L'ultimo rapporto annuale Istat è tanto chiaro quanto preoccupante: la nostra mobilitazione è per loro, servono politiche che diano risposte vere
Gli investimenti legati al Pnrr avrebbero dovuto determinare anche un netto miglioramento della condizione delle/i giovani del nostro Paese, ma non solo questo non sta avvenendo, se non si decide a cambiare decisamente passo, la condizione dei giovani rischia di peggiorare ulteriormente. A pesare saranno anche le scelte sbagliate del governo, a partire dall'ulteriore precarizzazione dell'occupazione determinata dal "Decreto Lavoro", che di fatto liberalizza il tempo determinato e sdogana l'utilizzo dei voucher in alcuni settori dove il lavoro dei giovani è presente.
L'ultimo rapporto annuale Istat, riferito al 2022 è tanto chiaro quanto preoccupante: 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). Gli indicatori del benessere dei giovani, in Italia, sono ai livelli più bassi in Europa. Nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione, si tratta di 4 milioni e 870 mila persone. Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%). Divario territoriale che rischia di aggravarsi a causa degli effetti prodotti dall'autonomia differenziata proposta dall'attuale governo.
L'incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati. Purtroppo, però, 11,5% degli studenti, nel 2022, ha abbandonato la scuola senza ottenere il diploma secondario superiore. Inoltre in Italia, nel 2021 il tasso di espatrio per i laureati di 25-34 anni è pari al 9,5 per mille tra gli uomini e al 6,7 per mille tra le donne. Continua anche la forte migrazione di giovani qualificati dalle province del sud verso quelle del Nord, sempre a discapito dello sviluppo del mezzogiorno.
Sappiamo che l'Europa, a differenza delle scarse risorse messe in campo dal governo italiano, stanzia ingenti finanziamenti per le politiche giovanili dei Paesi. Al nostro Paese manca evidentemente una progettualità che permetta di raggiungere dei risultati apprezzabili. I tagli all'istruzione e la scarsa attenzione all'occupazione giovanile, a partire dalla non volontà di contrastare la precarietà e lo sfruttamento, fanno il resto.
Continueremo a lavorare per ottenere serie politiche per le/i giovani, a partire dal tavolo sulla previdenza, a loro dedicato, di martedì 11 luglio, nel quale rilanceremo la proposta di una "pensione di garanzia" in grado di conferire rendite dignitose a chi ha avuto un percorso lavorativo precario e discontinuo.
Diritto allo studio e diritto al lavoro tutelato rimangono le priorità per le quali continueremo a incalzare il governo che, anziché colpevolizzare le donne per la scarsa natalità del Paese, dovrebbe agire per rendere il lavoro dei giovani stabile e adeguatamente retribuito. La mobilitazione della Cgil è per i giovani e per loro, e con loro, a settembre saremo in piazza per i diritti di tutte e di tutti.
Maria Grazia Gabrielli e Lara Ghiglione sono segretarie confederali della Cgil