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INTERVISTA. Il segretario Si Nicola Fratoianni su guerra, destre e voto europeo: «Ci saremo, con la pace come primo punto. Ma coi nostri simboli»

Nicola Fratoianni foto LaPresse Nicola Fratoianni - LaPresse

«A Gaza è in corso uno sterminio, Netanyahu sia processato per crimini di guerra»: la petizione lanciata qualche giorno fa da Alleanza Verdi Sinistra ha raccolto finora trentamila adesioni. «L’abbiamo lanciata per chiedere che l’Italia sostenga la causa aperta dal Sud Africa alla Corte dell’Aja – spiega Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana – Siamo di fronte a uno sterminio, forse un genocidio. Come dovremmo chiamare una guerra che si abbatte da settimane contro gli abitanti di Gaza, che muoiono solo perché palestinesi? Non esiste più un luogo sicuro, bisogna solo sperare di non finire sotto le bombe. Occorre un sussulto della comunità internazionale e dei governi. Io credo che l’unica cosa che non sia più consentita sia il silenzio o i timidi appelli al senso di responsabilità rivolti a un governo, quello israeliano, che ha dimostrato di non avere alcune responsabilità e travolgere i principi del diritto umanitario internazionale»

Come mai il governo Meloni non prende parola?

In questi mesi ha detto che Israele poteva difendersi ma nell’ambito del diritto internazionale, proteggendo la popolazione civile e nella prospettiva del ‘Due popoli, due stati. Quando prenderanno atto che il diritto internazionale è stato travolto, che la popolazione civile viene colpita e che Netanyahu ha dichiarato esplicitamente che fin quando sarà lui al governo non nascerà mai uno stato palestinese? Serve discontinuità, lo dico per palestinesi soggetti al massacro e per Israele e la sua sicurezza: se la comunità internazionale non mette fine a questo massacro si va incontro alla cancellazione di ogni prospettiva di pace.

Le parole di Elly Schlein degli ultimi giorni rappresentano un salto di qualità?

Noi fin dal 7 ottobre abbiamo detto con fermezza che condannavamo Hamas ma che non avremmo consentito trasformare il bisogno di giustizia in ricerca di vendetta. Lo abbiamo fatto con le interrogazioni, nei question time, nel dibattito parlamentare. È positivo che su questo Schlein si sia espressa e si possa creare un fronte ampio. Non riguarda solo l’opposizione al governo, ha a che fare con la pace e con l’evidenza di una necessità di un sussulto. Serve un salto di qualità, non possiamo rifugiarci nel cortile della retorica. Ma di tutto ciò non abbiamo visto traccia perché è evidente che senza iniziativa internazionale che fermi la guerra di sterminio non è possibile neanche un intervento di carattere umanitario.

Lei aveva lanciato dal pulpito del congresso di Si la proposta di agire in comune alle altre forze d’opposizione, a partire da alcuni temi sui quali esiste già unità d’azione. Il suo appello non ha raccolto grandi consensi…

Mi pare che si continui ad andare colpevolmente in ordine sparso, anche sulle proposte sulle quali c’era convergenza. Tanto più che la convergenza bisogna costruirla anche su altri temi. Il dato preoccupante è che la maggioranza costruisce la propria unità attorno al potere mentre opposizione continua ad essere indietro e immatura. La costruzione dell’alternativa non può essere derubricata né rinviata a ultimo momento. Immaginare che la coalizione si faccia alla fine è un errore esiziale. La destra ha costruito un’idea di società e sulla base di essa ha creato egemonia e consenso. Non ha la maggioranza nel paese, per questo occorre rimotivare al voto le persone e costruire un’alternativa possibile. Noi, con le nostre posizioni, continuiamo a dire agli altri: «Se non ora, quando?».

Le elezioni europee si giocheranno sul tema della pace e della guerra?

Da anni e anni che le forze della sinistra ed ecologiste a ogni elezione cambiano simbolo, nome e forma. Invece serve la continuità di un proposta politica e della sua rappresentazione simbolica. Alleanza Verdi Sinistra ci sarà attorno a tre nodi. Intanto, la pace: perché immaginare un mondo diverso senza pace è impossibile. Se c’è la guerra non si può pensare alla transizione ecologica e alla giustizia sociale, le due grandi contraddizioni che si tengono una con l’altra. L’Europa non è solo decisiva con la sua unità, il futuro passa dalla sua autonomia strategica sul terreno della pace e del disarmo e sul terreno delle scelte ambientali e sociali. Senza questi temi l’Europa rischia di scomparire