Il nostro parere sulla nuova legge urbanistica regionale
Sul consumo di suolo troppe deroghe e mancanza di un vero limite alla cementificazione. Chiediamo limiti più restrittivi da subito!
Positivo invece l’impianto sulla riqualificazione urbana.
Il disegno di legge della nuova legge urbanistica non arriva in fondo al tema del consumo di suolo, ma si ferma a metà strada. Questo in sintesi il nostro giudizio sulla norma presentata dalla Giunta regionale dell’Emilia Romagna in questi giorni.
Una via di mezzo, con troppe deroghe che vanificano l’impianto di fondo del testo, e la possibilità di un ampio margine per consumare suolo. Un risultato sicuramente non sufficiente per una regione che negli ultimi decenni ha consumato enormi quantità di territorio, sia per superficie complessiva che per grado di dispersione insediativa.
Il testo della norma presenta certamente scelte importanti che l’associazione richiede da tempo.
Primo tra tutti l’azzeramento delle previsioni urbanistiche dei Piani .
Ma questo non consentirà di ridurre il consumo di suolo ad un quarto delle previsioni attuali, come affermato nei comunicati della Regione.
Il tetto fissato dalla Regione (del 3% sul territorio già urbanizzato) non vale per una lunga serie di interventi in deroga che non vengono contabilizzati, impedendo quindi di valutarne l’entità vera.
Tra questo gli insediamenti produttivi strategici, le opere pubbliche e quelle definite di “interesse pubblico”, definizione generica quest’ultima che in questi anni ha permesso a molte lobby di ottenere il via libera a progetti inutili e dannosi tramite i famigerati accordi di programma.
Inoltre il punto zero da cui si partirà è fissato a tre anni dopo l’approvazione definitiva della legge (a fine 2020 probabilmente). In questo periodo la legge non pone limiti quantitativi all’avvio di procedure di attuazione delle previsioni passate (attualmente ammontano a 250 kmq circa, pari a 50.000 campi di calcio).
Ci aspettano quindi 4 anni di pressione fortissime da parte di chi vorrà mettere in sicurezza le attuali possibilità edificatorie. Già da oggi Legambiente e tutti i cittadini dovranno vigilare sui territori per contrastare il rischio di un’accelerazione della cementificazione.
Infine non è previsto nessun obbligo di compensazione ambientale o di “saldo zero” per le future espansioni sul suolo vergine, un aspetto che Legambiente ha sempre richiesto come necessario per disincentivare economicamente il consumo di suolo. Troppe quindi le discrezionalità presenti nel testo, e le opportunità di deroghe concessa ai Comuni.
Per questa ragione abbiamo iniziato un campagna per tracciare fin da subito il perimetro del territorio urbanizzato di ogni Comune, fissando subito un tetto al consumo di suolo.
Giudichiamo invece positivamente l’impianto di legge sulla rigenerazione urbana che, in modo innovativo, agevola fiscalmente e proceduralmente gli interventi edilizi effettuati in ambito urbano. Una scelta necessaria per dare risposte al settore edilizio e per risolvere i problemi delle città senza consumare risorse ambientali. Si rileva tuttavia che la norma che sarebbe ancor più efficace se accompagnata da un maggior rigore sul versante della tutela del suolo.
Chiediamo dunque che nel percorso che porterà all’approvazione in Giunta e al voto in Assemblea Regionale, si correggano queste contraddizioni inserendo i giusti meccanismi di tutela del suolo, e fissando un rigoroso e restrittivo sistema di deroghe così da limitarne l’utilizzo.