusioni. 
Bolzano:
Nel 2010 il centrosinistra (Pd + SVP+ Rif. Com + Sel + altri) elegge il sindaco Spagnolli al I turno con il 52,7%
Nel 2015
(Domenica scorsa) con il Pd insieme a SVP e una lista civica pro sindaco, lo stesso Spagnolli prende il 41, 58% e va al ballottaggio.
Ha perduto -11,12% e -7833 voti

Il Pd ha preso il 16,95 % e, sommando i voti delle 2 liste civiche alleate, il 25,61% (affluenza a Bolzano 57,78)
Alle Europee 2014 quelle sbandierate da Renzi con il 40,8 % (affluenza a Bolzano 58,1) il Pd aveva ottenuto il 35,7%
Ha perso la bellezza del -10,09% e -5708 voti.

La sinistra non è da meno: Verdi + Sel + A sinistra ottengono il 10,45% (come nel 2010)
Alle europee 2014 sommando L’Altra Europa e Verdi avevano ottenuto il 12,00% -1,55% ( e perdono 727 voti).

Trento:
Nel 2009 il Pd (+ Patt+ Verdi+ altri) elegge il sindaco Andreatta al I turno: con il 64,42%
Nel 2015
(Domenica scorsa) il Pd (con lista civica + Patt (autonomisti) + Verdi e altr) conferma Andreatta al I turno con il 53,70%
Perde però il -10,72% e -7053 voti

Il Pd prende il 29,58%, e sommando i voti della lista civica alleata, il 41,66% (affluenza a Trento 54,74)
Alle Europee 2014 quelle sbandierate da Renzi con il 40,8 % (affluenza a Trento 56,9) il Pd aveva ottenuto il 49,1%
Ha perso la bellezza del -7,44% e -5527 voti.

La sinistra: L’Altra Trento ottiene il 4,67% (i verdi sono alleati con il Pd e ottengono il 2,86%)
Alle europee 2014 sommando L’Altra Europa e Verdi avevano ottenuto il 8,00% Pur divisi ora perdono qualcosina ( e perdono 548 voti).

Certo il dato clamoroso è il crollo di Forza Italia e il successo della Lega, ma si può dire che il Pd ha vinto o confermato il risultato delle Europee? Quello che avrebbe legittimato il Renzi pigliatutto?
Forse no. Allora i giornaloni fanno sparire i numeri e fra poche ore anche la notizia.

Uno a cui piacciono i numeri  (S.E. & O.)
A. M.

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Alberto Bellini assessore all'ambiente nel Comune di Forlì, scrive una lettera aperta al Segretario del Pd Paolo Calvano

Lettera aperta al segretario Paolo Calvano,
la modifica dello statuto di Hera è un tema che può segnare una nuova stagione per la politica regionale. Ripongo grande fiducia nella nuova segreteria e mi aspetto che dimostri con i fatti l'attenzione a temi così sensibili.
In nessuna sede istituzionale o politica si è discusso di questo tema. Un tema rilevante, perché il futuro dei servizi pubblici locali riguarda direttamente tutti i cittadini italiani, che nel 2011 hanno dimostrato - partecipando al referendum - di privilegiare una gestione dei servizi idrico e rifiuti orientata alla qualità e non al profitto.
Anche i sindacati, cui va riconosciuto il merito di aver acceso i riflettori su questo tema, hanno abbandonato il fronte e hanno accettato le soluzioni proposte dal Sindaco di Imola. Si accetta, malvolentieri, l'idea che la partecipazione dei soci pubblici in Hera possa scendere al 38%. L'accordo è basato su generici impegni non vincolanti, non pubblici e definiti in atti successivi.
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E' questo il titolo di un convegno svolto lo scorso 16 aprile alla Camera del Lavoro di Bologna (di cui verrà pubblicata la relazione introduttiva), di seguito alcune considerazioni.

Il posizionamento della Cgil dell'Emilia Romagna su questa vicenda è importantissimo, e non pare una posizione momentanea. Il segretario regionale della Cgil ha affermato “apriamo una vertenza rispetto alle scelte della proprietà pubblica, lo sciopero infatti è un punto di partenza, non di arrivo”. Una dichiarazione forte, che precisa la posizione espressa dalla Cgil nazionale su altre vicende analoghe. Purtuttavia, questo sarà sufficiente a fermare la tendenza alla privatizzazione? Forse non basta, e servono alcuni approfondimenti.
Se il punto di vista che si vuole far prevalere è la corretta gestione dei beni comuni, a partire dall'acqua pubblica, bisogna riconoscere che la strategia d'impresa di Hera, come quella di tante altre multiutility, è già privatistica. Questo non perchè una Spa - anche a maggioranza pubblica - è alla ricerca di un profitto da distribuire agli azionisti, ma perchè la visione, la filosofia di gestione dei servizi pubblici locali (acqua, energia, rifiuti, risorse del territorio) è privatistica.
Un esempio (che qualcuno fece notare all'epoca) nella relazione al primo bilancio presentato da Hera Spa si leggeva questo concetto: “l'anno passato è stato molto positivo, l'inverno è stato molto freddo, e abbiamo venduto molto gas, l'estate molto caldo e abbiamo venduto molta acqua, il bilancio è stato molto postivo”.
E' naturale che per un'azienda privata, che deve vendere merci, sia positivo venderne molte. Non è invece naturale che la gestione di servizi pubblici locali risponda unicamente alla logica del mercato. Il risultato positivo per la gestione di questi servizi (che siano considerati tutti “beni comuni” o meno non è fondamentale) non dovrebbe essere solo economico, ma soprattutto dovrebbe essere quello di ridurre al massimo i consumi, di ridurre gli impatti ambientali sul territorio, di aumentare l'efficienza e l'uso razionale di tutte le risorse, di aumentare la “sostenibilità”.
Non è quello che fa Hera (nonostante tenti di darsi una immagine “green”, con un po' di propaganda, i “bilanci sociali”, ecc.), anzi fa il contrario. Oltre alle diverse criticità evidenziate nella gestione del servizio idrico e sulle tariffe, possiamo aggiungere qualcosa sugli altri servizi.
Hera possiede il 20% di azioni nel progetto di centrale a carbone di Saline Joniche (progetto

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La crisi che stiamo attraversando ha smascherato l’aridità sostanziale della società in cui stiamo vivendo. La parola benessere ha sostituito la parola solidarietà, e nella frustrazione di non poter più raggiungere quel “benessere” fasullo e luccicante, gli esseri umani si accusano uno con l’altro: è la guerra dell’italiano contro i migranti, del lavoratore di ruolo contro i precari, dell’occupato contro i disoccupati.
E in questo quadro di odio sociale è guerra di chi ha dei diritti verso quelli che non ne hanno, e nascondono questa cattiveria da miseri ammantandola di nobili motivi religiosi. Eppure la religione e in particolare il cattolicesimo, chiede la conversione del cuore ai credenti, predica la compassione e l’accoglienza, non la discriminazione e il rifiuto.
Le sentinelle in piedi rispolverano un’idea di fede che si rifà alla cultura della caccia alle streghe, alla cultura del più becero integralismo.
Questa cultura è in antitesi alla cultura della tolleranza che è la matrice di tutte le società europee e sottende all’idea pacifista che è alla base dell’Europa, questa cultura fomenta l’odio, questa cultura dimentica la vergogna dello sterminio degli omosessuali nei lager nazisti.
Noi non vogliamo più triangoli rosa, vogliamo una società di cittadini che godono pienamente degli effetti dell’articolo 3 della nostra carta costituzionale.
La laicità dello stato in cui noi ci riconosciamo non è un’idea arida e materialista ma esprime la più pura spiritualità della tolleranza.

 

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Nel corso di un breve incontro svoltosi venerdì 3 aprile nella sala Bigari, a Palazzo Manfredi, è stata presentata la pubblicazione che raccoglie gli atti del convegno tenutosi il 23 novembre 2013 nel 40º della morte di Adriano Savini.
Promossa dall’Anpi, dai sindacati Cgil Cisl e Uil e dall’Amministrazione comunale, l’iniziativa si propose di ricordare quel tragico evento e il contesto nel quale avvenne. La sera del 7 luglio 1973 Adriano Salvini, un bracciante iscritto alla Cgil, fu brutalmente ucciso a calci e pugni da un noto picchiatore neofascista, già responsabile con altri di una lunga catena di violenze, di intimidazioni e di provocazioni. Erano quelli gli anni delle stragi nere e del terrorismo, dei tentati colpi di Stato, della volontà di destabilizzare l’assetto democratico per aprire la strada a soluzioni autoritarie di stampo fascista.
Le relazioni e le testimonianze presentate nel corso del convegno del 23 novembre del ’73, oltre alla mostra documentaria allestita nel Salone delle Bandiere, riproposero in termini inequivocabili come l’assassinio di Salvini e il ferimento di altre due persone fossero la diretta conseguenza di quel clima e di quel progetto eversivo. Ed evidenziarono la ferma risposta unitaria dei faentini e di tutte le forze politiche e sociali democratiche.
Obiettivo dell’iniziativa era dunque ricondurre la memoria ad una corretta interpretazione di quella tragica pagina della storia recente di Faenza e riaffermare che “in una società civile e democratica violenze simili non devono più ripetersi”. Ma era anche l’invito all’Amministrazione comunale di rimuovere la targhetta fissata a fianco del nome di Adriano Salvini sulla lapide posta sotto il loggiato in piazza del Popolo a ricordo delle vittime del fascismo. Essa, in effetti,

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La proposta avanzata dall'assemblea nazionale dei delegati della Fiom, di rilancio della "Coalizione sociale" di cui abbiamo dato notizia (Finalmente Landini ha confessato...) prevede una serie di iniziative di mobilitazione: 
L'Assemblea approva la proposta di iniziative di mobilitazione avanzata dalla Segreteria nazionale: 
- una settimana di mobilitazione a partire dal 19 marzo con un pacchetto di 4 ore di sciopero per realizzare iniziative territoriali in difesa dell'occupazione, dei diritti e del lavoro e assemblee; 
- di promuovere sull'insieme delle proposte definite una grande manifestazione nazionale per sabato 28 marzo 2015 a Roma;
- la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sugli appalti, a partire dalla giornata nazionale decisa dalla Cgil il prossimo 19 marzo; con il sostegno alla legge di iniziativa popolare sulla cancellazione del pareggio di bilancio in Costituzione. 
Inoltre la Fiom aderisce alla "giornata della memoria" per i morti di mafia promossa da Libera che si terrà a Bologna sabato 21 marzo 2015 e partecipa alla commemorazione del 70° della Liberazione e alla manifestazione nazionale promossa dall'Anpi il 25 aprile a Milano.    

A questa proposta stanno arrivando diverse adesioni, diamo notizia di quella di un gruppo di militanti di associazioni ambientaliste Coalizione sociale: Noi ci stiamo! invitando associazioni e singoli a discuterne e aderire, anche a livello locale.

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