Le confederazioni ribadiscono le modalità dello stop: “Non condividiamo la decisione della Commissione di garanzia, ci sono i requisiti”
“Confermiamo la proclamazione dello sciopero generale e le sue modalità di svolgimento per la giornata del 17 novembre”. Lo affermano, in una nota, Cgil e Uil.
“Non condividiamo la decisione assunta dalla Commissione di garanzia. Si tratta - proseguono le due Confederazioni - di un’interpretazione che non riconoscendo la disciplina dello sciopero generale, mette in discussione nei fatti l’effettivo esercizio del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione a tutte le lavoratrici ed i lavoratori”.
Per Cgil e Uil “l’astensione del lavoro del 17 novembre non può essere interpretata in altro modo: rientra nella disciplina dello sciopero generale. Siamo attenti e rispettosi delle regole, tanto che abbiamo richiesto noi un confronto con la Commissione che, nonostante le nostre puntuali argomentazioni, ha deciso di confermare il provvedimento”.
IL GARANTE DICE NO
Il Garante aveva confermato la posizione sullo sciopero dei trasporti proclamato per il 17 novembre da Cgil e Uil contro la manovra, ritenendo che manchino i requisiti per procedere allo sciopero generale. “All'esito dell'audizione odierna con le Confederazioni sindacali Cgil e Uil, in merito alla proclamazione dello sciopero nazionale del 17 novembre, la Commissione di garanzia - spiega una nota - ha ritenuto di confermare il contenuto del provvedimento adottato in data 8 novembre, ai sensi dell'articolo 13, lett. d) della legge n. 146/90”.
Lo sciopero, “così come proclamato dalle Confederazioni sindacali (con esclusione di numerosi settori) non può essere considerato, come da consolidato orientamento della Commissione, quale sciopero generale, ai fini dell'applicazione della disciplina che consente delle deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici (delibera n. 03/134)”.
“La Commissione di garanzia, con la decisione assunta - conclude la nota - non intende in alcun modo mettere in discussione l'esercizio del diritto di sciopero, ma continuare ad assicurare l'osservanza delle regole che ne garantiscono il contemperamento con i diritti costituzionali della persona”.
CGIL: C’È LA NATURA DELLO SCIOPERO GENERALE
I sindacati era in attesa di ulteriori valutazioni da parte della commissione di garanzia che ha chiesto di rimodulare lo sciopero di venerdì 17 in alcuni settori, tra cui i trasporti. La segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, e il segretario organizzativo della Uil, Emanuele Ronzoni, hanno confermato la contrarietà rispetto alla nota inviata dalla commissione, sostenendo che si tratta di uno sciopero generale di alcune categorie e quindi di non comprendere perché siano state sollevate obiezioni. Parlando con le agenzie di stampa, Gabrielli ha dichiarato: “È utile e necessario capire quali riflessioni farà la commissione, poi le nostre organizzazioni valuteranno. La natura dello sciopero generale c'è e per questo non può essere disciplinato o interpretato in maniera diversa”.
In mattinata il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti, è intervenuto in favore del diritto di sciopero e in risposta alla polemica aperta dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che ieri ha attaccato il sindacato proprio sulla mobilitazione prevista per il 17 novembre, con lo stop delle regioni del centro e dei settori pubblico e dei trasporti sull'intero territorio nazionale. "Il ministro della paura Matteo Salvini – ha affermato - straparla senza preoccuparsi dei bisogni dei lavoratori né del loro salario. Salvini non si pone il problema dei prezzi saliti alle stelle, né dei morti che il lavoro continua a mietere e neppure degli orari insostenibili a cui i giovani sono costretti per racimolare a stento mille euro al mese".
Pedretti ha poi voluto ricordare al ministro “innanzitutto l'abc: scioperare è un diritto costituzionale, non una concessione della politica. In secondo luogo, temiamo che il ministro non si sia interrogato a fondo sui perché di questo sciopero: ebbene si sciopera anche per colpa sua, a causa delle troppe promesse su pensioni e salari che il governo non ha mantenuto e di un fisco che continua a far pagare le tasse sempre e solo agli stessi, favorendo i redditi più alti e gli evasori. Come se non bastassero le ragioni del lavoro attivo, il governo ha scelto di tagliare la rivalutazione delle pensioni e di non stanziare un euro sulla legge per la non autosufficienza. Quindi, caro ministro Salvini – ha concluso –, venerdì eserciteremo un diritto costituzionale e lo faremo a causa delle ingiustizie del vostro governo".