ENERGIE. Con il governo in carica per gli «affari correnti», come è possibile installare 70GW di energie pulite entro il 2030 come dice Draghi? Un promemoria per l’impresa
Non è una questione di poco conto, visto che senza questi dispositivi normativi le CER sono impossibili anche solo da progettare, a dispetto dei 2,2 miliardi stanziati dal PNRR. Ma i provvedimenti urgenti non sono finiti. Importantissima per il raggiungimento degli obiettivi delle rinnovabili, e quindi dell’affrancamento dal gas russo, è la definizione delle aree idonee dove poterle installare, che il settore aspetta dal MiTE da oltre un mese, perché propedeutica alla loro individuazione da parte delle regioni entro il prossimo dicembre.
E’ UN PASSAGGIO obbligato per le opere di semplificazione ed i sei mesi che erano a disposizione delle regioni si stanno accorciando ogni giorno che passa. Purtroppo su tale documento pesa il parere sia del Ministero delle Politiche Agricole che della Cultura, per la questione dei vincoli, cosa che verosimilmente allungherà i tempi. Tutto questo per dar corso alla raccomandazione europea del REPowerEU del 18 maggio scorso sull’indipendenza dal gas russo, che indica di portare a uno o due anni al massimo (e solo a tre mesi per il fotovoltaico sui tetti degli edifici) i tempi degli iter autorizzativi per le installazioni degli impianti rinnovabili.
NELLE AREE IDONEE DESIGNATE, l’amministrazione competente dovrà assicurare una valutazione d’impatto ambientale preventiva di carattere generale, per la quale i promotori degli impianti dovranno semplicemente notificare il progetto per una valutazione d’impatto generale dell’area idonea.
QUESTO SCREENING DOVRA’ DURARE al massimo trenta giorni e permetterà quindi di conoscere subito se un impianto può o non può essere realizzato. Nelle aree idonee, l’intero processo di autorizzazione non dovrà durare più di un anno (sei mesi per il rinnovo di impianti esistenti o molto piccoli). Ma gli Stati membri non dovranno limitare alle sole aree idonee i permessi per i nuovi impianti, e – con ovvia esclusione delle aree protette – potranno prevedere le realizzazioni a fronte di una normale valutazione d’impatto ambientale. Il processo autorizzativo, fuori dalle aree idonee, dovrà durare al massimo due anni. La nostra modesta proposta, non troppo provocatoria vista l’urgenza, è di seguire l’esempio della Germania: destinare il 2% dei territori regionali alle rinnovabili.
L’ESEMPIO DELLA SOLERZIA DELL’EMILIA Romagna è paradossale perché in assenza di indicazioni ministeriali ha ritenuto di non fornire disponibilità di territorio per l’eolico, con un decreto legge che, imponendo autonomamente una fascia di rispetto dai beni culturali esistenti del raggio di sette chilometri, di fatto azzera ogni possibilità di installazione.
UN ALTRO TEMA DA PROMUOVERE con urgenza è quello dell’agrivoltaico, con un provvedimento attualmente «in consultazione»; è questa una soluzione innovativa che mette d’accordo energia e agricoltura con interventi vantaggiosi per entrambi, con redditi supplementari per gli agricoltori, con nuovi posti di lavoro. Ma che non ha ancora una definizione condivisa ed accettata, nonostante mesi di lavoro al MiTE.
CHE DIRE DELLA COSIDDETTA FER2, attuazione della direttiva europea sulle rinnovabili definite innovative, come eolico off-shore, biomasse, biometano, biogas? In ritardo dal 10 agosto 2019, ad oggi più di 1000 giorni, è arcinoto che senza il decreto FER2 si bloccano anche le aste che per eolico e fotovoltaico che sino ad ora hanno avuto scarso successo a causa dell’aumento dei costi della tecnologia che non sono stati aggiornati. Non ci dimentichiamo poi i molti GW di autorizzazioni pronte e ferme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che potrebbero veramente essere sbloccate con un semplice intervento di approvazione.
A TALE RIGUARDO CI ASPETTIAMO immediatamente una risposta e non occorre avere memoria lunga per ricordare l’intervista al Corriere della Sera del 2 giugno del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che affermò: «Al 31 maggio risultano già autorizzati e quindi pronti per essere realizzati 8,3 GW di rinnovabili, di cui 5,1 da realizzare entro il 31 dicembre 2022», salvo in questi giorni dichiarare che per motivi di approvvigionamento viene tutto rimandato. Il tema dell’aumento dei costi era noto da più di un anno e queste ultime affermazioni hanno il sapore di un resa incondizionata senza cognizione di causa. Ma le parole sono macigni.
FERMIAMOCI QUI, AGGIUNGENDO per il momento solo la promozione dell’efficienza energetica nei diversi settori, per cui già esistono fondi disponibili come quelli del Piano di informazione e formazione del D.lgs. 102/2014. Infine c’è l’indispensabile aggiornamento del PNIEC, ma questa è un’altra storia. Occorre aggiornare il vecchio piano nazionale dell’energia, datato 2019, una era geologica fa. Non sono bastati due anni e mezzo e tre governi. Speriamo nel prossimo.
* prorettore alla sostenibilità, Sapienza Università di Roma e presidente Coordinamento FREE -Fonti Rinnovabili Efficienza Energetica