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COMMENTI. È il concetto stesso di “si-nistra” che ha bisogno di una rigenerazione culturale, ricostruendo pensieri lunghi in grado di tenere insieme e di mettere in movimento una società inclusiva, aperta e solidale

In autunno si guarda il cielo…

Bisogna prendere sul serio l’appello dell’Alleanza Verdi Sinistra perché la situazione è veramente preoccupante e c’è necessità di un ulteriore tentativo, speriamo questa volta utile, di ricostruire un’alternativa politica che abbia l’ambizione di un processo di trasformazione radicale della nostra società. Diverse le ragioni che rendono condivisibile il percorso proposto.

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In primo luogo è evidente la necessità impellente di contrastare le destre che vogliono smantellare qualsiasi parvenza di transizione ecologica continuando a far pagare la crisi economica e climatica ai settori sociali più deboli: la loro Europa delle nazioni è in realtà un Europa contro i popoli, che odia visceralmente i diritti, le speranze di emancipazione, la libertà. Dobbiamo fermarli.

D’altra parte è evidente che la possibilità di ribaltare un risultato, per molti già scritto, delle ele-zioni Europee prossime, non può essere rappresentato solo dalla paura delle destre, su cui negli ul-timi 20 anni abbiamo regolarmente accumulato fallimenti elettorali e politici. Il consenso elettorale di cui gode la destra in tutto il continente non è un accidente della storia ma il frutto dell’incapacità del campo progressista di dare risposte soddisfacenti ad una crisi di sistema lacerante che ha ali-mentato disuguaglianze e rancori.

In assenza di prospettive di miglioramento e di crescita le società involvono, si chiudono in se stesse, alimentando gli istinti peggiori. Abbiamo bisogno che un idea radicale di cambiamento irrompa nuovamente sulla scena politica, immaginando una transizione ecologica e sociale che non sia subalterna ai poteri forti ma affermi il diritto di tutti ed ognuno ad una vita degna di essere vissuta. Le politiche economiche neoliberiste hanno interrotto la redistribuzione di ricchezza e di reddito sociale che erano peculiarità dei paesi europei. Stretto tra disoccupazione e nuovo schiavismo anche il lavoro è precipitato in una povertà che il depauperamento del welfare non riesce a scalfire.

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L’idea che non esista una società e che ognuno debba pensare solo a se stesso, ha introdotto la legge della giungla in campo sociale ed economico abbandonando al proprio destino i poveri, i lavoratori, i set-tori popolari, le periferie delle città. Dobbiamo tornare ad ascoltare le istanze sociali e di libertà, imparando da chi sperimenta da anni nuove politiche, nuove coalizioni sociali, nuovi orizzonti di riferimento.

E’ il concetto stesso di “si-nistra” che ha bisogno di una rigenerazione culturale, ricostruendo pensieri lunghi in grado di tenere insieme e di mettere in movimento una società inclusiva, aperta e solidale. Per questo crediamo che il passo più importante dell’appello sia quello dove si afferma che “Dob-biamo saper costruire l’alternativa. Una delle più importanti novità degli ultimi anni è stata certa-mente l’irruzione sulla scena sociale e politica di movimenti animati dalle giovani generazioni, che hanno consentito al dibattito sul futuro dei nostri Paesi e del mondo di fare un passo in avanti. Questi movimenti da qualche anno mettono al centro l’inscindibilità di tre grandi questioni: l’am-biente, la democrazia e l’uguaglianza.”

È con questa predisposizione d’animo che guardiamo all’appuntamento di Ottobre per tentare nuo-vamente di saltare l’ostacolo, di riaffermare un protagonismo politico che metta al centro una mo-derna ecologia sociale, che faccia dell’asse giustizia ambientale, giustizia sociale e pace i pilastri di una nuova proposta politica unitaria di alternativa. Vogliamo credere che sia l’occasione giusta per una nuova opportunità di relazione tra diversi, che riesca ad andare oltre la scadenza elettorale, provando a sciogliere il groviglio che impedisce lo svi-luppo della potenzialità a sinistra, a partire dal superamento di una visione troppo spesso politicista e verticista, rimettendo al centro il lavoro collettivo, la costruzione di comunità e il riconoscimento reciproco.

Uscire dalla propria “confort zone” è necessario sia per le organizzazioni e i partiti della sinistra ma anche per i movimenti, organizzazioni e reti civiche che spesso vivono al riparo della propria bolla rassicurante. E’ arrivato il momento di uscire dal piccolo orizzonte in cui spesso ci siamo rifugiati per sopravvivere, sperimentare nuove visioni e coinvolgere generi e generazioni in una nuova sfida: guardare oltre, cimentarsi su questioni di carattere più generale e di lungo respiro. Dopo l’estesa solidarietà espressa durante il periodo della pandemia, le organizzazioni di base, gli stessi enti di terzo settore, dovrebbero partecipare attivamente a questo processo ripensando il pro-prio ruolo, riscoprendo le proprie nobili origini di organismi del mutualismo diffuso e della trasfor-mazione sociale, solidamente partigiani di un processo di emancipazione civile.

Sarebbe bello ritrovarsi intorno alla necessità della cura delle persone, della cura della comunità e dell’ambiente come paradigma della cura della terra, che è un percorso di pace. Forse questo po-trebbe riaprire una stagione appassionante, in grado di produrre anche conflitti significativi che rin-novino il tessuto democratico ma soprattutto rimettano al centro le passioni vive delle nuove gene-razioni contro quelle tristi e lugubri della modernità. È evidente che tutto ciò richiede uno sforzo da parte di tutti sulle forme dell’organizzazione e della partecipazione, richiamando la necessità di trovare i giusti nessi tra rappresentanza politica/istitu-zionale, movimenti sociali, sindacati, associazionismo e reti civiche.

Dobbiamo concepire questa alleanza politico-elettorale non come un evento mediatico ma come l’avvio di una battaglia frontale alla destra che mentre rilancia nel paese un grande processo di mobilitazione e confronto è in grado di costruire società attorno alle esperienze maggiormente significative. Se “l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio”, le buone pratiche senza la disobbedienza sociale e la solidarietà atti-va sono pura sociologia. Abbiamo bisogno d’altro.

Roma, 25 agosto ‘23

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Andrea Alzetta di Spin Time Labs – Cantiere di rigenerazione Urbana
Beatrice Tabacco di Solid Roma
Carlo De Angelis di Solid Roma
Fabrizio Nizi di Action – diritti in movimento