Per il nuovo rigassificatore al largo di Ravenna, Draghi nomina Bonaccini commissario straordinario. Intanto in Emilia a tutto gas “solo” fino al 2040
E così, abbiamo saputo poche ore fa che il Presidente della nostra Regione sarà Commissario Straordinario per l’installazione del rigassificatore in prossimità della costa ravennate.
La notizia non ci giunge certo inaspettata, ma non è per questo meno sconfortante.
A parte il fatto che ci sembra strano che venga conferito l’incarico di Commissario Straordinario per una grande opera pubblica proprio al principale esponente della parte richiedente (ricordiamo che il Presidente in persona aveva a gran voce richiesto al Governo che Ravenna fosse il punto di forza del mondo del gas in Italia), abbiamo forti dubbi che si possa trattare con un criterio emergenziale una scelta riguardante i prossimi decenni, come se fossimo in presenza di una calamità naturale, di un terremoto o di un’ epidemia inaspettata, insomma eventi sui quali ci siano da prendere decisioni addirittura nel giro di poche ore. Senza una discussione politica a tutto campo, che coinvolga anche la società civile e informi correttamente la cittadinanza nel suo complesso, abbiamo buone ragioni per temere che la scelta del Commissario Straordinario sia un modo per evitare, saltare o minimizzare gli iter valutativi che invece dovrebbero essere scrupolosi e sarebbero quindi quanto mai opportuni.
Che l’installazione del rigassificatore, insieme a tutte le altre tessere del mosaico fossile (l’aumento della durata e del numero delle strutture di trivellazione, il sempre riproposto piano per la realizzazione dell’impianto CCS, il già esistente e funzionante deposito di GNL, i prossimi investimenti per la costruzione del braccio nord del gasdotto della cosiddetta Linea Adriatica), sia una misura per far fronte all’emergenza, è un vero e proprio imbroglio che si cerca di far digerire ai cittadini addirittura affermando che queste scelte faranno calare il prezzo delle bollette e porteranno verso l’autosufficienza energetica. Innanzi tutto, è noto a tutto il mondo scientifico e industriale che le navi adatte ad essere utilizzate come rigassificatori sono poche al mondo, nessuna è bell’ e pronta per Ravenna nel giro di poco tempo, e non devono certo essere considerate strutture “leggere” che si possano far arrivare, spostare o dismettere in quattro e quattr’otto quando si voglia. Una volta installata, sarebbe un delirio di antieconomia prevederne il funzionamento solo per un breve periodo. La nave rigassificatrice ha poi bisogno della costruzione di un vero e proprio gasdotto per portare a terra il gas liquido una volta ritrasformato, e ciò richiede interventi pesanti per il territorio, il suo ambiente e le casse pubbliche. E quando si parla di “autosufficienza”, ricordiamo che tali strutture riceveranno e lavoreranno, comunque e sempre, il metano proveniente da paesi lontani (Stati Uniti ? Emirati Arabi ? Nordafrica ?), quindi con l’autosufficienza hanno ben poco a che fare.
Anche perché, il gas che nel frattempo si vorrà estrarre dal “nostro” giacimento adriatico e nazionale, avrà vita breve, se è vero che la sua consistenza dimostrata ammonta in totale a quanto il nostro Paese consuma in un paio d’anni. Va poi sottolineato che il rigassificatore, se funzionerà, dovrà ricevere un gran numero di navi gasiere trasportatrici di metano liquido, il cui traffico quindi sarà destinato ad aumentare considerevolmente, parallelamente con i rischi connessi a tale trasporto. Gli impianti di questo tipo, per altro non sono scevri essi stessi da rischi di esplosione, si impattano con l’ecosistema marino dovendo fra l’altro riscaldare, per riportarlo allo stato gassoso, il gas liquido che viaggia a oltre 160 gradi sottozero. E poiché bisogna avere uno sguardo planetario, perché planetaria è la crisi climatica e ambientale che stiamo vivendo, non si può ignorare che il gas liquido che accoglieremo, sarà stato estratto in gran parte con le tecniche di fracking, pesantissime per l’ambiente, per l’esasperato consumo di acqua, per la devastazione che lasciano nei territori. E non possiamo non ricordare che nessuna struttura metanifera al mondo è riuscita ad azzerare le perdite di metano libero in atmosfera, con il suo effetto molto più climalterante di quello della stessa anidride carbonica.
Pertanto, quando il Presidente Bonaccini definisce questo insieme di misure, in favore di un futuro legato a doppio filo al metano, come provvedimenti che vanno nel senso dell’autosufficienza energetica e della transizione ecologica, o non sa di che cosa sta parlando (il che sarebbe molto grave), o lo sa benissimo ma è in perfetta malafede (il che sarebbe ancora più grave), e se aggiunge che esse servono “a dare risposte rapide al caro bollette, che così duramente sta pesando su famiglie e imprese” non sa (ma forse si!) che i prezzi verranno comunque decisi dall’andamento del mercato, in buona parte condizionato da manovre speculative, che poco hanno a che vedere con la “prossimità” dei luoghi di estrazione e stoccaggio. “E’ importante – dice il Presidente della Regione - che a poche settimane dall’incontro che abbiamo avuto a Bologna, nella sede della Regione, con il ministro Cingolani, sia stata accolta la disponibilità dell’Emilia-Romagna a diventare hub nazionale per il gas, grazie al porto di Ravenna”. E aggiunge: “al servizio del territorio regionale e dell’intero Paese”.
Noi diremmo piuttosto al servizio di ENI e dei suoi profitti.
Ma un guaio ancora più grosso, dal nostro punto di vista di ravennati, è che il mondo politico del nostro Comune è schierato con pochi distinguo a favore di questa operazione sbagliata, anacronistica, pericolosa e massimamente antiecologica. Diversamente da quanto sta succedendo, per esempio a Brindisi e a Piombino, altre sedi potenziali dei rigassificatori, dove Sindaci e Consigli Comunali hanno espresso pareri sfavorevoli alla realizzazione di questi impianti. A Brindisi, proprio in questi giorni, il Sindaco ha anche convocato la società civile e il mondo associativo, incluso il radicato movimento di contrasto alle fonti fossili, per consultare la popolazione e costruire l’ opposizione ai disegni del Governo e di ENI.
E’ lo stesso Bonaccini a dirci che “con il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, avevamo messo a disposizione del Governo un grande distretto dell’energia, ricco di conoscenze, professionalità, imprese”. E aggiunge, per indorare la pillola del futuro definitivamente “metano-centrico”, che comunque ci sarà anche il parco eolico –fotovoltaico del “progetto Agnes”, sul quale, ci sarebbe anche il parere positivo del ministro Cingolani.
Peccato che per tale progetto non vi siano le stesse corsie preferenziali che vengono dedicate al fossile. Così come, naturalmente, sui progetti di risparmio, le comunità energetiche e il ripensamento, per esempio, del modello dei trasporti, non si nominano certo commissari straordinari.
Contestualmente a queste notizie su Ravenna, apprendiamo che in Emilia, per l’esattezza a Mezzolara di Budrio, sempre la Regione ha dato il via libera a un pozzo di estrazione dell’australiana Po Valley, con concessione “solo” fino al 2040 ! (duemilaquaranta, non è un refuso).
Quindi, programmano un futuro vicino e lontano a tutto gas, e lo chiamano transizione ecologica. Ci chiediamo se quelle realtà politiche che hanno fatto le proprie campagne elettorali prevalentemente sui temi ambientali, e che sia a Ravenna che in Regione appoggiano le maggioranze di governo, abbiano intenzione di farsi sentire con la dovuta … energia.
Coordinamento ravennate “Per il Clima-Fuori dal Fossile”
Ravenna, 9 giugno 2022