Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Pubblichiamo la lettera aperta di Renzo Bertaccini al Sindaco Giovanni Malpezzi e la risposta del Sindaco e dell'Assessore alla cultura Massimo Isola, con l'intenzione di contribuire ad allargare la riflessione anche su questo sito.

 UNA LETTERA APERTA A GIOVANNI MALPEZZI, SINDACO DI FAENZA, IN MERITO ALLA SUA DICHIARAZIONE DOPO LA MORTE DI GIOVANNI NADIANI

 

Caro Sindaco, adesso che abbiamo accompagnato il nostro Giovanni Nadiani nel suo ultimo viaggio, vorrei rispondere alla tua dichiarazione per la scomparsa del nostro amico poeta.

Perdona se non mi viene la mia abituale ironia. Non ti nascondo infatti la mia rabbia e il mio fastidio a leggere quelle parole, le stesse che avete usato (parlo di voi istituzioni) due anni fa alla morte di Guido Leotta.
Allora se ne era andato "una colonna della cultura faentina", adesso invece è la volta dell'intellettuale eclettico "che ha lasciato un segno profondo".
Belle parole, ah sì sì, peccato che nessuno di loro le possa più sentire. Basta, per favore.

Scriveva Nadiani alla scomparsa di Leotta: "Sognavamo una Casa della Letteratura in cui far convergere tutte le iniziative attorno a quest'arte sempre più bistrattata. E in trent'anni, dopo centinaia di libri pubblicati, le recensioni nei maggiori organi di stampa, dopo il Premio della Traduzione del Ministero della Cultura, i premi e i riconoscimenti di tanti enti internazionali come l'Unesco, ebbene sì in trent'anni il Comune di Faenza nel suo provincialismo non è stato in grado di trovare neppure un sottoscala, nonostante le reiterate promesse di sindaci e assessori".


Altri intellettuali, altri studiosi, altri artisti se ne andranno, d'altronde siamo una razza di morti.
Volete aspettare che siano tornati a essere polvere per accorgervi di loro e riconoscere il loro lavoro?

Cosa ne è dell'arte e della cultura a Faenza? Stiamo diventando una città fighettina, modaiola, distratta, sorda, superficiale, smemorata. Volete passare alla storia per questo?

 


Voi dovete amministrare questa città, ma 
serve un grande respiro, una programmazione, una progettazione. Cominciando dalle istituzioni culturali cittadine per esempio: non è possibile che la biblioteca, la pinacoteca, le scuole di musica e di disegno vivano alla giornata, in uno stato di costante precarietà, senza finanziamenti, senza prospettive certe, con un personale ridotto all'osso. Dopo di che passiamo al resto.

Non rappresento altri che me stesso ma mi sento parte di quel movimento di pensieri e di persone che operano nell'arte e nella cultura, con costanza e coerenza, e che chiedono
impegni e rispetto. In vita possibilmente.

Renzo Bertaccini

LA REPLICA DI MALPEZZI E ISOLA: "NON TI SARÀ SFUGGITO CHE È TERMINATO IL TEMPO DELLE RISORSE DISPONIBILI PER TUTTO E TUTTI" - "FAENZA, OGGI COME IN PASSATO, È UNA DELLE CITTÀ CHE INVESTE MAGGIORI RISORSE NELLE PROPRIE ISTITUZIONI CULTURALI"

È di ieri la lettera indirizzata al sindaco e al vice sindaco di Faenza nel quale l'editore manfredo Renzo Bertaccini esprimeva rammarico per la gestione della cultura e delle istituzioni culturali cittadine. Bertaccini poneva loro una domanda diretta "Cosa ne è dell'arte e della cultura a Faenza?" Oggi, Giovanni Malpezzi e Massimo Isola rispondono all'editore. Riportiamo di seguito la loro lettera.

«Caro Renzo, nel risponderti useremo la stessa schiettezza da te usata per esporre le tue considerazioni più di carattere politico, ci pare, che strettamente legati al tema strategico della cultura in città.

Oltre che attento animatore culturale, in questi anni sei stato impegnato politicamente in consiglio comunale, nella gestione del MIC come membro del consiglio di amministrazione e come fornitore della biblioteca comunale nella tua attività di esercente. Da questi punti di osservazione privilegiati non ti sarà perciò sfuggito che è terminato il tempo delle risorse disponibili per tutto e tutti, e che in questi anni Faenza ha di fatto aggiornato la propria identità culturale, interrompendo la logica dei grandi eventi (e delle grandi cifre) come quelle del Festival dell'Arte Contemporanea, per citare un caso emblematico. Abbiamo dovuto razionalizzare e riorganizzare tante cose, ma la cultura è rimasta al centro del progetto amministrativo tramite nuove energie e nuove idee.

Non ti sarà neppure sfuggito un altro dato. Faenza, oggi come in passato, è una delle città che investe
maggiori risorse nelle proprie istituzioni culturali, sia in termini assoluti che come percentuali di bilancio. Sono numeri incontrovertibili, che emergono dalle comparazioni tra città emiliano-romagnole svolte in questi anni e che collocano Faenza ai vertici delle città in cui si vive meglio anche grazie alla propria vivacità culturale. La nostra città, del resto, possiede istituzioni culturali forti e di grande radicamento, spesso ben al di là degli standard culturali delle città di pari dimensioni.

Certo, il mondo cambia. La malinconia e la nostalgia verso paesaggi culturali del tempo che fu si manifestano a tutti i livelli, ma noi dobbiamo guardare al presente e al futuro senza retorica ma con passione e curiosità, sapendo innovare le nostre Istituzioni.

Il progetto della 
nuova Fondazione MIC va in questa direzione. Crediamo sia una scelta forte, decisa, che si oppone ad un certo localismo latente, e che traccia il sentiero per rendere sempre più internazionale e profonda la nostra identità culturale e il nostro museo.

Sulla 
Scuola di musica e sul Teatro comunale abbiamo investito risorse "certe e costanti" e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quasi di tutti, evidentemente, ma anche qui parlano i numeri in crescita costante. Nuove stagioni, il Ridotto del Teatro aperto a tanti nuovi linguaggi, abbonamenti in crescita, tantissimi iscritti alla scuola Sarti, le nuove stagioni estive e invernali di classica che a Faenza mancavano da decenni.

La 
Biblioteca e la Pinacoteca hanno sofferto delle esigenze di bilancio, è chiaro. Nonostante ciò stanno svolgendo il proprio servizio senza interruzioni e limiti per i nostri cittadini. Anzi. È stato "salvato" il rapporto e l'apertura dell'Archivio di Stato insieme alla biblioteca, aperta una sezione adolescenti, incrementate le attività per l'infanzia e triplicato il numero di eventi pubblici. Come in gran parte d'Italia, la Biblioteca vive con difficoltà il problema macroscopico delle risorse umane, dei pensionamenti e delle limitate possibilità di riassunzioni.

La Pinacoteca ha ampliato orari e giorni di apertura e il proprio percorso espositivo permanente con la collezione Vallunga. Ha realizzato con frequenza mostre temporanee, consolidato la propria capacità di aggiornare gli strumenti digitali di comunicazione e aumentato quella di ospitare e organizzare eventi.

Per non parlare della 
ceramica, la cui proposta internazionale è cresciuta in partecipazione e incisività. Il confronto continuo che abbiamo, soprattutto grazie alla ceramica, con città e contesti romagnoli, nazionali e internazionali aiuta a capire come cresce l'identità culturale di Faenza. A differenza del tuo giudizio, Renzo, abbiamo segnali davvero molto incoraggianti in tal senso, grazie al lavoro intenso e professionale delle nostre Istituzioni, dei loro direttori e dipendenti, ma anche grazie al lavoro che le diverse amministrazioni comunali faentine hanno saputo fare nel tempo.

Quanto al rapporto con 
Giovanni Nadiani e Guido Leotta, con loro abbiamo avuto un dialogo diffuso. Sulla costruzione di uno spazio gestito dalla Coop. "Tratti" ne parlammo con Leotta. Nei pochi anni di lavoro che abbiamo condiviso si è cercata una soluzione senza trovarla, è vero. Ma non è così facile creare un centro culturale nel cuore della città tenuto conto di quello che dicono in tanti, ovvero che una "casa della letteratura" in fondo esiste già, e si chiama Biblioteca manfrediana.

Ci sarebbe molto ancora da dire, ma non è questo il contesto. Faenza è una città d'arte e come tale sta crescendo. Per fortuna ci sono opinioni diverse sul come si sviluppa questa crescita e la stessa diversità di opinione, dopotutto, è alla base di qualsiasi processo di crescita culturale.»

Giovanni Malpezzi - Sindaco

Massimo Isola - Vice sindaco e assessore alla cultura