Riace, il borgo della Locride, si prepara al 6 e 7 novembre per l’ennesima volta ad accogliere quanti risponderanno alla chiamata fatta dal missionario Comboniano, Alex Zanotelli, dal palco della PerugiaAssisi lo scorso 10 ottobre che aveva rilanciato l’idea di una «manifestazione spontanea e nata dal basso». L’iniziativa è stata lanciata il 30 settembre, subito dopo la sentenza di primo grado del tribunale di Locri che aveva visto Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione. Le adesioni stanno arrivando da tutte le parti d’Italia e del mondo, l’ultima in ordine cronologico arriva dall’Argentina, come ha annunciato durante la diretta della conferenza stampa di presentazione la giornalista e scrittrice Tiziana Barillà.
Il programma del 6 e 7 novembre «Vogliamo tornare ad unirci in un abbraccio, per Mimmo Lucano e per l’intera comunità in quel luogo che è stato laboratorio politico negli ultimi anni» dice Barillà. «Ci sarà chi condivide le azioni e le idee che stanno alla base del modello Riace. Protestiamo non perché c’è una condanna eccessiva, fosse stata minore non l’avremmo accettata lo stesso. È un processo che non avrebbe dovuto nemmeno tenersi». Per questo motivo è stata prevista la due giorni che parte sabato 6 novembre con una “Chiamata alle Arti”. Ad artisti ed esponenti del mondo del cinema, della musica e non solo viene data la possibilità di esibirsi nella piazza dell’Anfiteatro arcobaleno di Riace, luogo conclusivo del corteo che partirà alle ore 14.30 da campo di Riace (dove saranno ricevuti i pullman). Sono oltre 30 le adesioni già raccolte. Tra queste spiccano i nomi di Brunori Sas, Ascanio Celestini e i contributi di Vinicio Capossela e Fiorella Mannoia. Previste inoltre delle letture e le presenze già annunciate di Gad Lerner e Oliviero Toscani. Il giorno successivo, domenica 7 novembre, ci sarà invece un momento assembleare. Intorno alle 11 – fortemente voluto dallo stesso Lucano – si farà visita alla tomba di Becky Moses al cimitero di Riace. Dopo essere stata espulsa dal borgo dell’accoglienza, la giovane nigeriana è morta carbonizzata in un rogo scoppiato nella baraccopoli di San Ferdinando. «Per noi – aggiunge Barillà – Becky rimane l’emblema della peggiore politica di questo paese e dell’Ue in generale».
Zanotelli: «Anzitutto per stare vicini a Mimmo Lucano» L’iniziativa è nata in prima battuta dal missionario Padre Alex Zanotelli, ormai adottivo di Riace. «Questa manifestazione – dice – è voluta anzitutto per stare vicini a Mimmo e a questa comunità». Il momento non è dei più semplici: «Mimmo è stato massacrato da questa sentenza assurda ed ha bisogno di essere sostenuto. Sostegno già sperimentato alla Perugia-Assisi, ma è importante esserci anche nel suo borgo. C’è tanta sofferenza in questa comunità». La manifestazione non è solo un momento di solidarietà ma anche un «gesto di protesta» nei confronti di una «giustizia profondamente ingiusta». «La giustizia vera – aggiunge Zanotelli – è quella che difende l’orfano e la vedova. Questa sentenza non ha difeso i deboli, gli ultimi, i migranti. Ha tagliato la testa ad un’esperienza bella che potrebbe diventare la stessa di tantissimi paesi non solo della Calabria. È importante essere in Calabria per dire che non possiamo accettare che in una regione attanagliata dalla ‘ndrangheta una procura abbia speso 2-3 anni per perseguire un uomo come Mimmo. Il suo compito è un altro». Dopo Zanotelli interviene anche Sasà Albanese che porta il saluto della comunità di “Un’altra Calabria è possibile”, lista con la quale Lucano ha concorso al consiglio regionale durante le ultime elezioni calabresi. Albanese esorta alla partecipazione di tutte le forze politiche democratiche «perché ci sono tante altre persone stritolate dalla macchina giudiziaria. Non è una vicenda locale o un fatto criminale ma una vicenda umanitaria di diritti calpestati».
Lucano: «Ringrazio quanti hanno aderito istintivamente» Chiude la conferenza l’ex sindaco di Riace che riporta le parole del suo avvocato Andea Daqua, di elogio per l’operato di Padre Zanotelli: «Quest’uomo lo manda Dio, perché ha smosso le acque e le coscienze anche nella sofferenza, non solo mia». «Ho paura – continua Lucano – solo quando ci sono tentativi di delegittimazione di un’azione politica vista per tanti anni, un po’ ovunque, come una speranza. Per anni abbiamo segnato il riscatto di questo territorio che si è trovato coinvolto nella questione degli ultimi decenni: il viaggio dei migranti e le ingiustizie del mondo. Senza accorgermene alimentavo una speranza anche per il nostro territorio altrimenti rassegnato allo spopolamento o al dominio delle mafie». Secondo Lucano, «Riace ribaltava tutta la narrazione criminale che ha alimentato campagne elettorali» delle forze politiche che hanno speculato sull’odio verso i migranti. «Questo ragionamento non è un alibi, ma una riflessione. Non voglio nascondere nulla. Voglio ringraziare quanti condividono quello che hanno percepito istintivamente».
«Sono pronto ad accettare tutto ma non la denigrazione morale» «Tenere accesa una fiaccola a prescindere dal processo e dalla sentenza» dice ancora Lucano, come monito per tutti quanti credono nella sua idea. Sulla sentenza, aggiunge che «tutti hanno potuto fare delle considerazioni, ma ciò che mi fa più triste è quando la forza di quello che è successo genera un dubbio. È possibile che tutti quelli che si occupano di letteratura, cinema, musica abbiano un livello di percezione che non tiene conto della possibile esistenza di una storia criminale (dietro alla storia di Riace, ndr)?» «Alle persone accolte – conclude – bisogna dare il loro spazio. I laboratori etnici, le borse lavoro, la fattoria sociale sono stati trasformati in peculato dagli organi giudiziari che però ribadiscono come “questo sindaco non abbia toccato un euro”. Sono pronto ad accettare qualsiasi cosa, ma non accetto il tentativo di denigrazione morale».