Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Il segretario generale della Cgil dal palco della Leopolda rilancia la mobilitazione: “Il 20 aprile in piazza. Vogliamo una società più giusta basata sulla Costituzione” 

“C’eravamo presi un impegno: che non ci saremmo fermati e che saremmo andati avanti fino a quando sarebbe stato necessario, fino a quando non avremmo ottenuto dei risultati. E se oggi siamo qui a discutere è perché da novembre le cose non sono migliorate”. Dal palco della Leopolda a Firenze il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, va dritto al punto di fronte ai 1.700 delegati riuniti per l’assemblea nazionale di Rsu e Rls dal titolo emblematico: “Adesso basta! Sicurezza e rappresentanza del lavoro”.

IL NESSO TRA SICUREZZA E RAPPRESENTANZA

Due temi che il leader della Cgil ha voluto tenere insieme da subito, ricordando alla platea gli incontri finti che sulla salute e sicurezza sul lavoro sono stati fatti dal governo, incontri che hanno anche messo in discussione “il diritto dei lavoratori a scegliersi la propria rappresentanza con il quale il governo deve trattare e trovare soluzioni”, mentre al contrario oggi “è il governo che vuole decidere con chi trattare”. Una cosa gravissima, “che mette in discussione il nostro ruolo”, e che arriva a “mettere in discussione il diritto delle lavoratrici dei lavoratori di organizzarsi collettivamente e di poter portare a casa dei risultati”.

Si tratta, e Landini lo dice senza fronzoli, “di un vero e proprio attacco alla democrazia e alla libertà delle persone perché, ripeto, non può essere il governo che decide con chi negoziare”. E visto che tutti a parole difendono la democrazia il leader della Cgil, alludendo alla necessità di una legge sulla rappresentanza, ha ricordato che per sedere in Parlamento ci sono delle regole, ad esempio una soglia minima del 3.5% di voti: e dunque “Perché queste regole che servono a far funzionare la politica non possono valere anche per noi”?

In diretta dalla stazione Leopolda di Firenze. Introduce Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil. Conclude Maurizio Landini, segretario generale Cgil

LA PRECARIETÀ GENERA INSICUREZZA

Landini ha poi ricordato dal palco l’ennesimo morto di questa mattina, un operaio di 51 anni rimasto schiacciato in un cantiere di Sondrio da alcuni pannelli di legno. Bisogna dunque intervenire, ma per farlo “non basta qualche provvedimento sparso”, ma occorre “produrre un vero e proprio cambiamento” che investe alle radici il nostro modo di produrre, il nostro sistema economico. “Non si tratta solo – ha ricordato – di una cosa importantissima come non morire sul lavoro, ma di far sì che le persone al lavoro si possano realizzare, utilizzare la propria intelligenza, stare bene”.

Ecco perché alcune norme non bastano. Qui il segretario generale della Cgil ha avuto gioco facile nel ricordare che “in questi anni tutto ciò che è stato fatto è andato nella direzione di aumentare la precarietà, gli appalti e i subappalti, la frantumazione delle filiere al punto che la stessa contrattazione collettiva viene vissuta come un vincolo inaccettabile”.

Tutti elementi, questi, che non solo peggiorano il lavoro e ne aumentano l’insicurezza – “visto che il 90% delle morti avviene negli appalti e nella stragrande maggioranza dei casi colpisce i lavoratori precari” – ma favoriscono l’illegalità e le infiltrazioni mafiose. E proprio per questo, ha aggiunto, “nella piattaforma che abbiamo predisposto uno dei temi fondamentali è proprio dire basta alla precarietà, che è un nodo fondamentale per garantire la salute e la sicurezza sul lavoro”.

GLI IMMIGRATI, I PIÙ DEBOLI

Quello dello sfruttamento del lavoro dei migranti è un altro tema fondamentale. “Quando dopo i tragici fatti di Firenze durante l’incontro alla presidenza del Consiglio abbiamo sottolineato che quattro tra i morti non erano nati nel nostro paese e che dalle indagini sembrava che due erano anche senza permesso di soggiorno e lavoravano in nero e gli abbiamo detto che per eliminare questo problema bisognava cancellare la Bossi-Fini, ci hanno guardato come se non capissero qual era il nesso”. Mentre il nesso evidentemente c’è: “È uno strumento – ha attaccato Landini – che viene utilizzato per favorire lavoro nero, caporalato e sfruttamento”.

LE IMPRESE DEVONO FARE LA LORO PARTE

Nella mobilitazione per un “buon lavoro” anche le imprese devono fare la loro parte. Così il segretario: “Le associazioni d'impresa dovrebbero insieme a noi fare la battaglia affinché le forme distorte di lavoro vengano cancellate. Chi non rispetta le regole dovrebbe essere cacciato fuori dalle associazioni, facciamola insieme questa lotta”. Anche qualche anno dopo, non si può dimenticare l'esperienza pandemica: “Quando c'è stato il Covid abbiamo fatto un accordo in due giorni, per non bloccare la produzione e mettere in sicurezza le persone – ha ricordato -: chi vuole fare intese non si mette a fare incontri finti, come questo governo. In quel caso sono stati i delegati e i rappresentanti per la sicurezza che si sono fatti carico del problema: ma non si può fare solo quando c'è l'emergenza”.

IN PIAZZA IL 20 APRILE PER CAMBIARE ROTTA

Si apre ora un periodo decisivo. Ha osservato Landini: “Il mese di aprile deve dare il segno del cambiamento: sia la Camera che il Senato sono chiamati a discutere di molti provvedimenti. L’11 aprile faremo quattro ore di sciopero per la sicurezza, poi il 20 aprile a Roma ci sarà una grande manifestazione nazionale. Vogliamo dare un segnale al governo e al Parlamento: i lavoratori che mandano avanti questo Paese si sono rotti le scatole, c'è bisogno di un cambiare rotta subito”. Rivolgendosi alla platea, quindi: “Se non lo facciamo noi insieme, non c'è qualcuno che lo farà per noi. Non dobbiamo delegare nessuno, ognuno faccia la sua parte”.

LA SANITÀ PUBBLICA STA SCOMPARENDO

Un passaggio poi sulla sanità. “Quando si parla di sanità, salute e sicurezza, va ricordato che in vent’anni abbiamo avuto 40 miliardi di tagli sulla spesa sanitaria: sono tagli che poi si pagano, perché ricadono su dipendenti, pensionati e sulla qualità del servizio. In realtà i soldi da andare a prendere ci sono, basta tassare le rendite finanziarie e i grandi patrimoni. Ma oggi siamo di fronte a un paradosso: c'è stato un forte calo del potere d’acquisto dei salari, infatti l’aumento dell’inflazione è dovuto all'aumento dei profitti, non dei salari. Gli stipendi non hanno tenuto il passo, i profitti sono cresciuti e continuano a non tassare le rendite. Intanto sanità è diventata regionale, proprio in questi giorni i Comuni e le Regioni ci stanno dicendo che per mantenere i servizi devi pagare più tasse”. La sanità pubblica sta insomma scomparendo: “La situazione è drammatica: si arriva a pagare due volte, cioè devi ripagare per farti una visita perché la sanità pubblica non è più in grado di darti una risposta”.

SERVE UN FISCO EQUO E PROGRESSIVO

Non va meglio sul capitolo del fisco. “Si stanno inventando condoni e concordati preventivi – ha detto il leader della Cgil –, siamo all’assurdo che due persone con lo stesso reddito non pagano le stesse tasse. Secondo noi invece ognuno deve pagare per quello che ha: serve un fisco progressivo e una battaglia vera contro l'evasione fiscale. Perché il governo continua ad agire così? A me sembrano ‘marchette’ elettorali – ha riflettuto -, ma soprattutto c’è l’idea che lavoratori dipendenti e pensionati siano la mucca da mungere, coloro che continuano a pagare. Non a caso hanno fatto cassa sul reddito di cittadinanza, non hanno rivalutato le pensioni, ti mandano in pensione a 70 anni”.

Sanità pubblica, riforma fiscale, aumento dei salari: “Noi vogliamo che si affermi un modello di società in cui il lavoro e le persone tornino al centro. E di lavoro non si può morire, ha concluso Landini. “Il lavoro deve essere dignitoso e ti deve dare la possibilità di vivere, non di morire. Facciamo allora le politiche industriali necessarie a far crescere il Paese: la nostra missione è tutelare le persone anche fuori dal luogo di impiego, proponendo un’idea generale di società basata sul lavoro come dice la nostra Costituzione”.