APPELLO. I più importanti governanti europei hanno promosso una corsa dissennata a ulteriori riarmi e hanno parlato irresponsabilmente di un possibile conflitto tra l’Europa e la Russia che rischierebbe di deflagrare in un conflitto nucleare
Sono in atto due guerre che hanno provocato centina di migliaia di morti. I più importanti governanti europei hanno promosso una corsa dissennata a ulteriori riarmi e hanno parlato irresponsabilmente di un possibile conflitto tra l’Europa e la Russia che rischierebbe di deflagrare in una guerra nucleare.
Un freno a questa follia potrà forse provenire dalle recenti elezioni europee, dalle quali quei governanti sono usciti duramente sconfitti. Sul nostro pianeta esistono, d’altro canto, 13.133 testate atomiche, 50 delle quali sarebbero sufficienti a distruggere l’umanità. Un risveglio della ragione dovrebbe finalmente indurre l’Onu e l’Ue, nate entrambe sul valore della pace, ad assumere iniziative dirette a ottenere la cessazione immediata di tutti i conflitti e, insieme, un accordo per il totale disarmo nucleare. È questo l’Appello delle Città – promosso in tutto il mondo dalla ICAN e approvato da grandi città come Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bologna, Ginevra, Helsinki, Hiroshima, Los Angeles, New York, Parigi, Roma, Torino, Toronto, Sydney e Washington – che chiede l’adesione al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, votato il 7 luglio 2017 da 122 membri dell’Onu, di tutti gli altri Stati, a partire dall’Italia.
Ma sono la produzione e il commercio di tutte le armi da fuoco che devono essere severamente proibite. Costituente Terra invita a condividere una tesi tanto elementare quanto fondamentale: il solo modo di garantire la pace, a parole da tutti auspicata, è la messa al bando globale e totale di tutte le armi tramite un patto che, come stabilisce l’art. 53 del nostro progetto di Costituzione della Terra, preveda e punisca come crimini la loro produzione, il loro commercio e la loro detenzione.
Solo la severa proibizione di tutte le armi può rendere impossibili le guerre, disarmare le formazioni terroristiche e le organizzazioni criminali e ridurre i 460.000 omicidi commessi ogni anno nel mondo per la maggior parte con armi da fuoco. Occorre a tal fine far crescere nel senso comune il riconoscimento della corresponsabilità morale, in ogni guerra e in ogni assassinio, dei produttori e dei venditori di armi. Giacché è da questi produttori di morte che sono armati eserciti, associazioni criminali, bande terroristiche e assassini.
Non si tratta di una proposta utopistica. Si tratta della sola, effettiva garanzia della pace e della sicurezza, sia collettiva che individuale, e dell’unica alternativa realistica a un futuro di catastrofi e di morte. I soli ostacoli sono quelli opposti dai giganteschi interessi delle industrie e del commercio delle armi e dai miserabili poteri politici ad essi asserviti o che di essi si servono a fini di potenza. L’abolizione delle armi produrrebbe il passaggio della società internazionale dallo stato di natura allo stato di diritto, una generale civilizzazione del costume e delle relazioni sociali e la crescita della maturità intellettuale e morale dell’intera umanità.
Il clima di pace che ne seguirebbe favorirebbe lo sviluppo di un processo di rifondazione costituzionale dell’Onu, in grado di far fronte a tutte le altre sfide globali – il riscaldamento climatico e le crescenti disuguaglianze – dalla risposta alle quali dipende il futuro del genere umano.