Una nuova coalizione tra sindacato e organizzazioni ambientaliste della società civile per accelerare la giusta transizione, a partire dalla mobilità sostenibile
Foto: Markus Distelrath da Pixabay
Schierati su due trincee opposte, a guardarsi male e a farsi la guerra in modo neanche tanto velato. Ce lo hanno dipinto così il rapporto tra ambiente e lavoro, nemici storici perché difendono interessi diversi, del capitale naturale da una parte e dell’occupazione dall’altra, impossibili da far convivere.
E invece non è così. La dimostrazione arriva dalla nuova Allenza Clima Lavoro, un’inedita coalizione per la mobilità sostenibile e la giusta transizione, che nasce con obiettivi ambiziosi: allargare il campo dell’impegno e della proposta comune tra sindacato e organizzazioni ambientaliste, promuovere azioni di sensibilizzazione e di mobilitazione pubblica, incalzando il mondo della politica, delle istituzioni e delle imprese.
Ne fanno parte la campagna Sbilanciamoci!, Cgil Piemonte, Fiom Cgil, Kyoto club, Motus-E, Transport&Environment Italia, Legambiente, Wwf e Greenpeace, accomunati da un’unica convinzione: la giusta transizione, che fa bene al clima, all’economia e ai lavoratori, è necessaria e urgente, e deve essere accelerata per recuperare il tempo perduto, a partire dall’obiettivo della mobilità sostenibile e dell’auto elettrica.
"Abbiamo bisogno di uno scatto in avanti – spiega Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci! -. Il governo e le istituzioni devono credere di più nella elettrificazione del Paese e nella sfida di un modello di sviluppo che mette al centro la mobilità sostenibile, le energie rinnovabili, l'idea di una nuova economia. Per questo ci siamo uniti e per questo ci impegneremo”.
Secondo i promotori lo stop alla produzione dei motori alimentati a benzina e diesel dal 2035 chiede al governo a un cambio di passo: servono politiche più incisive per un modello industriale diverso che sappia coniugare gli obiettivi della decarbonizzazione con la salvaguardia dell’occupazione, che certamente potrà beneficiare della transizione all’elettrico.
"Provocatoriamente se vogliamo difendere i posti di lavoro, se vogliamo assumere giovani italiani e non slovacchi, e lo dico al governo dei 'patrioti' di questo Paese, abbiamo bisogno di aumentare le auto elettriche, esattamente il contrario di quello che dice Salvini – afferma Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte -. Per attrarre capitali, investimenti e, se possibile, un altro produttore”.
Basta dare un’occhiata ai dati: 1 auto su 4 prodotta in Italia è elettrica, la 500 elettrica ha incrementato le vendite. Dall’altra parte, ci vogliono 3 milioni di punti di ricarica entro il 2030, ma oggi mancano installatori, tecnici specializzati, produttori e un piano di formazione univoco tra scuole, università, centri di ricerca.
“In Italia il problema dell’automotive ce lo trasciniamo da 12 anni e non ha a che fare con la transizione ecologica – afferma Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil -. È sufficiente dire che i lavoratori degli stabilimenti di Stellantis sono in ammortizzatori sociali in maniera permanente da 10 anni a questa parte. Il vero nodo del nostro Paese è che ci stiamo concentrando sulla conservazione. Abbiamo poche risorse, ma se non le investiamo sull’innovazione di prodotto e non solo di processo, corriamo il rischio di perdere il capitale più importante, e cioè la conoscenza e la capacità di innovare”.
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