Il 6 e il 9 agosto di 76 anni fa le prime bombe atomiche spazzavano via in un istante le città di Hiroshima e di Nagasaki: un totale di più di 300mila vittime, e infinite conseguenze nei decenni successivi. Decenni durante i quali, nel corso della “guerra fredda” e della folle corsa agli armamenti, gli arsenali nucleari di Usa e Urss arrivarono negli anni ottanta del Novecento al numero incredibile di almeno 70.000 testate.
Vi sono state molte esplosioni nucleari, da allora e molti incidenti che potevano innescare la catastrofe. Ben 2056 test nucleari (dei quali 516 in atmosfera) hanno provocato conseguenze in termini di malattie tumorali. Ricordiamo la scienziata e suora americana Rosalie Bertell, scomparsa meno di dieci anni fa, nota soprattutto per le sue strenue lotte dopo le catastrofi di Bhopal e Chernobyl. Rosalie fece una realistica stima di un miliardo di vittime dirette o indirette dell’Era nucleare, e danni incalcolabili all’ambiente Senza contare chi ha lavorato nelle miniere di uranio, tutti appartenenti a popolazioni emarginate o povere, persone che hanno contratto un numero enorme di malattie.
Oggi siamo di fronte all’insostenibile aggravamento della crisi climatica, e da più parti si invoca una “svolta green”, che qualcuno chiama rivoluzione. Secondo noi questa dovrebbe – se vi è sincerità nelle affermazioni - essere l’occasione per eliminare definitivamente dalla faccia della Terra la minaccia più grave: le armi nucleari.
Ovviamente si possono avere idee e progetti differenti e ancora per molto ascolteremo diverse campane, su come portare avanti la “svolta green”. Le nostre posizioni sono note e vedono nel rapido avvio della fuoriuscita dal fossile il più importante e necessario passo. Ma se c’è una decisione che va presa e basta, e va presa adesso, è quella di eliminare per sempre le armi nucleari.
Può sembrare un’ affermazione semplicistica e superficiale. Ma non lo è.
Il 22 gennaio di quest’anno è entrato in vigore il Trattato di Proibizione della armi nucleari (Tpan), che era stato approvato il 7 giugno 2017 al termine di negoziati svoltisi alle Nazioni Unite, cui avevano partecipato anche rappresentanti della società civile, la Campagna Ican (International Campaign to Abolish Nuclear weapons). Con 86 paesi che hanno firmato il Tpan e 55 che lo hanno ratificato. 86 superficiali e semplicisti ?
Il Trattato sancisce che il divieto del possesso, l’uso, e la minaccia delle armi nucleari fa parte del diritto internazionale. Il guaio è che gli Stati nucleari e i paesi della Nato non si sentono vincolati, e vi si sono fortemente opposti. Ma lo possono ignorare, sic et simpliciter ? Questa è la sfida, adesso.
L’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo grandemente positivo e purtroppo non lo ha fatto. Ma è oltremodo grave e doloroso che anche i principali organi d’informazione del nostro Paese abbiano parlato pochissimo del negoziato svoltosi all’Onu, e ancor meno dell’entrata in vigore del Trattato. Allo stato attuale pare che né il Governo né le forze politiche abbiano alcuna intenzione di firmarlo e ratificarlo.
L’Italia è il paese della Nato che ospita il numero più alto delle testate schierate in Europa (circa 40 dal più recente aggiornamento nella base Usa di Aviano e in quella italiana di Ghedi, operate queste ultime dalla nostra Aeronautica), che, per altro, sono in procinto essere sostituite con le più moderne ed efficaci B-61-12.
La ricorrenza di questo 6 e 9 agosto potrebbe essere l’occasione per esercitare la più forte pressione sul nostro governo perché firmi e ratifichi il Tpan. La minaccia di una guerra nucleare non è tramontata, ed è resa sempre più grave: negli ultimi anni lo sviluppo esasperato di sistemi di controllo automatizzato, lungi dall’allontanare il rischio di incidenti irreversibili, lo ha pericolosamente avvicinato. La mobilitazione della società civile – attraverso tutte le sue espressioni possibili - sul Governo, sul Parlamento e sul mondo politico in generale, dai Presidenti delle Regioni ai singoli candidati nelle liste per le prossime elezioni, potrebbe esercitare una straordinaria e decisiva opera di convincimento, cui sarebbero grate per sempre le future generazioni.
Se vogliamo davvero una transizione ecologica, questo è il momento di eliminare le armi nucleari.
Pippo Tadolini
Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile” coordinamento ravennate