Crisi ucraina Dopo i pesanti bombardamenti russi della notte di Natale, continuano gli attacchi dalla distanza. Ieri colpiti un F-16 e una raffineria. Baku accusa Mosca di aver causato lo schianto dell’aereo civile in Kazakistan
Soccorritori al lavoro dopo un attacco aereo russo a Kharkiv – ANSA
«Come bere il miele con le tue labbra» dicono in Russia, ovvero: troppo bello per essere vero. Così ha risposto Vladimir Putin ai giornalisti che gli chiedevano della fine della guerra in Ucraina durante una conferenza stampa da San Pietroburgo, a conclusione del Consiglio economico supremo eurasiatico. E il piano di Donald Trump per congelare il conflitto? «Cerchiamo di porre fine al conflitto, non solo di congelarlo» ha sentenziato il presidente.
Sarà l’aria pre-natalizia (per il calendario ortodosso la natività si celebra il 7 gennaio), il nemico in crisi sul campo di battaglia o Donald Trump che rilancia su un incontro bilaterale «il prima possibile», ma a Mosca negli ultimi tempi sono insolitamente loquaci. Si parte dalla consueta propaganda governativa: la Russia nel 2025 «porterà a termine tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», tra i quali il primo è «raggiungere il successo sul fronte di battaglia». Inoltre, i raid devastanti lanciati sulle città ucraine, come l’ultimo durante la notte del 25 dicembre con oltre 70 missili e 100 droni «sono una risposta speculare agli attacchi di Kiev». Se la situazione lo richiedesse, il Cremlino si dice pronto a usare i nuovi missili balistici ipersonici Oreshnik, ma al momento questa eventualità non sembra impellente, «senza fretta», specifica il capo di stato. Tra l’altro, proprio ieri, il presidente bielorusso Lukashenko ha annunciato di essere «pronto a schierare sul suo territorio circa 10 sistemi Oreshnik». In futuro «se i russi vorranno piazzarne di più, ne posizioneremo di più».
LA CONFERENZA STAMPA di ieri ha fornito anche qualche elemento inedito. Primo fra tutti il luogo del possibile tavolo negoziale tra Russia e Ucraina. Per Putin «andrebbe bene» la Slovacchia, dato che nella sua recente visita a Mosca il presidente slovacco Fico si è offerto di ospitare il summit. Il presidente russo ha anche rispolverato l’antica arma commerciale delle forniture di gas: «siamo pronti a fornire gas attraverso l’Ucraina a chiunque, ma è impossibile alle condizioni di Kiev».
E poi c’è il solito retroscena sul doppiogiochismo dell’Occidente. Rispondendo a una domanda sul presunto congelamento della guerra in Ucraina paventato da Trump, Putin ha raccontato: «nel 2021 [il presidente in carica, Joe Biden] mi offrì esattamente questo: posticipare l’adesione dell’Ucraina alla Nato di 10-15 anni, perché non era ancora pronta». Il che lascia intendere che i vertici russi non accetterebbero una soluzione simile ora.
IN OGNI CASO, per il primo incontro ufficiale tra il tycoon e lo zar i funzionari russi stanno iniziando a vagliare le opzioni praticabili. Per ora la rosa delle località possibili è ristretta a Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e a non meglio specificati «Paesi neutrali» (Turchia?) che non hanno aderito alla Corte penale internazionale (che contro Putin ha spiccato un mandato d’arresto).
Intanto al fronte e nelle retrovie continuano gli attacchi. Il colpo più eclatante di ieri, se confermato, è l’abbattimento di uno degli F-16 made in Usa in forza all’Aeronautica ucraina da parte della contraerea russa nella zona di Zaporizhzhia. D’altro canto, Kiev rivendica la distruzione dell’ennesimo deposito di idrocarburi nella regione russa di Rostov.
SEBBENE non legato direttamente alla guerra, anche lo schianto del volo di Azerbaijani airlines ad Aktau, in Kazakistan, il giorno di Natale, in cui hanno perso la vita 38 persone, sembra sempre di più un «effetto collaterale» del conflitto in Europa dell’Est. Ieri il governo azero ha dichiarato alla testata Euronews che «un missile terra-aria dei sistemi di difesa russi è stato lanciato contro il volo 8432 durante un’attività di droni ucraini sopra Grozny [in Cecenia, ndr], e le schegge hanno colpito i passeggeri e l’equipaggio della cabina esplodendo accanto all’aereo. All’aereo danneggiato non è stato permesso di atterrare in nessun aeroporto russo, nonostante la richiesta dei piloti di un atterraggio di emergenza, e gli è stato ordinato di volare attraverso il Mar Caspio verso Aktau, in Kazakistan» dove alla fine il velivolo è precipitato. Per il Cremlino si tratta di «ipotesi premature».