Il 1° luglio termina il regime in cui è Arera, autorità di settore, a determinare il prezzo, ma 1 consumatore su 4 nulla sa della scadenza. Ecco cosa succede
Ancora pochi giorni e scatterà l’ora X: dal primo luglio finirà il mercato tutelato dell’energia elettrica, tranne che per i clienti vulnerabili. Il governo aveva annunciato una massiccia campagna di informazione, ma non si è visto nulla o quasi. È per questo che la confusione ha regnato sovrana in questi mesi, che le aziende hanno premuto l’acceleratore sul marketing aggressivo, che i consumatori più accorti e previdenti si sono rivolti agli sportelli Cgil, alle sedi di Federconsumatori e dello Spi per chiedere consigli e suggerimenti.
Non meravigliano quindi i risultati dell’indagine del portale di comparazione Facile.it secondo cui 1 consumatore su 4, e cioè 11 milioni di persone, non sa nulla della fine del regime di maggior tutela, mentre 4,5 milioni di italiani dichiarano di non sapere nemmeno se il loro contratto sia in regime tutelato o nel mercato libero.
CHE FARE? UTENZA ELETTRICA
Vediamo quindi che cosa fare prima e dopo l’imminente scadenza del 30 giugno. Per l’utenza dell’energia elettrica, il consiglio ai clienti vulnerabili è di rientrare nel mercato tutelato a loro riservato: questo passaggio può essere fatto anche dopo il termine del 1 luglio.
Gli altri utenti possono scegliere: chi è nel mercato libero, entro il 30 giugno può rientrare nel mercato protetto, il servizio a tutele graduali, un regime transitorio predisposto da Arera, l’autorità di settore, che durerà fino a marzo 2027 e che oggi è il più conveniente; sempre chi è nel libero può rimanervi cercando di capire se il suo contratto è in linea con il mercato, consultando il portale delle offerte di Arera; chi è nel tutelato, se non effettua alcuna scelta, passa automaticamente nel servizio a tutele graduali.
CHI SONO I VULNERABILI?
Rientrano nella categoria dei clienti vulnerabili: tutte le persone di età superiore ai 75 anni; i soggetti percettori del bonus energia; i disabili ai sensi dell’art. 3 legge 104/92; i soggetti con utenze ubicate nelle isole minori non interconnesse; i soggetti con utenze ubicate in strutture abitative di emergenza a seguito di eventi calamitosi; chi si trova in gravi condizioni di salute, che richiedono l’utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche salvavita alimentate dall’energia elettrica o i soggetti presso i quali sono presenti persone che versano in queste condizioni.
COS’È IL SERVIZIO A TUTELE GRADUALI?
Il servizio a tutele graduali è un regime in cui le condizioni contrattuali ed economiche sono definite da Arera: la tempistica di fatturazione è bimestrale; non è richiesta nessuna garanzia al cliente in caso di pagamento tramite domiciliazione bancaria, postale o su carta di credito; in tutti gli altri casi, c’è un addebito del deposito cauzionale, nella prima bolletta, pari a 11,5 euro per ogni kW di potenza impegnata; come modalità di pagamento, domiciliazione bancaria, postale o su carta di credito oppure bollettino.
CHE FARE? UTENZA GAS
Per l’utenza del gas il consiglio è di rientrare nel mercato tutelato, chi può farlo, cioè i clienti vulnerabili. Per tutti gli altri, il suggerimento è di orientarsi sui contratti a prezzo variabile, facendo attenzione a due voci: il costo fisso annuo, che può andare dai 70 ai 300 euro, e lo spread, cioè il sovrapprezzo applicato al costo della materia prima. È qui che si nascondono i margini di guadagno dei fornitori. È bene tenere sempre d’occhio il portale delle offerte di Arera per scovare sul mercato libero le offerte più interessanti.
LA CAMPAGNA
“Fa sorridere la proposta del ministro Salvini di fare slittare la data del 1 luglio per la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica, perché come anche lui dovrebbe sapere arriva fuori tempo massimo e ha dunque il sapore di campagna elettorale – afferma Barbara Apuzzo, Cgil -. Nel frattempo continuano a mancare le informazioni ai cittadini. La nostra campagna, realizzata con Spi, Fedeconsumatori e Filctem, è stata efficace perché con le sue iniziative ha raggiunto tantissimi utenti, mentendoli al riparo in alcuni casi anche da tentativi di truffa”.
Articolata e capillare, sul web ma anche dal vivo con centinaia di assemblee cittadine, di quartiere, di borgo “Fermati non prendere la scossa” ha fornito alle persone informazioni, supporto e consulenza.
“Questa campagna ha fatto emergere tutte le storture del sistema – spiega Carla Mastrantonio, Spi Cgil -: anche per chi è vulnerabile il passaggio non era così facile e automatico. E a coloro che volevano rientrare nel mercato tutelato le aziende hanno creato difficoltà o dato informazioni scorrette. Senza contare le telefonate dai toni anche aggressivi, con cui ci hanno tempestato ogni giorno le società fornitrici. L’energia elettrica è un bene comune che è stato completamente consegnato al libero mercato: c’è bisogno più presenza e impegno da parte delle amministrazioni e dei governi locali”.
AUMENTI INGIUSTIFICATI
Grazie alla liberalizzazione le aziende hanno avuto inediti spazi di manovra, e in questi mesi hanno alzato i prezzi dell’elettricità. La forbice tra il mercato libero e quello tutelato si è allargata ulteriormente, e così chi si trova nel libero oggi paga il 30 per cento in più del tutelato. E sono tanti i consumatori che spinti dal marketing hanno avuto l’impulso a uscire dal mercato tutelato. Mentre grazie alle aste, le società per accaparrarsi gli utenti rimasti nelle tutele graduali hanno abbassato i prezzi, che oggi sono addirittura inferiori a quelli del mercato riservato ai vulnerabili.
IL FALLIMENTO DEL MERCATO LIBERO
“Ciò dimostra che a dispetto della retorica il mercato libero non funziona, è un fallimento – spiega Fabrizio Ghidini, Federconsumatori -. Anzi, funziona benissimo per le aziende ma non per le famiglie. Lo stesso è accaduto per il gas, dove la differenza tra i prezzi medi del tutelato e quelli del libero è ancora più marcata. Fino allo scandalo dei costi improponibili applicati da Enel che in alcuni contratti ha fatto pagare 2,43 euro un metrocubo di metano. Ma non è l’unica a speculare. Con l’Arera, l’autorità di settore, esautorata, e il legislatore disattento, i clienti si sono ritrovati da soli”.