Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Intervista al climatologo Stefano Materia sulle cause e sugli effetti degli eventi estremi come le ultime alluvioni che hanno colpito il bolognese: "Si è costruito troppo dove si sarebbe potuto evitare. Noi scienziati sempre troppo inascoltati"

Stefano Materia

Come (e se) si sarebbero potuti evitare gli effetti così devastanti delle alluvioni che hanno colpito l'Emilia-Romagna negli ultimi anni? Cosa si sarebbe potuto fare per prevenirli? Non abbiamo la palla di vetro né una lista dei se e dei ma, ma la voce degli studiosi che si occupano ogni giorni proprio di questi temi è uno spunto importante di riflessione. Stefano Materia, climatologo al Barcelona Supercomputing Center ed esperto di previsioni climatiche di eventi estremi. Uno scienziato oggi expat che non ha mai smesso di interessarsi alle problematiche della sua città intervenendo spesso per dare delle chiavi di lettura ad alcuni fenomeni particolarmente intensi e dalle forti ripercussioni sulla società, raccogliendo e stimolando sempre delle riflessioni che esulano dalle scelte politiche. 

In questi giorni ci stiamo interrogando (nuovamente) sugli eventi meteo estremi che sempre più spesso stanno martoriando il nostro territorio. Quali le cause?

"Qui ci sono due elementi che, fondamentalmente, non possono essere disaccoppiati. Uno è il cambiamento climatico, che è la materia sulla quale sono sicuramente più ferrato lavorandoci praticamente da vent'anni: e in questo ambito stiamo assistendo a eventi estremi (su scala locale e quindi anche su Bologna) che sono causati da un aumento di temperatura (che è su scala globale). Questo aumento di temperatura ha un effetto su tutti i parametri dell'atmosfera e una delle conseguenze più eclatanti è proprio quella di essere responsabile di piogge, molto più intense e che avvengono in tempi molto più corti. Questo avviene per diverse causema una delle cause fondamentali è che i mari si stanno scaldando enormemente, di conseguenza la quantità di calore (energia) che viene messa a disposizione dell'atmosfera è nettamente superiore. E questa energia in qualche modo deve essere scaricata. E la maniera in cui viene scaricata è attraverso precipitazioni molto intense e che in questi casi, quando tutte le condizioni diventano favorevoli, avviene in brevissimi lassi di tempo e in zone molto circoscritte. E questo è il primo lato.

 

Il Ravone è stato tombato e sul quel canale si sono costruite strade e case. Quando all'interno di questo 'tubo' l'acqua non ci sta più a causa dei grossi volumi e dell'intensità della pioggia, da qualche parte dovrà pur uscire

Si rincorrono analisi e considerazioni, ma anche polemiche e interrogativi sulle scelte politiche fatte nel tempo, spesso lasciando inascoltati appelli che arrivano dal mondo della scienza e che dovrebbe essere oltre le parti. Quali sono le questioni primarie? 

"C'è un aspetto che riguarda tutta la gestione del territorio passata, ma anche presente. Negli anni e si è costruito moltissimo in tutta Italia e si è costruito in un sacco di posti dove non si sarebbe dovuto costruire, lasciando inascoltati i pareri di molti esperti, visto che già negli anni Sessanta i geologi lanciavano l'allarme. Cosa è successo? Che abbiamo un territorio molto più impermeabilizzato di quello che era anche solo 60-70 anni fa. E territorio impermeabilizzato significa che l'acqua può scorrere molto più velocemente, invece di infiltrarsi ed essere drenata dal terreno, e di conseguenza si riversa tutta in una volta nei fiumi, a quel punto fuori controllo. Dunque abbiamo questi due effetti: un effetto doping dovuto all'aumento della temperatura e un effetto scivolo, che è quello che deriva dalla cementificazione. L'altro giorno è esondato il Ravone. E il Ravone è un fiume che è stato tombato e sul quale si sono costruite strade e case. Il suo  corso è stato quasi totalmente coperto e a un certo punto, quando all'interno di questo 'tubo' l'acqua non ci sta più a causa dei grossi volumi e dell'intensità della pioggia, ecco che da qualche parte dovrà uscire". 

Temperature dei mari
Temperature dei mari

(fonte Copernicus)

Tanta acqua in poco tempo. Questo semplificando è il punto. Quali le proporzioni del fenomeno che abbiamo subito in questi giorni? 

"I dati del 19 del 20 ottobre 2024, leggendo i numeri (record) di Arpae, ci dicono che sono venuti giù 160 litri di pioggia a metro quadro su un'area di circa 100 km quadrati. Significa 16 miliardi di litri d'acqua in 12 ore e se consideriamo che questa quantità è quella che si conta normalmente nei due mesi interi di ottobre e novembre, ecco che capiamo perché l'evento sia diventato ingestibile e abbia causato quello che abbiamo sotto agli occhi". 

Pioggia-13
Pioggia-13

(fonte Arpae)

Se i soldi si spendono per fare passanti di mezzo, autostrade e ponti sullo stretto, poi i soldi non ci sono per mitigare gli effetti degli eventi estremi sempre più frequenti". 

Vive e lavora all'estero e dunque ha uno sguardo più internazionale sulle questioni ambientali e sui disastri causati dal maltempo (non dimentichiamoci che ci sono delle vittime): quale il passo del nostro Paese e quale l'approccio del resto d'Europa o del mondo? 

"In questo momento vivo in Spagna, in una città dove oggettivamente negli ultimi 10 anni si è fatto moltissimo dal punto di vista della de-sigillazione del suolo e anche dal punto di vista della comunicazione visto che Barcellona è una città oggi molto sensibile a questi temi. Qui ci sono le colline e sono colline molto vicine al mare ed è una città estremamente cementificata. Nel recente passato si sono verificate tremende alluvioni e pesantissime ondate di calore, e si è cercato di adattarsi a queste situazioni sempre più frequenti, desigillando grandi porzioni di suolo e creando rifugi climatici. Io lo vedo come un elemento positivo, ma c'è stato anche chi abitando a Barcellona non ha apprezzato pedonalizzazioni e aree verdi che andavano a sostituire dei parcheggi auto e ci sono state anche delle proteste. Eppure è necessario creare aree per far drenare le precipitazioni o creare zone verdi che diano sollievo durante le terrificanti ondate di calore delle recenti estati. La città che avevo conosciuto vent'anni fa era molto diversa e devo dire che oggi la trovo molto avanti da questi punti di vista. Madrid, Siviglia, Valencia stanno facendo lo stesso e sono tante le trasformazioni in corso.

Tutta l’acqua che scorre (sopra e sotto Bologna) 

La cosa interessante è che alcune delle soluzioni per le ondate di calore e per le alluvioni sono le stesse: preservare e creare zone verdi desigillando il suolo permette il deflusso dell'acqua e mitiga l'effetto delle ondate di calore. La verità è che a Barcellona si è investito e si sta investendo moltissimo sull'adattamento ai cambiamenti climatici. In Italia il dibattito pubblico è fermo alle priorità del XX secolo. Se i soldi si spendono per fare passanti di mezzo, autostrade e ponti sullo stretto, poi i soldi non ci sono per mitigare gli effetti degli eventi estremi sempre più frequenti". 

Scoprire il canale di Reno è stata una scelta giusta anche perché uno specchio d'acqua in una zona centrale è un ottimo rimedio contro le ondate di calore

Dalla Spagna torniamo a Bologna. Tante se ne sono dette su via Riva di Reno e sulla scoperchiatura del canale. Cosa è vero e cosa no? Cosa e meglio e cosa è peggio? Perché? 

"Premesso che non c'è una verità, possiamo dire che in questo momento il canale è scoperto e che è successo quello che è successo. Se fosse stato coperto cosa sarebbe accaduto? Io ho dato una chiave di lettura di quello che a mio parere sarebbe potuto succedere: il ragionamento è che l'acqua è un liquido e che i liquidi non possono essere compressi. Nel momento in cui si fa pressione su un volume di acqua, quella trova un'altra via d'uscita. Se tutta quella pioggia si fosse accumulata dentro un canale chiuso probabilmente, la pressione l'avrebbe spinta a uscire spaccando l'asfalto. Qualcuno ha obiettato però che forse invece l'acqua avrebbe preso molta velocità e sarebbe uscita unicamente seguendo il canale. Sì, è vero anche questo: ma la realtà è che con un flusso così violento non c'è certezza di cosa sarebbe potuto succedere.

A mio parere  scoprire il canale è stata una scelta giusta anche perché comunque uno specchio d'acqua in una zona centrale è un ottimo rimedio contro le ondate di calore: in estate questo specchio d'acqua permetterà un rinfrescamento dell'area circostante di diversi gradi. È ovvio però che servano opere d'ingegneria che tengano in considerazione la nuova configurazione, perché il centro di Bologna non può diventare la cassa di espansione del canale ogni volta che piove così tanto".