Nelle settimane passate il deputato di LeU Stefano Fassina ha presentato a Roma l’associazione “Patria e Costituzione”, un soggetto che non vuole essere l’ennesimo micro partitino ma che nelle intenzioni dei promotori punta a “riscoprire il sentimento positivo di Patria e Nazione per ... rivitalizzare nelle sue funzioni essenziali lo Stato nazionale e riconnettere, nella misura possibile all'avvio del XXI Secolo, popolo e democrazia costituzionale”, inoltre "Un'associazione di cultura e iniziativa politica, dalla parte del lavoro, per affrontare la domanda di comunità, di protezione sociale e culturale, per rideclinare il nesso tra sovranità democratica nazionale e Ue, per definire strumenti adeguati per lo Stato per intervenire nell'economia…. Un progetto per la rinascita della sinistra di popolo.” Il nuovo soggetto, associazione e non partito, è stato esplicitamente definito “Sovranista di sinistra” dai mezzi di comunicazione, e rossobruno, dalla stampa più di sinistra (Il Manifesto, Left, ecc.), una stampa poco attenta ai contenuti dell’iniziativa ma molto intenta a sminuire e ridicolizzare le aspirazioni e i protagonisti di tale iniziativa. Certo si può ampiamente criticare la scelta di presentare l’associazione il giorno 8 settembre, individuando nell’8 settembre del 1943, giorno dell’armistizio di Badoglio, l’atto di rinascita della Patria dopo il fascismo, semmai è un altro 8 settembre quello che andrebbe riscoperto e ricordato da parte della sinistra, vale a dire l’8 settembre del 1920, il giorno in cui venne ufficialmente promulgata a Fiume la Costituzione della “Reggenza Italiana del Carnaro”, il testo preparato da Alceste De Ambris e ritoccato da Gabriele D’Annunzio, un testo mai applicato ma molto all’avanguardia per i suoi tempi, che prevedeva ad esempio l’attuazione di un ampio decentramento amministrativo nonché l’affermazione della democrazia diretta con l’assegnazione di una funzione dirigente alle organizzazioni dei lavoratori, cercando di delineare un assetto costituzionale politico e sociale più avanzato rispetto alla tradizione liberaldemocratica, senza accettare la nascente prospettiva sovietica. Chiusa la parentesi storica, e tornando all’oggi confesso che ho anch’io qualche perplessità sull’ultima iniziativa di Fassina e soci, ma a differenza
di tanti io riconosco loro il merito di aver sollevato una questione fondamentale che la sinistra italiana, ridotta sempre più ai minimi termini, preferisce eludere o demonizzare, vale a dire la riappropriazione della sovranità nazionale da parte di un popolo, sempre più espropriato della possibilità di scegliere i propri governanti dagli organismi sovranazionali dell’Unione Europea. Premesso che quando parlo di sinistra mi riferisco a Liberi e Uguali, Potere al Popolo, una parte del sindacato e tutti quei gruppi e singoli che si oppongono a questa deriva, non mi riferisco certo al PD, corresponsabile da diversi anni dell’attuale situazione di “espropriazione” della volontà popolare e di politiche del lavoro all’insegna della massima precarizzazione, perché “ce lo chiede l’Europa!” e ultimamente “i mercati ci guardano e giudicano!”
Io ho sempre pensato che sminuire se non disprezzare l’idea di Nazione e la parola Patria sia un errore storico di larga parte della sinistra italiana, non certo di quella di altri paesi, e che ora sia troppo comodo da parte di molti a sinistra bollare come nazionalismo, populismo, protofascismo, xenofobia, ecc. le istanze contrarie alle politiche di austerità dei famosi “burocrati di Bruxelles” ed il tentativo di invertire questa tendenza ripartendo dallo Stato nazionale e dalla riscoperta delle proprie identità, cultura e peculiarità storiche, un’identità che non esclude affatto chi cerca una vita migliore nel nostro Paese, ma può essere invece molto inclusiva. Quelle istanze di cambiamento sono sacrosante, e guardarle con sufficienza o sospetto, lasciando che siano la Lega o il Movimento Cinque Stelle a farsene carico, è solo l’ennesima dimostrazione di una visione miope da parte di chi ha finito per perdere il contatto con il suo popolo, ed anziché cercare di comprendere la società e dare risposte alla voglia di giustizia sociale, sicurezza, partecipazione di larga parte della cittadinanza sembra preferire riproporre le parole d’ordine dell’antifascismo, sempre più ridotto a mito incapacitante, condannandosi così all’isolamento ed all’impotenza politica. Una leggenda nera, fake news si direbbe oggi, dice che alla vigilia della Rivoluzione Francese la regina Maria Antonietta di Francia, di fronte al popolo che protestava perché non aveva pane, dicesse “Se non hanno pane che mangino brioches”, devo confessare che questa storia mi è tornata in mente in occasione delle elezioni politiche del marzo scorso, quando di fronte ad un elettorato che chiedeva più sicurezza, meno precarietà e politiche diverse in materia di immigrazione, Leu e PaP hanno impostato i loro messaggi sulla mobilitazione antifascista e la messa al bando di alcuni ininfluenti partitini di estrema destra, manco fossimo alla vigilia della marcia su Roma o del 25 aprile 1945. Se nel 2018 la sinistra ha questo modo di porsi verso la nostra gente, come ci si può stupire se poi gli elettori votano Salvini o Di Maio?
Raffaele Morani