Eviterei volentieri di intervenire su questioni urbanistiche che riguardano il Comune di Ravenna, ma il senso di responsabilità con il quale in passato, ormai lontano, ho svolto il ruolo di amministratore mi costringe ad alcune precisazioni, anche per rispetto a chi non può più rispondere.
Gli amministratori del Comune di Ravenna, da ultimo il Sindaco in una recente iniziativa pubblica, a fronte delle richieste di spiegazione sull’autorizzazione delle nuove espansioni si giustificano rispondendo che è la conseguenza della pianificazione approvata dalle precedenti amministrazioni. Questo è quanto accaduto anche nei mesi scorsi in occasione della discussione in Consiglio comunale sulla delibera di adozione del comparto PF 04 localizzato lungo lo scolo Lama.
Di fronte ad una scelta che non si condivide mi è stato insegnato che un amministratore è tenuto a dimostrare di aver fatto di tutto per evitarla, diversamente rischia di screditare il proprio ruolo relegandosi a burocrate e rinunciando a perseguire l’interesse della propria Comunità. Questa Amministrazione non solo non si è opposta a quelle scelte, ma le ha promosse.
Il PSC del Comune di Ravenna è stato approvato dall’Amministrazione di cui facevo parte il 27 febbraio del 2007. La pianificazione urbanistica indicata dall’allora vigente L.R. 20/2000 era articolata in tre strumenti distinti: il Piano Strutturale Comunale (PSC), il Regolamento Urbanistico ed Edilizio (RUE) e il Piano Operativo Comunale (POC). Il primo, il PSC, definiva il quadro delle invarianti, dei limiti e dei vincoli territoriali, ed al tempo stesso definiva lo scenario d’assetto futuro, riconoscendo delle vocazioni territoriali la cui attuazione doveva passare forzatamente attraverso il POC, così come disposto dalla L.R. 20 all’art. 28. Occorre altresì ricordare che il legislatore aveva immaginato il POC come strettamente connesso al Programma di mandato del Sindaco, in quanto è lo strumento urbanistico che individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e trasformazione del territorio da realizzare nell’arco temporale di cinque anni e seleziona e definisce gli interventi da realizzarsi nell’arco di cinque anni (art. 30 della L.R. 20/2000).
La legge regionale quindi non riconosceva capacità conformativa al PSC, vale a dire non produceva effetti immediati, se non per l’apposizione di vincoli non di natura espropriativa, e le previsioni contenute nello stesso PSC potevano essere attuate solo a seguito del loro recepimento nel Piano Operativo Comunale.
Quindi avere portato ad attuazione delle previsioni del PSC è una scelta, non un automatismo, sia perché non è stato modificato il PSC (cosa che in alcuni casi è stata fatta, come nel 2018 quando su richiesta dei proprietari si sono cancellate aree di trasformazione, come se il Piano fosse semplicemente uno strumento di valorizzazione immobiliare!) e sia perché quelle scelte sono state portate a maturazione con il POC, il secondo dei quali è stato approvato nel 2018, dall’Amministrazione guidata dallo stesso Sindaco. Il POC del 2018 ha scelto di confermare i comparti in attuazione del POC 2010-2015, come si legge nella stessa Relazione che accompagna lo strumento.
Mi è chiaro che questo poteva essere complicato per ambiti oggetto di accordo con i privati (c.d. artt. 18), ma il fatto che con il POC alcuni di questi siano stati profondamente rivisti (in alcuni per agevolarne l’attuazione è stato mortificato l’interesse pubblico) è la prova che l’ammissione alla fase operativa poteva essere maggiormente selettiva.
Ci sono poi casi in cui il PSC aveva demandato al POC anche la completa definizione della previsione, è il caso dell’Ambito PF 04 sud, da poco adottato dal Consiglio comunale, che comprende aree a ridosso del canale Lama, recentemente interessato dagli eventi alluvionali. Questo è un ambito non oggetto di accordo con i privati in fase di PSC, per il quale lo strumento generale rinviava completamente le modalità di attuazione alla fase operativa. È del tutto evidente che è stato il POC a decidere di attuarlo, rappresentando così una precisa volontà di questa amministrazione.
Da ex amministratore che vuole bene al nostro territorio tutto questo mi intristisce: mi spiace assistere ad amministratori che rinunciano ad assumere un ruolo attivo nel governare il Comune addossando responsabilità ad altri. In passato il Comune di Ravenna rispondeva alle mutate condizioni ed esigenze del territorio e della propria comunità garantendo un adeguamento della propria strumentazione urbanistica: dal 1973 e fino al PSC si era provveduto, con cadenza decennale. Anche grazie a quell’impegno è stato possibile scongiurare lo scempio dell’Ortazzo e Ortazzino. Questo ha fatto sì che la storia dei Piani di Ravenna non trovi molte analogie nel panorama urbanistico nazionale. Ma non era solo il rispetto di una usanza quanto la volontà di alimentare la fiducia negli strumenti di pianificazione che la nostra comunità ha dimostrato per oltre trent’anni: una idea del Piano quale riferimento fondamentale per il governo del territorio, uno scenario sempre adeguato grazie alla regolarità con cui lo strumento urbanistico generale si aggiornava rispetto alle mutate condizioni territoriali, ambientali, sociali ed economiche e che ha consentito di rispondere alla domanda di flessibilità del Piano con la continuità del processo di pianificazione, senza addossare colpe alle amministrazioni precedenti.
Il Piano Urbanistico Generale, il nuovo strumento urbanistico introdotto dalla L.R. 24/2017 (quella del cosiddetto consumo di suolo zero!), è stato assunto dalla Giunta comunale solo il 14 gennaio 2022, quattro anni dopo l’entrata in vigore della Legge e 13 giorni dopo la scadenza per la presentazione dei Piani attuativi della vecchia pianificazione! Quindi, oltre ad una maggior capacità selettiva del POC, l’assunzione del PUG avrebbe consentito di anticipare la scadenza per la presentazione dei Piani attuativi della pianificazione pregressa: se si fosse proceduto con maggior celerità si sarebbero potuti evitare alcuni di quei Piani attuativi per i quali oggi ci si appella alla pianificazione previgente (il Piano del comparto PF 04 è stato presentato il 30 dicembre 2021).
Fabio Poggioli – ex assessore comunale all’edilizia e urbanistica del Comune di Ravenna