Pasquale Tridico, economista, ex presidente dell’Inps e attuale capodelegazione del Movimento 5 Stelle al parlamento europeo, sta seguendo le mobilitazioni delle piazze francesi contro il governo Macron-Barnier. «Ho visto le legittime proteste dei cittadini francesi contro questa scelta del presidente – dice – È una scelta che considero uno schiaffo alla democrazia, un colpo all’affermazione elettorale del Nuovo fronte popolare».
Pensa che si stia ignorando il successo delle sinistre alle elezioni?
Si sta facendo finta che quel voto non ci si sia stato e si sta seguendo un approccio sbagliato, che a mio giudizio avrà delle conseguenze enormi sulla democrazia e sulle scelte conseguenti. Ciò dimostra anche che si fa di tutto per andare avanti nel perseguire politiche neoliberiste da parte del centro o della destra populista, come si appresta a fare Le Pen e come sta facendo il governo di Giorgia Meloni in Italia. Anche Meloni, infatti, si conferma in perfetta continuità con le politiche di questi ultimi decenni, il che dimostra che possono essere portate avanti da una destra in salsa populista ma comunque neoliberista.
Ci sta dicendo che il sovranismo non è altro che una variante del neoliberismo?
Esattamente. Il sovranismo è un’articolazione del neoliberismo. Vi aggiungono tinte di folclore, ma non possono perseguire politiche che rappresentino un’inversione di tendenza, come in Francia sarebbe stata la cancellazione della riforma pensionistica che chiedono le sinistre. Oppure, dopo la crisi finanziaria, bisognerebbe attaccare la povertà con l’istituzione di un reddito minimo di base. Queste sono politiche alternative, invece in Francia si persegue agenda fiscale degli ultimi anni, come ha confermato il patto di stabilità. Ma i francesi chiedono scelte di rottura rispetto a quell’approccio.
Insomma, pare proprio che gli eventi d’Oltralpe parlino anche all’Italia.
Vedo l’analogia con la nostra «agenda Draghi» che ha sostanzialmente anticipato le politiche del governo successivo di Meloni. La stessa cosa oggi avviene in Francia tra Macron e Le Pen. Ciò ha un impatto nel nostro paese, si cominciano a veder similitudini molto forti. C’è una persona che ha vinto le elezioni ma dai palazzi viene proposta ancora l’«agenda Macron», questa volta con il supporto di Le Pen.
Che fare, dunque? Come vede la situazione dall’Europa e dal dibattito nel gruppo The Left cui il Movimento 5 Stelle ha aderito?
Se non costruiamo Europa sociale le estreme destre cresceranno ancora. Lo faranno solleticando la pancia degli elettori ma restando in continuità con le politiche precedenti. Anche dal punto di vista della guerra. Voglio ricordare a questo proposito l’indicazione che viene da Macron per il commissario Thierry Breton con la delega alla difesa: punta molto su esercito comune, soltanto che non lo fa per cercare di coordinare i diversi apparati difensivi nazionali. Lo fa perché punta a costruire una sovrastruttura e per aumentare le spese militari.
Tutto ciò cosa suggerisce a chi in Italia sta provando a costruire l’alternativa alla destra?
Già la vittoria del Nuovo fronte popolare aveva dato indicazioni chiare all’Italia. Come dimostra quanto sta avvenendo nelle coalizioni in diversi comuni e regioni abbiamo la consapevolezza che per sconfiggere le destre serve una alleanza progressista che rimanga ancorata ai suoi valori. Perché bisogna anche dire che abbiamo avuto una sinistra che ha perseguito politiche neoliberali, di cui mi sono occupato sia da accademico che da presidente dell’Inps. Anche cercando di porvi rimedio