Il governo approva la legge delega. Ferrari: "Penalizza lavoratori e pensionati. C'è meno progressività, meno contrasto all'infedeltà fiscale, meno risorse per il welfare"
Il governo approva la legge delega per la riforma fiscale, la Cgil la boccia su tutta linea. "Con la definitiva approvazione della legge delega per la riforma fiscale, il governo e la maggioranza non solo non danno alcuna risposta alle proposte contenute nella piattaforma unitaria presentata da Cgil, Cisl e Uil, ma prefigurano una riforma che va esattamente nella direzione opposta: meno progressività, meno contrasto all'infedeltà fiscale, meno risorse per il welfare. Una controriforma che ci porta indietro di 50 anni”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari.
“Una controriforma – continua – che punta a sancire definitivamente la frammentazione e la corporativizzazione del sistema tributario italiano. Con disparità di trattamento, a parità di reddito; con un’evasione che non solo non viene contrastata ma che, dopo gli oltre dodici condoni già approvati nei mesi scorsi, viene perfino ‘legalizzata’ con definizioni agevolate strutturali e con il concordato biennale preventivo; e con lavoro autonomo, impresa, rendite finanziarie e immobiliari che vengono tassati meno di lavoratori e pensionati, e tenuti fuori dal vincolo della progressività. Se a questo aggiungiamo il rifiuto di pensare a qualunque imposta sui grandi patrimoni e sugli extraprofitti, ci rendiamo immediatamente conto dell'iniquità complessiva dell'operazione”.
Per Ferrari “il prelievo fiscale non è considerato dal governo Meloni uno strumento di raccolta di risorse per permettere allo Stato di erogare le prestazioni e i servizi fondamentali, di fare investimenti pubblici e politiche industriali, di ridurre le diseguaglianze e favorire la crescita del Paese. In questo modo – prosegue – si mette in discussione la base del patto di cittadinanza e della stessa coesione sociale del Paese, che non può reggersi sulle sole spalle del lavoro dipendente e dei pensionati”.
“Un’ulteriore ragione per rilanciare il percorso di mobilitazione e di lotta in vista dell’autunno e della prossima legge di stabilità – conclude – per conquistare tutele e diritti per chi vive di lavoro o di pensione e che subisce da troppo tempo gli effetti nefasti dell'inflazione e dei tagli allo stato sociale”