PAROLA AGLI ATTIVISTI CLIMATICI. Intervista a Filippo Sotgiu, portavoce nazionale dei Fff. Il movimento ha diffuso ieri un duro comunicato contro i principali partiti politici. Qui lancia alcune proposte che coniugano questione climatica e sociale: «Trasporto pubblico gratuito, riduzione dei consumi inutili e dell’orario di lavoro, investimenti per efficientamento e comunità energetiche»
Manifestazione per il clima dei Fridays for future - Ansa
«Tante persone sono orfane della rappresentanza, ritengono che nessuno dei principali partiti abbia risposte soddisfacenti ai problemi del paese». Sono parole dure ma condivise da migliaia di giovani quelle usate dai Fridays for future nell’ultimo comunicato. Le spiega Filippo Sotgiu, 21 anni, laureando in matematica alla Sapienza di Roma e portavoce del movimento.
Accusate i partiti di ignorare la questione climatica, ma è inserita in tutti i programmi elettorali. Persino dalla destra: punto 12 di 14 «L’ambiente, una priorità».
In quello della destra ci sono buoni propositi, vaghi e senza numeri, e cattivi propositi, come nuove trivellazioni. In generale mancano proposte strutturali per affrontare la crisi climatica e aiutare chi soffre gli aumenti dell’energia. Queste persone sono tagliate fuori dai programmi elettorali. Faccio alcune proposte. Trasporto pubblico gratuito per tutti, come in Lussemburgo, Austria e Irlanda che hanno ridotto costi per le persone ed emissioni. Tassare davvero gli extraprofitti delle imprese energetiche, in primis Eni che ha segnato un +700%. L’ultimo governo ha eliminato una norma minima in questo senso il giorno prima di pubblicare il decreto. Manca la volontà di usare quei soldi sporchi, fatti sulla pelle di chi non riesce a pagare le bollette o di chi muore sotto le bombe, visto che i prezzi dell’energia sono cresciuti con la guerra. Altra proposta: istituire comunità energetiche sostenendo la spesa iniziale dei gruppi di persone che si accordano per autoprodurre energia con i pannelli fotovoltaici. Una per comune coprirebbe metà
del fabbisogno nazionale.
Però il governo Draghi ha stanziato bonus bollette, ridotto la dipendenza dal gas russo e creato un ministero della Transizione ecologica. Non basta neanche questo?
È stato detto che smettere di comprare gas da un governo autoritario per farlo da altri governi autoritari è come «cambiare spacciatore». L’obiettivo non doveva essere la diversificazione delle fonti energetiche, ma la sostituzione del gas con le rinnovabili. Investendo su riduzione dei consumi inutili ed efficientamento energetico, per esempio nelle case popolari. Così si sarebbe annullata la dipendenza dalla Russia senza creare infrastrutture inutili come i rigassificatori. Invece è stata colta l’occasione per rilanciare i combustibili fossili, su cui la discussione è chiusa: le principali autorità mondiali dicono che entro il 2035 i paesi sviluppati devono bandirli. Su Cingolani ho poco da dire: lavoro totalmente insoddisfacente. Non ha neanche tagliato i sussidi ambientalmente dannosi come aveva promesso.
Cosa dovrebbe fare un partito per convincervi a votarlo?
Per la crisi climatica esistono varie soluzioni, ma una cosa è certa: va modificato il sistema economico. Tra gli scenari dell’Ipcc per fermare il surriscaldamento gli unici di successo prevedono la riduzione della domanda energetica. Che è impossibile in questo tipo di economia. Da ridurre è anche l’orario di lavoro, eliminando consumi inutili e aumentando le possibilità di partecipazione politica. Sono condizioni minime, anche se non sufficienti, per un buon programma.
Luigi Di Maio ha candidato Federica Gasbarro, ambientalista che ha partecipato ai Fridays. La sosterrete?
No, non fa parte dei Fridays da una vita. Ha attraversato il movimento solo per un breve periodo e poi ha usato la fama ottenuta per fini personali. Pubblicando libri per conto suo o diffondendo idee che non sono quelle del movimento. La sua candidatura ci sembra un’operazione di greenwashing: Di Maio dice che rappresenta le voci dei giovani ma non è chiaro come possa rappresentarci senza aver fatto attivismo come lo intendiamo da anni.
Il prossimo sciopero per il clima sarà il 23 settembre, a due giorni dalle elezioni. Che segnale volete lanciare?
È una coincidenza: prima abbiamo fissato lo sciopero globale e poi è arrivata la data elettorale. Comunque chiederemo di mettere il benessere delle persone davanti al profitto. Tutelare il clima è fondamentale non solo per evitare le fine del mondo, ma anche per arrivare alla fine del mese. Sarà una richiesta di serietà alla politica. Da parte nostra e speriamo anche da quella fetta di popolazione che non si sente rappresentata dai principali partiti.