Autonomia differenziata Aggirata la Consulta. Salvato il lavoro istruttorio svolto fino al 5 dicembre sulla base di norme illegittime
Roberto Calderoli in Senato – foto Ansa
Il governo dà una prima risposta alla sentenza della Corte costituzionale che ha demolito la legge sull’autonomia differenziata, e lo fa con una nuova “calderolata”, una furbizia normativa pensata dal ministro Roberto Calderoli. Nel decreto Milleproroghe approvato ieri sera dal consiglio dei ministri, un articolo mira a salvare il lavoro del Comitato Cassese per la definizione dei Lep, con un nuovo trucco puramente normativo, dopo che la Corte lo aveva privato delle sue basi legali.
La sentenza della Consulta aveva dichiarato illegittime le procedure legislative alla base della macchina voluta dalle destre per definire i Livelli essenziali delle prestazioni. Per aggirare il parlamento, il governo Meloni aveva inserito nella legge di bilancio del 2023 una serie di commi con i quali si attribuiva a una Cabina di regia istituita presso la Presidenza del consiglio il compito di definire i Lep. Questi poi sarebbero stati promulgati attraverso una serie di decreti del presidente del consiglio (Dpcm), vale a dire puri atti amministrativi, sui quali il parlamento non può nemmeno dare un parere. Nel marzo 2023 il governo, sempre con un Dpcm, aveva istituito un Comitato di 61 esperti, guidato dal professore Sabino Cassese: il suo incarico era di fornire una relazione sui Lep sulla base della quale il governo avrebbe emanato i Dpcm. Quindi non solo per la definizione dei livelli che qualificano i diritti sociali, veniva espropriato il parlamento, ma addirittura ci si affidava ai tecnici, con una delegittimazione della politica stessa: anzi una autodelegittimazione del governo delle destre.
Il Comitato Cassese (Clep), come il nostro giornale ha puntualmente raccontato, è stato attraversato da numerose polemiche, cominciate dalle dimissioni di autorevoli membri, fino alle critiche a Cassese allorché nell’autunno dello scorso anno rifiutò di presentarsi in Senato in audizione per riferire il lavoro del Clep. Dulcis in fundo, l’accelerazione per concludere i lavori entro l’anno, nonostante il 14 novembre la Consulta avesse preannunciato la sentenza di bocciatura della legge Calderoli in un comunicato molto chiaro.
Il 5 dicembre è arrivato il dispositivo della sentenza della Corte costituzionale, che ha sbianchettato la maggior parte della legge Calderoli. Tra le parti dichiarate illegittime vi erano tutti i riferimenti normativi che riguardavano la definizione dei Lep, necessari per la devoluzione di una serie di materie e funzioni delicate, come scuola, sanità, ecc. L’illegittimità, spiegavano i giudici della Consulta, dipendevano esattamente dal fatto che il parlamento veniva esautorato su una materia centrale come i diritti sociali, e i relativi Livelli essenziali delle prestazioni. Insomma il lavoro del Clep da quella sentenza non ha più le basi normative per andare avanti. È solo un club di illustri studiosi che fanno accademia.
La “calderolata” del Milleproroghe è allora una “sanatoria” normativa che dà una base giuridica al lavoro del Comitato Cassese a partire dal 5 dicembre, giorno della sentenza della Consulta.
L’articolo del decreto prevede che sia «fatto salvo il lavoro istruttorio e ricognitivo» svolto sulla base delle norme dichiarate illegittime dalla Corte; inoltre «l’attività istruttoria per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e dei relativi costi e fabbisogni standard, a decorrere dal 5 dicembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025, è svolta presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie». Insomma Il Comitato potrà concludere i propri lavori, sotto l’ala protettiva di Calderoli. Viene ridata una legittimità normativa, ma quella politica è impossibile.