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Bisogna riprendere il tavolo di confronto, altrimenti i sindacati sono pronti a intensificare le proprie iniziative. Le proposte: 41 anni di contribuzione per tutti e flessibilità in uscita dai 62 anni. Opzione donna va prorogata, ma non basta

Foto Daniele Leone/LaPresse 23-07-2014 Roma, Italiacronaca Manifestazione di Ugl pensionati per chiedere la fine delle tassazioni capestro ed il ripristino del potere d'acquisto delle pensioni. Piazza Montecitorio

 

Ènecessario che il Governo riapra al più presto il tavolo di confronto sulla previdenza, che si è interrotto bruscamente a febbraio, per le vicende legate alla crisi geopolitica. Perché – anche se l’emergenza non è superata – il tema pensioni è un punto centrale e va affrontato subito, per dare risposte e certezze alle persone, e non agitato come slogan nella prossima campagna elettorale”. Così il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, in un’intervista apparsa su Pensionipertutti.it e nella quale il responsabile previdenza della Confederazione di corso d’Italia fa il punto sul tema pensioni, prima della scadenza il prossimo 31 dicembre delle attuali misure tampone che a parole avrebbero dovuto cambiare radicalmente la riforma Monti-Fornero: Quota 102, Ape sociale e Opzione donna.

 

 

A proposito delle quali, il sindacalista ribadisce che “la riforma Monti-Fornero non è mai stata superata. In questi anni, infatti, sia Quota 100 sia, a maggior ragione, Quota 102 sono stati provvedimenti del tutto marginali e temporanei. Hanno riguardato solo una piccola parte del mondo del lavoro: con Quota 100, coloro che sono nati entro il 1959 e avevano perfezionato almeno 38 anni di contribuzione; mentre con Quota 102 – introdotta quest’anno – chi ha 64 anni e sempre 38 anni di contribuzione”. 

Le proposte contenute nella Piattaforma unitaria sono note: 41 anni di contribuzione per tutti a prescindere dall’età e una flessibilità a partire da 62 anni. Per Ferrari sono misure sostenibili, perché “il bacino dei soggetti in regime retributivo va rapidamente esaurendosi, e almeno due terzi delle posizioni sono già oggi calcolate con il sistema puramente contributivo. Questo cambia completamente lo scenario, perché la quota contributiva non determina alcun costo aggiuntivo per la spesa pensionistica, ma solo un anticipo di cassa”. I sindacati, da parte loro, non hanno intenzione di mollare la presa, si legge nell’intervista, “se necessario anche intensificando la nostra iniziativa sindacale, in continuità con lo sciopero generale dello scorso 16 dicembre”.

Il segretario confederale della Cgil ha poi parlato di Opzione donna e Ape sociale. La prima va confermata, anche perché non comporta costi aggiuntivi, ma “la sola proroga di Opzione donna – che condividiamo – non è una risposta sufficiente, perché comunque ha un impatto limitato. C’è bisogno di valorizzare realmente – anche sul piano previdenziale – il lavoro delle donne e più in generale il lavoro di cura”.

Quanto all’Ape sociale “noi pensiamo sia arrivato il momento di dare certezze definitive alle casistiche ricomprese in questo istituto (disoccupati, invalidi civili, car giver e gravosi). Non è possibile continuare a trascinarlo e rinnovarlo di anno in anno, di legge di bilancio in legge di bilancio”. Ad esempio, sui “gravosi” “c’è la necessità di intervenire, in particolare abbassando il requisito contributivo, che oggi risulta essere l’ostacolo principale”.

Infine da Ferrari arriva una bocciatura per la proposta del presidente dell'Inps Tridico che prevede una pensione in due tranches: la prima dai 63 anni con assegno contributivo, a cui si aggiungerebbe la quota retributiva dai 67 anni una volta raggiunti i requisiti Fornero.  “La proposta di percepire prima la quota contributiva sarebbe parziale, e difficilmente sostenibile soprattutto per coloro che hanno redditi bassi”.