Aria di stagnazione, anzi di recessione, lo spread è alto, la crescita sarà più bassa del previsto, mentre il deficit cresce... queste sono alcune parole chiave che sentiamo in televisione e leggiamo sui giornali, contrapposte a quelle del Governo, che afferma "...credo che un nuovo boom economico possa nascere..." naturalmente, come conseguenza della manovra approvata dalla maggioranza, che vede come punti forti la cosiddetta "quota 100" e il "reddito di cittadinanza".
Non è compito nostro esprimere giudizi compiuti sulle politiche economiche complessive: quelle del Governo e quelle degli altri soggetti economici, finanziari, imprenditoriali, che governano l'economia reale.
Siamo invece molto interessati a valutarne gli effetti reali, a partire dalle nostre realtà territoriali, e - ancor prima - a capire i giudizi e le aspettative soprattutto di: chi si trova in condizione di povertà; chi un lavoro non ce l'ha; o pur avendolo, in forma precaria e magari irregolare, è comunque un “lavoratore povero”; ma più in generale di chi vive del proprio lavoro, dipendente o in altre forme, per settori e aziende più strutturate, ma che potrebbero avere problemi di mercato, o compiere scelte di delocalizzazione, come già è successo in diverse occasioni.
Per questo, con i modesti mezzi di questo sito, vorremmo ascoltare e riportare i punti di vita in campo: dei sindacati, di rappresentati dei lavoratori, patronati, rappresentanti di associazioni imprenditoriali, centro per l'impiego, ecc., per capire le criticità dei nostri territori e valutare che impatto concreto potranno avere qui, misure come quota 100 per le pensioni, e il reddito di cittadinanza, per chi fosse sotto le soglie di povertà previste.
Ripetiamo, non è nostro compito valutare a priori queste misure – che indubbiamente hanno dei limiti, possono e debbono essere criticate – ma i problemi di chi, pur in età avanzata e con lavori gravosi, non riesce ad andare in pensione, sussistono; così come sono cresciute, assieme all'aumento delle diseguaglianze, situazioni di povertà e di esclusione sociale, che interessano giovani e adulti, immigrati e italiani, che necessitano di risposte concrete.
Non abbiamo dubbi che l'inclusione sociale, non può essere solo assistenza, e passa anche attraverso un coinvolgimento lavorativo, ma quali lavori - e quindi quale sviluppo - potrebbero essere disponibili nei nostri territori? Dato che non saranno i Centri per l'impiego o i “navigator” a crearli.
Che esperienza trarre dal funzionamento, sperimentato finora nelle nostre zone, di strumenti analoghi, come il Reddito di Inclusione (REI) e ancora prima, in Emilia Romagna, del Reddito di Solidarietà (RES) ?
Si apre un terreno di azione che dovrebbe interessare tutti i soggetti in campo, a partire dalle Amministrazioni locali, attraverso i servizi sociali, ma anche da tante altre realtà sociali, sindacali, economiche e imprenditoriali, e non solo dal volontariato.
Noi, tenteremo di fare la nostra piccola parte, per sviluppare questo confronto.
La Redazione di Qds