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INTERVISTA. Michele Governatori del think tank Ecco: «I consumi sono così in discesa che, passati pochi inverni, il problema sarà superato per sempre»

Gas Foto Stock, Gas Immagini | Depositphotos

Il mondo si è già messo alle spalle il gas, cioè il metano, in termini di investimenti e di prospettive. L’IEA nel suo ultimo rapporto usa un termine abbastanza radicale, prefigura per la prima volta di picco (peak) della domanda del gas che si sta verificando ora, in questo decennio. Stiamo parlando del picco della crescita, lo useremo ancora per anni, ma è una fonte in progressiva dismissione”. Per Michele Governatori, responsabile energia elettrica e gas di Ecco, un centro studi italiano per il clima e l’energia, l’IEA decreta la fine dell’età d’oro del gas e prende atto di quanto la tecnologia e l’innovazione delle fonti rinnovabili stiano spostando gli investimenti più velocemente di quanto potessimo immaginare, anche a causa della crisi energetica che stiamo attraversando.

Le previsioni contenute nel World Energy Outlook 2022 non vanno in direzione opposta alle politiche annunciate dal nuovo governo che, in continuità con quello precedente, è sempre orientato a nuovi rigassificatori, a nuove trivellazioni del gas italiano, al nucleare?

Decisamente sì. Diciamo subito che per quest’inverno i nuovi rigassificatori non faranno in tempo ad arrivare, ce la dovremo fare con le infrastrutture esistenti, mentre sarà dall’inverno 2023-24, come prevedeva Cingolani, che potremo avvalerci di queste forniture aggiuntive. Però, si sappia che è un investimento colossale che sarà prestissimo ridondante. Avrebbe molto più senso gestire questa fase di scarsità di gas tirando la cinghia con azioni straordinarie di contenimento dei consumi per i prossimi due inverni, oltre naturalmente ad accelerare sulle fonti rinnovabili, tenendo conto che i consumi di gas sono così in discesa che, passati pochi inverni, il problema sarà superato per sempre. L’industria ha diminuito i consumi di gas del 20% negli ultimi mesi rispetto agli stessi mesi del 2021, il residenziale del 10%: gli shock petroliferi ci hanno insegnato che una parte delle riduzioni dei consumi poi diventano permanenti. IEA dice chiaramente che le forniture del gas russo vanno sostituite con investimenti di breve respiro e coerenti con gli scenari di decarbonizzazione. Un esempio chiaro è l’indicazione di investire per ridurre le perdite di idrocarburi, in particolare di gas, nei siti di estrazione e di distribuzione.

Meloni ha annunciato nuovi sussidi per contenere il caro-energia. Come andrebbero configurati?

Per come sono stati concepiti dal governo Draghi, i sussidi alle bollette, per cui sono stati stanziati 50/60 miliardi, non hanno posto limiti né ai consumi né al tipo di energia, quindi in nessun mondo hanno incentivato il risparmio energetico né le fonti rinnovabili. L’IVA al 5% sul gas cos’è se non un ulteriore incentivo alle fonti fossili? Io credo invece che i sussidi alle bollette dovrebbero essere selettivi, mirati a contrastare la povertà energetica e ad aiutare alcuni settori produttivi particolarmente energivori, e commisurati a tetti massimi di consumi, come anche l’UE comincia a sostenere.

Non andrebbe rivisto anche il capacity market (il meccanismo che incentiva la capacità di produzione flessibile per sostenere la produzione delle rinnovabili intermittenti) che sembra disegnato più per sostenere nuovi impianti a gas che non sistemi di stoccaggio di energia?

In effetti, per come è disegnato oggi, del capacity market si avvantaggiano maggiormente le nuove centrali a gas che possono ottenere per 15 anni un canone molto generoso. Quindi, se verrà rinnovato oltre il 2024, alla luce di quello che sta succedendo, dal capacity market dovrebbero essere esclusi proprio gli impianti a gas nuovi. In Italia ce ne sono già così tanti che non corriamo il pericolo di blackout, purché non chiudano tutti insieme. Come dice la IEA, i residui investimenti nel gas devono essere emergenziali e chirurgici.

Resta il dubbio se la filiera delle fonti rinnovabili riuscirà a rifornirsi delle terre rare di cui ha bisogno per il suo sviluppo.

Nel rapporto IEA ho letto elementi di ottimismo in questo senso. Trovo che la paura sulla reperibilità delle terre rare sia abbastanza ricorrente, ma anche ingenua. Quando parte una tecnologia nuova è abbastanza evidente che le capacità produttive siano insufficienti. Poi il mondo produttivo si attrezza facendo investimenti, trovando nuove terre rare o sistemi per sostituirle, mettendo in sicurezza le tecnologie con cui vengono prodotte quelle già reperite. Idem per i sistemi di riciclo di batterie o dei pannelli fotovoltaici. È normale che parta prima la filiera del nuovo e poi quella del riciclo.

Nel report della IEA si fa riferimento più volte anche al ruolo del nucleare tra le cosiddette energie pulite o “a basse emissioni di carbonio”. Ha ancora senso investire nel nucleare?

In più report dell’IEA viene messo in evidenza che il nucleare è conveniente per chi ce l’ha già, se riesce a prolungarne la vita. Il nuovo invece costa tantissimo, molto più delle rinnovabili. Quindi pensare a costruire nuovi impianti di energia nucleare in Italia non è credibile, a meno che paghi lo Stato. Ma con uno sforamento di bilancio da 10 miliardi a impianto, voglio proprio vedere. L’Enel stessa non crede che sia oggi un’opzione conveniente.

Quale messaggio manderebbe a Giorgia Meloni in partenza per Cop 27?

A Meloni ricorderei che fare le politiche per le fonti rinnovabili oggi è necessario non solo per il clima o per sentirsi europei, ma soprattutto perché, se le trascuriamo, l’Italia rischia di essere tagliata fuori dall’economia mondiale nel giro di pochi anni. Questo lo possiamo affermare alla luce del rapporto IEA e di molti altri dati sugli investimenti green oggi nel mondo. Prendiamo ad esempio l’India, che sta installando 8 GW di rinnovabili all’anno, molto più di noi. O pensiamo al fatto che la Cina si sta attrezzando a diventare per la prima volta un grande esportatore di veicoli (elettrici) nel mondo. Meloni deve cambiare passo e alla Cop 27 sostenere che l’Italia vuole essere all’avanguardia negli investimenti del nuovo mondo dell’energia anche per continuare ad avere un ruolo manifatturiero importante.