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L’insofferenza per lo stato di diritto va oltre l’assalto alle toghe. Atti parlamentari provano il tentativo del governo di uscire dalle regole europee per continuare a deportare i migranti. Arriva il conto dell’hotel in Albania per gli agenti di guardia nei campi di detenzione

Check out Fino a 9 milioni per gli agenti stanziati oltre Adriatico. L’opposizione: «Spreco nazionale». Da domani beltempo a sud di Lampedusa. Occasione per il governo di riprendere le deportazioni

L'hotel Rafaelo resort a Shengjin L'hotel Rafaelo resort a Shengjin

A Shengjin l’hotspot è ancora vuoto ma, almeno, un paio di resort si sono riempiti. Dentro ci sono le forze di polizia italiane coinvolte nell’attuazione del protocollo Roma-Tirana per la detenzione oltre Adriatico dei richiedenti asilo. Tra l’Hotel Comfort e il Rafaelo Executive, alberghi a 4 e 5 stelle, c’è posto per 295 agenti. Le strutture appartengono alla Rafaelo Resort e dispongono di spiaggia privata, centro benessere, piscina e ristorante. Per il vitto è anche possibile, in via esclusiva, mangiare presso il Comfort Family. Al termine dei lavori di edificazione altri alloggi saranno ubicati nel Rafaelo Lake. In totale fanno 9 milioni di euro per una spesa «unitaria giornaliera onnicomprensiva di 80 euro».

NON POCO PER un paese con un costo della vita molto più basso rispetto all’Italia. La convenzione dura 12 mesi, ma non è chiaro se sia il risultato di un bando pubblico. Tutti i dettagli sono contenuti nei documenti del ministero dell’Interno, dipartimento della Pubblica sicurezza, visionati dall’agenzia LaPresse che ieri ha dato la notizia.

Sono cifre che si vanno ad aggiungere ai costi astronomici, tra 700 milioni e un miliardo di euro in cinque anni in base alle diverse stime, del progetto Albania. Progetto su cui la premier Meloni ha puntato tutto. I soldi, a giudicare dalla rivelazione, andranno versati in ogni caso, ma il Viminale fa trapelare che si tratta solo di massimali da verificare in base alle presenze effettive. Tra l’hotspot di Shengjin e i centri detentivi di Gjader, comunque, rischia di non essere recluso nessuno dal momento. Almeno il governo sembra non aver trovato vie d’uscita efficaci dal cul de sac sul tema dei paesi di origine sicuri. La classificazione – contestata dalla Corte di giustizia Ue e dai tribunali di Roma, Bologna e Catania – rappresenta il presupposto dello svolgimento dietro le sbarre dell’iter per la protezione internazionale.

«ALLE VIOLAZIONI dei diritti umani di un’operazione che la giustizia ha già bollato come illegittima si aggiunge l’enorme spreco di denaro», attacca la segretaria dem Elly Schlein. «Uno scandalo. Pur di non perdere la faccia sono disposti a continuare a perdere soldi degli italiani», dice Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera. «Altro che scenetta con la calcolatrice nel salotto televisivo di Bruno Vespa: Meloni ha sbagliato tutti i conti anche sui centri di detenzione per migranti d’oltre Adriatico», afferma il deputato e segretario di +Europa Riccardo Magi. Pure il leader di Italia Viva Matteo Renzi, distintosi dal resto dell’opposizione per l’idea che il problema non abbia a che fare con i diritti fondamentali ma sia solo di natura economica, ne approfitta per attaccare il governo: «Poliziotti e carabinieri servono in stazioni, periferie e strade italiane. Non nei resort albanesi al costo di milioni di euro».

Dalle parti della maggioranza nessuno commento la notizia, che ha riacceso le rivendicazioni del sindacato della polizia penitenziaria Uilpa. Il segretario Gennarino De Fazio denuncia la differenza di trattamento del corpo che rappresenta: «Per polizia resort, per penitenziaria container». Gli agenti della seconda, infatti, dormono nelle strutture prefabbricate

realizzate insieme al penitenziario (dove comunque non è passato nessun detenuto). La scorsa settimana c’era stato un botta e risposta tra De Fazio e il personale presente a Gjader che, con una lettera al ministero della Giustizia, si era dissociato sulle critiche sindacali relative alle condizioni di accoglienza nella missione d’oltre mare.

AL NETTO DELLE CRESCENTI spese economiche e delle immutate difficoltà giuridiche, comunque, il governo sembra intenzionato a perseverare. Indiscrezioni da diverse fonti suggeriscono che la nave della marina militare Libra sia pronta a tornare in azione a sud di Lampedusa. Mancano conferme ufficiali, ma da domani è prevista una finestra di beltempo, dopo giorni di venti forti e onde alte. Potrebbe essere l’occasione giusta per testare nuovamente la delocalizzazione dei richiedenti asilo. Magari con numeri più consistenti. La speranza che il discusso decreto legge sui paesi sicuri sia risolutivo, però, rischia di rimanere vana per Palazzo Chigi. Norma primaria o secondaria resta comunque sottoposta al diritto dell’Unione europea.