INTERVISTA. Francesco Silvestri, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera: «Trump è lontano da noi, ma rivendichiamo il diritto di criticare Biden sulla guerra»
Francesco Silvestri e Giuseppe Conte - Ansa
«Se qualcuno ha bisogno di categorizzare e semplificare, faccia pure». Così Francesco Silvestri, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, smentisce che l’equidistanza manifestata da Conte tra Biden e Trump rappresenti il ritorno del vecchio M5S «né di destra nè di sinistra». «Nell’ultimo anno – prosegue Silvestri – Ci hanno dato dei putiniani perché volevamo fermare le armi in Ucraina e degli antisemiti perché ci siamo battuti, e ci stiamo battendo, per fermare il massacro a Gaza».
Anche lei non sceglie tra i due contendenti?
Trump è molto lontano da noi e dalle logiche progressiste, ma rivendichiamo di poter criticare Biden per le strategie militari del governo statunitense. Il punto è che la nostra identità non si poggia sulle bandiere di altri, ma sulle nostre convinzioni, che sono forti e radicate. Per noi contano i cambiamenti che riusciamo a ottenere per i cittadini.
Non crede neppure che queste polemiche possano inficiare il vostro avvicinamento al gruppo dei Verdi europei?
No, non ho questo genere di timori. La nostra storia dimostra che non snaturiamo le nostre convinzioni per opportunismo. Non si possono vincere battaglie nelle quali non si crede.
Elly Schlein dice che il suo avversario è il governo Meloni, e che vuole evitare divisioni con il M5S. Cosa rispondete a questo invito all’unita d’azione?
È innegabile che con il Partito democratico esistano posizioni differenti su temi come la guerra e l’ambiente. Ci tengo però a dire che è sbagliato leggere queste differenze di opinioni come uno scontro.
Dunque, i distinguo sono destinati a proseguire fino alle europee di giugno?
Per noi quello con il Pd è un confronto politico che ci auguriamo possa essere costruttivo, ma perché lo sia deve finire la stagione in cui la diversità sono un problema e non una ricchezza. Per essere alternativi al governo Meloni, per prima cosa bisogna essere sinceri e leali. Il 31 gennaio per alcune banche scadeva il termine in cui, sulla base della norma del governo Meloni, dovevano decidere se pagare le tasse sugli extra profitti o ricapitalizzare.
Cosa c’è che non funziona in questo meccanismo?
Niente. Non funziona niente. Ed è anche una presa in giro verso le famiglie in difficoltà. Dopo tanti annunci trionfalistici, dove sembrava che Meloni volesse fare sua la mia proposta di legge, evidentemente qualche colletto bianco ha chiamato la presidente del consiglio e le ha fatto fare marcia indietro. Alla fine di questa penosa sceneggiata, per le banche è stata fatta una tassa «facoltativa» che ovviamente hanno scelto di non pagare. In un momento storico come questo, dove milioni di cittadini versano in condizioni critiche, serviva tassare gli istituti di credito che hanno fatto margini miliardari proprio sulle sofferenze di queste persone. Meloni però se n’è guardata bene. La tattica della premier è sempre la stessa: parla al popolo, ma poi si siede con i banchieri.
È stata calendarizzata la sua proposta sugli extra profitti. In cosa si caratterizza?
La mia proposta è estremamente semplice, prevede di tassare gli extraprofitti bancari derivanti dall’aumento dei mutui per istituire un fondo che aiuti chi non riesce a pagare le rate e rischia di perdere la casa.
Avrà il sostegno delle altre forze d’opposizione?
Mi auguro che tutte le opposizioni convergano su questa proposta che io e il Movimento 5 Stelle giudichiamo di buon senso. È inutile riempirsi la bocca delle sofferenze dei cittadini se poi non si ha il coraggio di affrontare chi li mette in difficoltà.
Insomma, invece di tassare le banche il governo fa cassa con le privatizzazioni?
Sì, il che significa smantellare i principali asset del paese e perdere migliaia di posti lavoro, con nuove tasse e tagliando ogni tipo di sostegno sociale per le persone in difficoltà. Questo esecutivo non ha esitato nemmeno un attimo prima di cancellare il reddito di cittadinanza, gli sconti sulla benzina e tutte quelle misure che potevano dare un po’ di sollievo ai tanti cittadini in crisi. Il governo Meloni fa così: cerca di nascondere i suoi clamorosi fallimenti economici e non ha uno straccio di idea per lo sviluppo del paese, ma intanto fa cassa sui più fragili e non se ne vergogna