Faenza impoverita e declassata
Vista da Faenza, la “ripresa col botto” sbandierata da Renzi ha il sapore di una sgradevole presa in giro. Stiamo ai fatti e non alla propaganda.
Dall’inizio della crisi nel nostro Comune si sono persi – il dato è di un mese fa – 1.303 posti di lavoro, il numero più alto in assoluto in ambito provinciale. Oltre 700 lavoratrici e lavoratori sono in cassa integrazione o fruiscono di ammortizzatori sociali, percependo quindi una retribuzione ridotta. Sono scomparse aziende che fino al recente passato costituivano i pilastri del tessuto economico-produttivo. Era rimasta la Cisa, ora dimezzata e con il futuro quanto mai incerto. Resta un solo istituto di credito con connotazioni locali. Il panorama della rete commerciale e le difficoltà delle piccole imprese sono sotto gli occhi di tutti.
Quando davvero si potrà parlare di uscita dalla crisi se a Faenza non ci sono più le fabbriche, le imprese e i posti di lavoro?
Il quadro economico e sociale risulta di per sé drammatico, ma non dice tutto. Negli ultimi anni Faenza ha subito una sorta di declassamento che l’ha privata di servizi importanti e di iniziative che la caratterizzavano. Nel settembre 2013 ha chiuso i battenti la Sezione staccata del Tribunale, dall’inizio di quest’anno non ci sono più gli uffici della Camera di Commercio, nei giorni scorsi se n’è andato anche il Giudice di pace. La pezza messa alla Pediatria (grazie alla mobilitazione dei faentini) non può far dimenticare i tagli imposti all’ospedale.
Ha chiuso “Terre di Faenza”, la società nata per la promozione turistica e il marketing territoriale. Non c’è più l’emittente televisiva Tele1. Quella delle settimane scorse è stata l’ultima edizione del Mei.
E’ ora che l’Amministrazione comunale dimostri di essere all’altezza dei problemi gravissimi che la città sta vivendo. Se finalmente deciderà di farlo, troverà nel’“L’Altra Faenza” un interlocutore attento e propositivo.
Faenza, 5 novembre 2015
L’Altra Faenza