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SINDACATO. Nessuno del fronte progressista e di sinistra si illuda: non si recuperano voti e credibilità con appelli abusati sul pericolo di una destra antidemocratica

Per noi esiste l’agenda sociale della Cgil Manifestazione della Cgil

Siamo dentro una profonda crisi economica, ambientale e democratica: la bomba sociale potrebbe esplodere già a settembre, quando le conseguenze convergeranno su un paese fragile, impoverito, diseguale. La campagna elettorale dovrebbe avere al centro l’escalation della guerra, la drammatica situazione ambientale, lo scontro geopolitico tra potenze, le condizioni del paese reale, del lavoro povero e del lavoro che manca, della sanità e della scuola pubblica, delle diseguaglianze. Ma ancora una volta la politica sta dando il peggio di sé. Nessuno del fronte progressista e di sinistra si illuda: non si recuperano voti e credibilità con appelli abusati sul pericolo di una destra antidemocratica.

Questo non è certo il tempo della passività e della rassegnazione ma della partecipazione e della mobilitazione. La Cgil, per storia e cultura non è per il «tanto peggio tanto meglio». Non siamo indifferenti alle sorti del paese e alla sua democrazia: abbiamo le radici nella storia del movimento sindacale internazionale e della sinistra italiana ed europea. La Cgil, plurale e democratica, giudica i partiti, le coalizioni elettorali e i governi per i programmi, le scelte, gli indirizzi sociali e non per la loro composizione politica. In questi 17 mesi di governo Draghi, con la sua agenda classista e antisociale che si ripropone come totem ideologico, si è accentuata la distanza tra cittadini e istituzioni.

La Cgil ha espresso il suo giudizio con le mobilitazioni, gli scioperi di categorie come la scuola e lo sciopero generale del 16 dicembre contro la mancanza di politiche economiche e sociali indirizzate verso il mondo del lavoro e la parte più fragile della popolazione, contro le posizioni belliciste, l’invio delle armi e l’aumento delle spese militari. Anche dopo l’ultimo incontro sul decreto legge «Aiuti bis», la Cgil ha rimarcato il dissenso per le scarse risorse previste verso il mondo del lavoro, e forti preoccupazioni sul Ddl Concorrenza, in particolare sulla delega di riforma dei servizi pubblici locali che consegna al futuro governo lo strumento per scardinare i servizi pubblici.

Per noi della sinistra sindacale il governo Draghi non è mai stato il nostro governo: siamo lontani dalla sua agenda liberista e mercantile che prevede, tra l’altro, la riduzione dello Stato e del sistema pubblico a un ruolo caritatevole e sussidiario in favore del privato. Ai partiti progressisti, democratici e di sinistra che si candidano a governare si chiedono parole chiare sulla guerra e la situazione internazionale, impegni concreti, scelte strategiche per il lavoro, la difesa e lo sviluppo del sistema pubblico.

Si chiede discontinuità e un cambiamento radicale, fuori dall’ideologia mercantile e neoliberista e dall’equidistanza tra capitale e lavoro, scelte radicali in difesa dell’ambiente, allargare i diritti civili e sociali, cancellare leggi come il jobs act e la Fornero, reintrodurre l’articolo 18, intaccare privilegi, aggredire l’evasione, colpire le grandi ricchezze, mettere al centro il lavoro e intervenire sulle cause delle diseguaglianze e delle povertà che si stanno estendendo. Si chiedono risposte strutturali verso le giovani generazioni e affrontare concretamente la «privatizzazione» del disagio sociale.

Per noi esiste l’agenda sociale della Cgil. Il 25 settembre il popolo italiano eserciterà un diritto fondamentale e sceglierà chi dovrà governare il paese. Se sarà consegnato alle destre sarà anche per responsabilità, errori, mancanze del fronte progressista, dei partiti «governisti» senza identità, e di una sinistra politica minoritaria incapace di andare oltre il proprio striminzito orticello.

Gli autori fanno parte del direttivo nazionale Cgil