Cuba nei Brics Una possibilità di mercati in paesi lontani dagli Usa meno condizionati dalle minacce del "bloqueo" ora che inizia l’era Trump 2 con il suo governo di falchi cubano-americani
Marcia di fronte all'ambasciata degli Stati Uniti a L'Avana, Cuba, contro l'embargo economico degli Stati Uniti foto Ernesto Mastrascusa/Ansa
Nel rendiconto di fine anno di fronte all’Assemblea nazionale del Poder popular, il premier Manuel Marrero ha riconosciuto la sua “insoddisfazione perché non si è realizzato il necessario.. in riferimento a quanto chiede la popolazione”.
Ovvero di poter vivere decentemente col proprio lavoro. L’anno appena trascorso è stato duro per tutti. Per la popolazione che ha visto ancor più ridotti sia le entrate, sia i servizi -, trasporti e soprattutto elettricità (con ben due apagón, blackout, nazionali)- mentre crescevano i prezzi dei generi di prima necessità.
Duro per il governo che ha dovuto affrontare una severa crisi macroeconomica derivata da una tremenda combinazione: lo strangolamento economico imposto all’isola dagli Usa e per errori nelle scelte economiche per cercare di contrastarlo, come, fatto del tutto inusuale, ha riconosciuto il premier.
ANNO DURO per gli “attori economici”-sia statali che privati- chiusi in una gabbia di regole e dall’assenza di una legge sulle imprese, di nuovo posposta- difficili da capire.
La dichiarazione di Marrero significa che il governo cubano è concentrato in un compito enorme ma necessario: ordinare le finanze, diminuire il denaro circolante -700 miliardi di pesos, la gran parte fuori del circuito bancario- e attaccare l’inflazione (a due cifre), instaurare una certa disciplina tributaria, flessibilizzare l’uso di differenti monete circolanti. Il tutto mentre inizia l’era Trump 2 con il suo gabinetto composto in gran parte da falchi cubano-americani.
E con l’urgenza di un malcontento che cresce dopo la poca capacità ( o fallimento) delle misure governative di affrontare la crisi.
Di fronte a questa situazione il governo ha ribadito la necessità di avanzare nell’applicazione del programma di stabilizzazione macroeconomica «con azioni che portino alla decisa riduzione dei squilibri esistenti». Un programma che però ripete in gran parte la strategia anticrisi varato l’anno appena trascorso: incrementare le entrate del paese e la produzione nazionale, recuperare il sistema di produzione elettroenergetico nazionale, dare priorità alla politica sociale – salute, educazione , protezione sociale- procedere nelle innovazioni tecnologiche. Come afferma l’economista Juan Triana, la popolazione però ha visto «gocciolare ben poco nella tavola da pranzo» degli effetti di tale programma. Specie nella produzione di alimenti, visto che in varie province tale produzione è stata inferiore alla pianificata; in particolare quella dello zucchero.
CHE COSA PUÒ CAMBIARE quest’anno? Il governo punta sul fatto che dall’inizio di gennaio Cuba – assieme ad altri 8 paesi- entra nel gruppo dei Brics (originariamente Brasile, India, Cina, SudAfrica). Con i nuovi ingressi, i Brics rappresenteranno il 36% del Pil mondiale, il 37% del commercio mondiale e una quota della popolazione mondiale che si avvicina alla metà (3,5 miliardi).
Dunque una possibilità di nuovi mercati per i prodotti cubani in paesi lontani dagli Usa, meno condizionati dalle (pesanti) minacce extraterritoriali dell’embargo Usa. Anche la decisione dei Brics di misure monetarie per sostituire il dollaro come moneta di scambio possono favorire l’isola caraibica. Una delle misure annunciate dal premier Marrero è infatti la decisione di passare da gennaio dal cambio fisso peso-dollaro a un cambio fluttuante. In sostanza, le case di cambio (Cadeca) del governo proporranno un cambio che dovrebbe avvicinarsi a quello oggi applicato nel mercato nero, al quale si rivolgono soprattutto i privati delle Mypimes (micro-piccole e medie imprese) per comprare all’estero i prodotti necessari.
OGGI QUESTO “MERCATO parallelo” è deciso in sostanza dalla piattaforma di opposizione El Toque (basata in Florida) mediante un algoritmo che esamina le offerte di compravendita on line. Un meccanismo manipolabile e che comunque fino a oggi sfugge al controllo dello Stato cubano. Il quale propone invece ben due cambi fissi, uno per le imprese di 24 pesos per dollaro, l’altro per turisti e persone di 124 pesos per dollaro. Il mercato “parallelo” ha visto un abbassamento del valore del dollaro e dell’euro dopo questo annuncio. Ma nelle ultime ore l’euro è tornato sopra i 300 pesos. Dall’ingresso nei Brics, Cuba si attende anche maggiori aiuti e investimenti dei due principali partner, la Russia (che ha annunciato investimenti in vari settori e cruciale per le forniture di greggio) e la Cina ( che ha appena varato un pacchetto di aiuti per soccorrere l’obsoleto sistema di produzione elettrica e nel settore di produzione di energia fotovoltaica).
Ma per gli economisti amici il punto nodale è che «non si possono ottenere cambiamenti applicando le stesse formule». Il dilemma resta, la strategia proposta è economia di guerra o guerra all’economia?