Serve una iniziativa politica all’altezza della rottura rappresentata dalla Pandemia. Non funziona questa precarietà del rapporto politico che non vede in campo forze sufficienti per trasformarla in progetto condiviso.
I 5S sono in una crisi strutturale. Il Pd si è predisposto fin dall’inizio a fare la parte responsabile, fino ad abbassare il proprio profilo.
Proprio perché non agisce nella maggioranza una forza dotata di una propria visione strategica, tanto forte da ricomprendere anche le ragioni migliori degli alleati, la precarietà tende ad accentuarsi invece di diminuire.
Ecco il circolo vizioso che potrebbe essere spezzato solo dal Pd,ma che il Pd non sembra fare niente per spezzare.
C’è bisogno di una forza che parli a un paese colpito, sofferente, disorientato anche, ma con energie profonde, bisognoso di una rotta e che va chiamato ad interpretarla, arricchirla, portarla avanti da protagonista.
E non è proprio questo il ruolo della Politica? Ma non è proprio nelle situazioni di crisi che c’è bisogno massimamente di questa funzione? E se non la copre la politica, chi? Chi si preoccuperà di immaginare forme nuove per la società?
Forze potenti ci sono che spingono per tornare al prima: quelle stesse forze dominanti del capitale, del mercato, del profitto, nuovi Dei del Mondo, alle quali la democrazia va stretta e che anzi hanno già dichiarato da tempo guerra ad essa.
Non c’è questione sulla quale il Pd si predispone a far vivere nella società, nella mobilitazione delle sue forze, nel lavoro di confronto un pensiero proprio agente.
Naturalmente avere responsabilità di direzione del paese in un passaggio del genere è cosa da far tremare le vene dei polsi, che c’è una destra che non perde occasione per scivolare con la sua opposizione assolutamente legittima in canea bavosa .
Il Pd sembra bloccato, forse perché semplicemente dal suo orizzonte tutto questo è fuori. Ormai è un’altra cosa : una forza di governo che vive del governo e del gioco per non allontanarvisi troppo, prigioniera poi di satrapie territoriali che essa stessa alimenta e legittima. Una forza che deve stare al centro per poter sopravvivere. Una forza camaleontica, che deve sapersi adattare a tutte le posizioni e per la quale averne una di posizione è di intralcio. Disancorata da qualsiasi aspirazione a costruire nuova rappresentanza e nuovo conflitto sociale.
E allora, qui siamo sul terreno di una contraddizione che può diventare esplosiva. C’è ancora qualcosa che Zingaretti non ci ha detto? E allora dica, il tempo è agli sgoccioli.
E ci dicano gli spezzoni di Sinistra critica che non sono riusciti a ritrovarsi dopo il voto politico ultimo per avviare un percorso costituente di nuova soggettività politica per ritrovarsi invece insieme nel Governo dove non c’è ne Art. 1 e né SI ma Leu. Bene. E allora, dite anche voi. Fate.
E comunque, ma davvero tante forze nuove, impegnate in tante esperienze di movimento e associative sui terreni più diversi, espressione di una alterità potenziale e reale alle logiche dominanti; tanto lavoro vecchio e nuovo, precario e qualificato; tante forze della cultura e dei saperi; tantissimi 50/60enni orfani di qualsiasi casa politica e fuori dall’idea che la politica possa ridursi a scontro di ceti politici; tante relazioni cresciute tra le generazioni Erasmus e nell’uso della Rete tali da configurare un potenziale Demos europeo di cui Sardine e Friday For Future sono stati in qualche modo esempi; e il movimento Non una di meno, con tutta la carica critica che in esso si concentra: ecco, ma davvero tutto questo deve essere condannato a rimanere senza rappresentanza?
Io penso che questo discorso, in un modo o nell’altro, dovrà costituirsi come Politica nuova, moderna critica agente delle forme presenti del capitalismo e fare sì che proprio nel passaggio di questi tempi cruciali, si incontri di nuovo con i bisogni del Paese.
* Dall’editoriale di INFINITIMONDI Bimestrale di pensieri di libertà, 14/2020 PROFILI DI UNA PANDEMIA in distribuzione dall’11 giugno.