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MANOVRA MELONI. Sbarra fa marcia indietro e critica sul taglio all'indicizzazione. Nella sanità prima mobilitazione il 15. Rete unica, il governo perde tempo e mette a rischio 80mila posti

Cgil, Cisl e Uil riunite nella protesta sulla sforbiciata alle pensioni Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil; Maurizio Landini, segretario generale della Cgil; Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl - Foto LaPresse

Trascinata dalle proteste dei pensionati, anche la Cisl si allinea a Cgil e Uil e ricompone l’unità confederale nelle critiche alla manovra. Da qua a fissare una mobilitazione comune ancora ce ne passa, ma alcune categorie l’hanno già decisa, come la sanità con la cosiddetta «intersindacale» di medici, veterinari e sanitari che ha fissato per mercoledì 15 dicembre dalle 14 a piazza Santi Apostoli la prima manifestazione contro la prima legge di Bilancio targata Giorgia Meloni e governo di destra.

Ieri mattina invece si è tenuta l’assemblea unitaria delle federazioni dei pensionati alla presenza di Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. Soprattutto per il leader della Cisl è stata l’opportunità per correggere le improvvide dichiarazioni positive sulla manovra di martedì scorso e di criticare apertamente quanto meno i provvedimento sul capitolo pensioni: «Serve ristabilire la piena perequazione sulle pensioni perché nella fasce sopra a quattro volte la minima c’è un pezzo fondamentale degli ex lavoratori di questo paese. Non si può far cassa sui nostri anziani – ha attaccato il governo il segretario generale della Cisl – . Un’operazione che se passa come è stata costruita, nel 2023 registra risparmi per le casse dello Stato pari a 2 miliardi di euro: abbiamo fatto qualche ricerca e studiato: anche se si dovesse finanziare per interno quota 103, la spesa non va oltre 700 milioni di euro nel 2023. Chiediamo cosa si finanzia con il restante», conclude Sbarra.

Se per la Cisl le critiche alla manovra sono comunque limitate a singoli provvedimenti, molto più dura è la Cgil che domani tiene il suo Direttivo nazionale e anche con la federazione dei pensionati dello Spi è pronta a mobilitazioni in solitaria. Concetto ribadito ieri da Maurizio Landini: «È un manovra negativa perché colpisce quelli che stanno peggio, non aumenta i salari, non combatte l’evasione fiscale, aumenta la precarietà. È una manovra per noi sbagliata che va cambiata. Penso che sia anche necessario in questo senso ragionare su cosa mettere in campo per provare a cambiarla, soprattutto disegna una serie di interventi e una visione sbagliata società», afferma il segretario generale della Cgil che torna a parlare di una «necessaria mobilitazione del paese».

Per Pierpaolo Bombardieri della Uil «ci sono 3 grandi problemi: i voucher con la voglia di dire che fino a 10 mila euro non si applicano i contratti», la fiscalità con «l’idea che chi in questo paese paga le tasse è un fesso» e le pensioni con Quota 103 – per Bombardieri – continua ad essere un ambo secco che non dà risposte strutturali sul tema delle pensioni». «Questi sono i temi che dobbiamo affrontare e sono sicuro che lo faremo in modo unitario», conclude Bombardieri.

Ieri a palazzo Chigi si è tenuto un incontro governo-sindacati ma limitato ad un oggetto molto preciso: la rete unica per la banda larga. Si tratta, dopo la privatizzazione di Ita airwaya, del secondo caso in cui il governo Meloni ha ribaltato la decisione presa dal governo Draghi. In questo caso Cassa depositi e prestiti era pronta alla fusione delle due reti esistenti, conil Memorandum of Understanding firmato anche con i fondi Kkr e Macquarie e con Open Fiber possa naufragare firmato a maggio. Fratelli d’Italia però è contraria all’ipotesi e Giorgia Meloni ha dato tutto il dossier nelle mani del sottosegretario Alesio Butti. Ma per il governo ieri all’incontro c’era solo il capo di gabinetto Gaetano Caputi.

No allo «spezzatino» di Tim che mette a rischio 80 mila posti di lavoro fra i 43 mila di Tim e l’indotto. Questa la posizione che i sindacati confederali e di categoria (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom) hanno espresso nel corso dell’incontro: «Siamo d’accordo sul lavorare per la rete unica; abbiamo però ribadito che siamo contrari a qualsiasi idea di spezzatino il che vuol dire disperdere il patrimonio di un’azienda come Tim e abbiamo indicato al governo la necessità di prendere decisioni e di agire rapidamente, ma non abbiamo avuto risposte. I sindacati hanno ribadito la necessità «nei prossimi giorni di avere una risposta precisa su quello che il governo pensa di fare». «La situazione non rimane congelata, precipita», sintetizza il Fabrizio Solari della Slc Cgil.