Le previsioni del ”Cattaneo” sul risultato elettorale del 25 settembre 2022, punto più punto meno, sono state azzeccate.
Quelle previsioni, da me ritenute attendibili, hanno concorso a determinare la mia scelta di voto per questa occasione, resa nota e motivata prima delle elezioni. Per questo non sono sorpreso del risultato.
Ciò non significa che io non sia molto preoccupato. La mia preoccupazione anzi risale molto indietro nel tempo, perché pensavo che molto probabilmente, prima o poi, saremmo arrivati a questo disastro.
Il punto di svolta organica, preceduta da un processo di sperdimento ideale e valoriale, è stata la fondazione del PD, progetto ormai fallito, come era scritto nel suo atto di nascita, ma che ha distrutto della sinistra politica ciò che restava in Italia.
Sia chiaro, so che questa nostra realtà purtroppo non è isolata. In tutto l’Occidente la sinistra politica ormai è ai margini. Da altre parti non c’è.
Di fronte ai cambiamenti epocali avvenuti a livello globale, la sinistra politica non ha saputo reinventarsi, e ha finito per aderire all’ideologia liberista. Per esempio, in Italia si è persa la consapevolezza dell’esistenza del conflitto di interessi tra le classi, mentre invece da parte della classe dominante (finanzcapitalismo) si proclamava che “la guerra di classe esiste, e l’abbiamo vinta noi”.
Da li sono discese le scelte liberiste, in Italia e non solo, della presunta sinistra, di abbandono del radicamento nella realtà degli oppressi e dimenticati: lavoratori e disoccupati, piccola e media impresa produttiva. Le bastonate alla scuola e ricerca pubblica, alla sanità pubblica (“affamiamo la bestia”), per giustificare e legittimare le perniciose privatizzazioni. Questa politica,tra l’altro, ha concorso all’aumento intollerabile delle diseguaglianze.
Grandi masse sono state abbandonate, le quali ovviamente hanno sentito nella loro carne la solitudine, lo sfarinamento della solidarietà tra oppressi, e quindi son stati indotti spesso a comportarsi come i capponi di Renzo, perdendo di vista i veri responsabili.
Molti di loro hanno disertato le urne e altri hanno abboccato alle proposte semplici ma ingannevoli della destra, anche estrema. Se la sinistra politica lascia un vuoto, altri lo occupano, come è successo.
C’è anche altro. Di fronte alla drammatica crisi climatica, questa presunta sinistra politica o area progressista, affronta la necessaria transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili, con la testa rivolta all’indietro, ingrossando le fila dei “luddisti del ventunesimo secolo”, conseguentemente allontanando da se i movimenti ambientalisti, i quali hanno presentato proposte concrete, rimaste senza risposta.
A sostegno di questi miei giudizi e di quelli che seguiranno, ci sono dati di fatto che non ho elencato per non appesantire questa nota.
La sinistra politica va costruita partendo dai fondamentali, sapendo che non ci si riuscirà restando nell’ambito di un solo paese, ma da qualche parte bisognerà cominciare.
Intanto, dobbiamo essere consapevoli che nello scontro mondiale in atto tra le grandi potenze, la sinistra non è da nessuna parte e non c’è neanche l’aspirazione alla ”pace perpetua” della quale parla Kant (mai letto, perché molto al di sopra della mia capacità di comprensione).
Nella Russia c’è l’autocrazia. L’ultimo atto è stato la guerra all’Ucraina. In Cina c’è la dittatura del partito unico. In Occidente c’è una democrazia malata, dove comanda il finanzcapitalismo, del quale la politica è ancella (Francesco). Fa direttamente guerre o le fomenta in tutto il mondo. Dove vede colpiti i propri interessi interferisce nella politica di altri stati in vari modi, per abbattere i governi non graditi. La sinistra politica esistente, che governa in aree limitate ed è debole nel resto dell’Occidente, non può prendere parte a favore di nessuna di queste potenze e deve lottare contro ognuna di esse.
Detto questo, il PD, di fronte a questo nuovo disastro elettorale, ovviamente dovrà fare il suo congresso, ma coloro che al suo interno nutrono intenti di sinistra (la minoranza), sarebbe auspicabile che prendessero atto che il progetto PD è giunto al capolinea e non potrà essere un soggetto utile, come tale, alla nascita della sinistra politica del ventunesimo secolo. E’ patetico l’affollamento dei candidati alla segreteria di un partito finito, almeno per la sinistra politica.
Che fare dunque? Non chiedetelo a me.
Io posso solo rendere noto ciò che mi frulla in testa.
Coloro che vogliono costruire la sinistra del ventunesimo secolo, si parlino, comincino a incontrarsi. Nessuno inviti altri a casa propria. Ripartire dai fondamentali, ovviamente ripudiando il liberismo. Abbandonare il produttivismo, puntare alla smaterializzazione di beni e servizi e abbandonare la dittatura del PIL. Adottare il principio dell’eguaglianza, non nella versione egualitarista: a situazioni diseguali non si danno risposte uguali. Le elezioni sono importanti, ma i progetti devono essere lungimiranti, vedere bene nel medio e più lontano futuro. Unificare lotta e i progetti per l’eguaglianza e per il superamento della crisi climatica, che per gran parte di per sè sono intrecciate. Proporre questa prospettiva, potrà mobilitare sentimento e ragione.
Intanto, dobbiamo fare i conti con il governo di destra, lottando contro le sue scelte inaccettabili e per le nostre proposte, le quali devono essere coerenti con il nostro disegno generale e, quindi, non dobbiamo inseguire l’avversario sul suo terreno, come purtroppo è già stato fatto. Dobbiamo costringerlo a battersi sul nostro terreno. Quasi duemila quattrocento anni fa, Demostene sferzava gli ateniesi, dicendo loro che sbagliavano strategia nella lotta contro Filippo il macedone. Accorrete sempre dove si trova Filippo, “ gli tenete dietro correndo di qua e di là: è lui il vostro stratego”.
Imparando dagli errori, non è detto che il governo di destra duri cinque anni.
Sulla campagna elettorale di chi si è opposto alla destra e sulla strategia delle alleanze del PD, stendiamo un velo pietoso. Conseguenza di quanto detto in questa nota.
Rino Gennari
29 settembre 2022