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in allegato al c.s. inviato alla stampa locale da Legambiente regionale.

di seguito breve nota a seguito delle ultime ...uscite salla stampa ( allegata copia )

Non sappiamo come il Sindaco di Casola Sagrini traduca il termine “Buffer zone”, l'Unesco ne da una definizione precisa:
-Buffer Zone (Zona Tampone) L’UNESCO, nelle Linee Guida Operative per l’applicazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale del 1977, definisce la zona tampone come “un’area che deve garantire un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità”. Nella versione più recente delle Linee Guida Operative (2005) l’inclusione di una buffer zone nella candidatura di un sito all’ingresso nella WHL (Lista del Patrimonio Mondiale) è fortemente raccomandata, benché non obbligatoria.
 
Per il Sindaco invece si tratterebbe non solo di permettere di continuare a scavare entro i confini dell'attuale cava e l'area già precedentemente individuata, ma anche in quella gran parte di Monte Tondo di proprietà della Saint Gobain (…..una proposta ancora più invasiva di quella prospettata dall'azienda).
E' evidente che quest'area non garantirebbe “un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità” e quindi il risultato sarebbe il non riconoscimento della vena del Gesso come patrimonio dell'Unesco.
E' questo che vuole il Sindaco?
Legambiente sostiene da tempo la necessità di affrontare insieme la tutela del patrimonio naturale e occasioni di lavoro qualificato, per i lavoratori oggi occupati e per la comunità locale, per questo abbiamo avanzato alcune proposte, riportate da ultimo nel nostro comunicato regionale (allegato).
Di questo vorremmo poter discutere con tutti gli interlocutori in campo: le Istituzioni locali e regionali, le rappresentanze sindacali e dei lavoratori, le associazioni sociali e ambientali e le comunità locali e non di proposte estemporanee che faranno danni per tutti.

Grati per l'attenzione
Cordiali saluti
Circolo Legambiente Lamone Faenza