Incremento del gioco d'azzardo per dare 45 milioni alle zone disastrate. Il segretario regionale Cgil Bussandri boccia la misura e denuncia storture e ritardi
Il governo ha varato un decreto che prevede di finanziare la ricostruzione delle zone alluvionate della Romagna attraverso il gioco d’azzardo. Il testo dispone che l’Agenzia delle dogane e dei monopoli istituisca estrazioni settimanali aggiuntive di Lotto, Superenalotto, 10eLotto, Simbolotto e SuperStar allo scopo di reperire 45 milioni. Immediato l’allarme della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II, che ha portato alla luce una notizia passata sotto traccia.
Per il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna, Massimo Bussandri, “fa specie sino a un cerro punto che le risorse vengano reperite da quella voce, alimentando così il gioco d’azzardo, incrementando ludopatie, prendendo soldi da fonti di finanziamento assolutamente sbagliate quasi raccapriccianti”. I 45 milioni saranno solamente le tasse pagate in realtà su un totale di 200 milioni che gli italiani spenderanno in più per le lotterie, alimentando le così anche le entrate del sistema delle concessionarie.
Il sindacalista dice di avere avuto contezza del modo sbagliato di procedere del governo già quando si è saputo del reperimento di denaro per le zone alluvionate dal taglio della spesa sociale (del Fis e del reddito di cittadinanza): “Ora aggiungono il tema del gioco d’azzardo, dimostrando una evidente incapacità di reperire risorse dove andrebbero realmente prese. Io sarei stato d’accordo con una tassa di scopo da fare pagare a coloro che si sono arricchiti in questi anni con profitti enormi, piuttosto che andare vicini alla spesa sociale che riguarda le fasce più deboli della popolazione, comprese quelle delle zone alluvionate. Il meccanismo è quello che prendono i soldi con una mano e te ne danno un pochino con l’altra, ricorrendo a fonti finanziamento moralmente
molto discutibili”.
La questione morale
Per Bussandri si tratta di un altro aspetto della questione morale “che è aperta in questo Paese su più fronti, basti vedere i casi Santanché e La Russa”. “Meglio sarebbe – afferma - prendere dalle tasche di chi in questi anni ha fin troppo gonfiati i propri portafogli, ma questo non è l’obbiettivo del governo. Un esecutivo che ha mostrato subito due tratti salienti: non disturbare chi produce (l’ha detto la presidente del Consiglio al momento dell’insediamento) e fare dell’indebolimento della leva fiscale una specie di manifesto politico da bandire a favore del blocco sociale che loro rappresentano”. Si tratta quindi del “manifesto di un neo-thatcherismo anticostituzionale, vera cifra di questo governo che inoltre sferra un attacco nuovo ai diritti del lavoro e ha un disegno che tiene insieme premierato forte e autonomia differenziata”.
La situazione nelle terre di Romagna colpite dall’alluvione di maggio continua a essere drammatica. Il caldo sta cementificando la grande quantità di fango accumulata e i riflessi si hanno sul settore primario e, di conseguenze, sulle industrie della trasformazione. Come fa notare il segretario regionale della Cgil, i soldi stanziati sono insufficienti e si paga anche lo scotto di avere atteso 40 giorni per la nomina del commissario straordinario, per scontri politici che saranno pagati dalla popolazione in termini di mancata ripresa.
Danni sottovalutati
Non è piaciuta nemmeno la “battuta di esponenti governo che hanno affermato: ‘non siamo il bancomat dell’Emilia Romagna – afferma Bussandri – e nemmeno il titolo di un giornale che recitava ‘Scrocconi rossi’. Credo sia un modo indegno per affrontare questa vicenda. I 2,5 miliardi messi a disposizione di Figliuolo non servono nemmeno a dare copertura ai danni di ponti, strade, strutture e infrastrutture pubbliche, per i quali si parla invece di oltre 4 miliardi. Se si aggiungono i danni a privati, aziende agricole, imprese e famiglie arriviamo a 8,8 miliardi stimati dalla Regione. Probabilmente non hanno nemmeno la contezza della gravità del problema”.
Se poi si fa presente a Bussandri che in realtà, in un territorio come quello italiano, dovrebbe esistere un fondo permanente per la prevenzione e per affrontare le emergenza idrogeologiche e sismiche, lui sottolinea che “finché si restringe leva fiscale anziché allargarla, facendo invece pagare le tasse a chi non le paga o a chi ha introiettato profitti enormi, e fino a quando queste considerazioni non diventano patrimonio condiviso con questo governo, è chiaro che questi temi esuleranno sempre da questo esecutivo. E’ un discorso simile a quello che si può applicare alla questione della privatizzazione della sanità”.
Ripensare il modello di sviluppo
“Un Paese che ha quasi la totalità del suo territorio a rischio sismico, idraulico o idrogeologico, deve stanziare annualmente fondi adeguati per fronteggiare i rischi e le situazioni”, afferma il sindacalista specificando che però questa è una questione annosa che non appartiene solamente a questo governo. “Il ripensamento del modello di sviluppo non si fa in una sola regione – prosegue -, perché i cambiamenti climatici chiamano in causa uno scenario ampio, europeo e non solo, e impattano su un consumo dii suolo protratto nel tempo. Mancano piani di prevenzione e noi ci abbiamo sbattuto il grugno: ora sappiamo cosa vuole dire cambiamento climatico, non è un dibattito per iniziati che viaggiano tre metri sopra le nostre teste, ma sono le sofferenze dei lutti, di chi ha perso casa e ricordi, sono le difficoltà di chi ancora non è tornato a lavorare”.
Bussandri conclude che per tutti questi motivi “deve partire un messaggio forte dall’Emilia Romagna per una rivisitazioni in profondità del nostro modello di sviluppo e la ricostruzione deve rappresentare il primo momento in cui si mette in campo un’idea alternativa di modello di sviluppo. Questo si deve fare e non mettere in campo una prebenda politica giocata sulla pelle di una disgrazia che ha colpito centinaia di migliaia di persone e che costituisce una risposta immorale”