SCENARI. Nel rapporto diplomatico con i l Nordafrica - anche sulla Tunisia e sulla questione libica, per la guerra Nato del 2011 - si consumano le ambiguità del legame Francia-Italia
Con la visita in queste ore del ministero degli esteri algerino a Roma è stata riconfermata la partnership strategica tra Italia e Algeria: il Paese maghrebino fornisce il 40% del nostro gas e in pratica in un anno ha preso il posto della Russia. A sua volta il presidente algerino Tebboune, mentre infuria la guerra ucraina, in questi giorni ha incontrato Putin rinnovando il patto strategico tra i due Paesi che li lega da decenni: in primo piano la cooperazione energetica e soprattutto militare. In poche parole il regime algerino compra a tutto spiano armi da Mosca anche con i nostri soldi: il 50% dell’arsenale algerino è russo.
Una “triangolazione” non voluta ma evidente. E anche un po’ paradossale, visto che tra Algeri e Roma c’è un meccanismo di consultazione strategico (così viene definito) e il presidente algerino Tebboune verrà a novembre in Italia per renderlo permanente.
La sintesi è questa: l’Italia ha firmato un accordo con l’Algeria in funzione anti-russa mentre l’Algeria ha rafforzato l’accordo strategico che la lega alla Russia. Altro che Piano Mattei, il fondatore dell’Eni che come l’Urss fu sponsor della sanguinosa lotta di indipendenza algerina dalla Francia (un milione di morti) tra il 1954 e 1962. La ruggine tra Italia e Francia ha molto che fare con l’Algeria e non è un caso che siano stati i francesi nel 2011 a iniziare i raid aerei contro Gheddafi, allora il maggiore partner italiano in Nordafrica e nel Mediterraneo.
Come sottolinea il politologo francese Marc Lazar in riferimento alla missione a Parigi della premier italiana: «Macron e Meloni sono costretti ad andare d’accordo per avere una posizione comune nella Ue sul fronte dell’ammorbidimento del patto di stabilità, anche se Macron vede come il fumo negli occhi la possibilità che la Meloni possa formare un partito conservatore in Italia in grado di influenzare il nuovo corso europeo». Quella tra Italia e Francia, dice Lazar, è, di frequente, una «pace del momento».
In realtà la Francia è sempre un po’ infastidita dalla presenza italiana sulla sponda Sud, in particolare in Algeria dove gli imprenditori italiani ma anche i nostri Servizi sono stati assai attivi durante il periodo degli anni’90 di lotta drammatica tra il regime dei generali e l’estremismo islamico (200mila morti). Forse non è casuale che mentre il ministro algerino degli Esteri Ahmed Attaf iniziava il tour europeo dall’Italia (escludendo la tappa in Francia) la ministra francese degli Esteri, Catherine Colonna, abbia definito l’inno nazionale algerino «fuori dal tempo», suscitando le ire delle autorità di Algeri. Attaf si è detto «sbalordito» delle parole della Colonna, aggiungendo che «per certi partiti o politici francesi si ha l’impressione che l’Algeria sia diventata un facile argomento da utilizzare a scopo politico».
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Ma soprattutto irrita la Francia il cordone ombelicale tra Roma e Algeri che passa anche dalla Tunisia, altro caso scottante di fallimento mediterraneo dove la Meloni ha messo le mani portando di recente a Tunisi Ursula von der Leyen e l’olandese Rutte. All’Algeria – in attesa che torni a regime il gasdotto libico Greenstream – dal punto di vista energetico ormai siamo legati mani e piedi: i flussi in arrivo dal gasdotto Transmed, che collega l’Algeria all’Italia, passando per la Tunisia e arrivando a Mazara del Vallo, sono aumentati del 113%, per un totale di circa 25 miliardi di metri cubi di gas.
Il ministro del Commercio algerino, Taieb Zitouni, ha appena annunciato in una conferenza stampa che l’interscambio tra i due Paesi ha superato i 20 miliardi di dollari (ovviamente in gran parte import italiano di gas), spiegando che l’Algeria è ora il principale partner commerciale dell’Italia in Nord Africa e nel mondo arabo.
Ma questo «triangolo» Italia-Algeria-Russia non è certo l’unico paradosso della regione. C’è la Turchia di Erdogan, membro della Nato, che non ha nessuna intenzione di allentare i suoi legami con Mosca. E l’Egitto del generale golpista al Sisi – insignito della legione d’onore da Macron – ha ribadito l’equidistanza nel conflitto tra Mosca e Kiev, anche perché ha bisogno di grano russo e ucraino. È un dato di fatto che uno dei principali alleati americani in Nordafrica (l’Egitto riceve 1,5 miliardi di dollari l’anno di forniture belliche dagli Usa) non intenda rinunciare alla forte collaborazione economica, militare e geopolitica con Putin. La visione del mondo dalla sponda Sud è decisamente diversa dalla nostra