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Attenti ai dinosauri. Il testo che segue raccoglie le prime osservazioni dei membri della Task Force Natura e Lavoro sul testo del PNRR approvato l'altra notte dal Parlamento. Nei prossimi giorni, su questo stesso spazio on line messo a disposizione dal manifesto, ciascuno dei nostri specialisti farà i propri approfondimenti. Seguiteci e commentate anche voi!

M2C2 Transizione energetica

Sulle energie rinnovabili vengono annunciati progetti, ma non c’è dubbio che persiste una sottovalutazione delle loro potenzialità e dei vantaggi, anche in termini economici, che il ricorso a queste fonti può dare. Lo stesso piano per l’eolico offshore, che con tutto il mare che abbiamo potrebbe rappresentare una enorme risorsa (quello offshore nel nord Europa già occupa 75.000 lavoratori), viene considerato semplice “sperimentazione”.

Nessun cenno, inoltre, viene fatto al tema dell’accumulo mediante impianti di ripompaggio, utilizzando intanto bacini artificiali già esistenti e creandone eventualmente di nuovi. Una lacuna da colmare.

Di positivo fra i piani previsti da questa Missione c’è la riqualificazione degli edifici pubblici (eliminati di fatto i distretti militari previsti dal PNRR di Conte) con un esplicito riferimento alle scuole. Estesi al 2023, inoltre, gli incentivi per rendere energeticamente efficienti gli edifici residenziali pubblici e privati (ecobonus e sisma bonus 110% per 13,81 mld) e risorse per lo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento (200milioni).

Quanto all’importantissimo piano per la creazione delle Comunità energetiche, non sembra se ne sia colta la valenza, non solo in termini di quantità di energia che potrebbero produrre, ma di nuovo modello, anche sociale, di produzione. Le misure di sostegno risultano infatti riservate ai Comuni con meno di 5.000 abitanti, buona cosa in sé, perché aiuta il rilancio di tanti borghi abbandonati.

Altre utili misure sono quelle previste a sostegno della valorizzazione del verde urbano ed extraurbano nelle 14 città metropolitane (e speriamo che si sia capito che non possono esser piantati alberi tutti uguali) e ai privati che investiranno in edilizia universitaria e in alloggi per fuori sede.

Missione 5 Inclusione e coesione

Assai meglio, sebbene le risorse previste siano molto limitate, è quanto previsto per le zone urbane, abitazioni private ed edifici pubblici, e per la ristrutturazione del quartiere.

A differenza del PNRR di gennaio questo inserisce 9,2 mld per la rigenerazione urbana, cui si aggiungono 700 mln per le aree sportive, e compare l’attenzione allo spazio pubblico e la connessione tra interventi per il sociale, il recupero e la rifunzionalizzazione dello spazio urbano. Inoltre, ed è importante, si prevede per le attività di pianificazione la collaborazione con il terzo settore e processi di progettazione partecipata dei cittadini.

Nella missione “Inclusione e coesione” sono previsti interventi di costruzione o ristrutturazione di immobili esistenti, pubblici o privati, destinati a persone con gravi disabilità o anziani non autosufficienti, con potenziali ricadute sulla riqualificazione dei tessuti urbani più vulnerabili, quali periferie e aree interne del Paese (Investimento 1.2: Percorsi di autonomia per persone con disabilità 500 mln).

Sempre la missione M5 affronta il tema dell’emergenza abitativa e della rigenerazione sul Programma innovativo per la Qualità dell’Abitare (già partito) cui vengono aggiunte nuove risorse per un totale complessivo di 2,8 mld. L’obiettivo è la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, e alla riqualificazione delle aree degradate, puntando principalmente sull’innovazione verde e sulla sostenibilità.

M5C2.2 Rigenerazione

Sono tre le misure principali inserite al punto M5C2.2 Rigenerazione urbana e housing sociale: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, finalizzato a fornire ai Comuni (con popolazione superiore ai 15.000 abitanti) contributi per investimenti nella rigenerazione urbana, al fine di ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale nonché di migliorare la qualità del decoro urbano oltre che del contesto sociale e ambientale; investimenti per Piani Urbani Integrati dedicati alle periferie delle Città Metropolitane. Prevedono una pianificazione urbanistica partecipata, con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile. Obiettivo primario è recuperare spazi urbani e aree già esistenti, allo scopo di migliorare la qualità della vita promuovendo processi di partecipazione sociale e imprenditoriale. I progetti dovranno restituire alle comunità una identità attraverso la promozione di attività sociali, culturali ed economiche con particolare attenzione agli aspetti ambientali; Programma innovativo della qualità dell’abitare (2,80 mld) per il quale si prevede un investimento che si articola in due linee di interventi, da realizzare senza consumo di nuovo suolo: 1) riqualificazione e aumento dell’housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza, riduzione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’inclusione e il benessere urbano; 2) interventi sull’edilizia residenziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale.

A questi interventi se ne aggiungono altri coerenti con le politiche di inclusione sociale, quali ad esempio l’Investimento – Sport e Inclusione sociale (700 mln) – finalizzato a favorire il recupero delle aree urbane puntando sugli impianti sportivi e la realizzazione di parchi urbani attrezzati, al fine di favorire l’inclusione e l’integrazione sociale, soprattutto nelle zone più degradate e con particolare attenzione alle persone svantaggiate.

Un altro elemento su cui mantenere viva l’attenzione è la legge sul Consumo di Suolo solo nominata dal PNRR rispetto alla quale il governo assume un impegno ma non calendarizza i tempi.

M2C1: Agricoltura sostenibile ed economia circolare

Se si guarda alle Missioni, e specificamente ad una come questa che è fra le più importanti, l’allarme è ancora maggiore. Nessun accenno infatti alla necessità di una drastica progressiva eliminazione dei giganteschi allevamenti industriali, che incentivano pratiche insostenibili e che sono fra le cause principali del cambiamento climatico, dell’alterazione dei cicli biogeochimci, così come del consumo di acqua e dell’inquinamento. Nessun riferimento alla biodiversità, se non qualche citazione confusa, mentre manca qualsiasi riferimento a due delle più importanti Strategie UE – “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” – fondamentali e prioritarie per qualsiasi transizione ecologica. Manca, soprattutto, qualsiasi accenno a sostegni all’agroecologia, condizione essenziale per avere una transizione ecologica nelle campagne. Senza, sarà anche difficile incoraggiare il prezioso ritorno al lavoro dei campi da parte dei giovani. Solo soldi per l’agricoltura di precisione, la meccanizzazione, la logistica, ma il modello produttivo non si tocca.

Senza parlare del fatto che non è pensabile di poter incidere sulle alterazioni climatiche senza un cambiamento dei sistemi di produzione e senza garantire una tutela del territorio e del suo assetto idrogeologico.

Economia circolare

Pur essendo l’economia circolare inclusa già dal titolo fra i compiti cui la Missione dovrebbe provvedere, il tema viene rinviato a quando, nel 2022 verrà adottata la specifica “nuova strategia nazionale”. Si rimanda così non una questione marginale, ma uno dei punti cardine del nuovo modello cui si deve arrivare: passare dall’usa-e-getta e poi produci di nuovo, consumando materia che non si rinnova e fra non molto sarà esaurita per sempre, alla manutenzione. Un settore di occupazione tutto da rilanciare, un’attività artigianale ma collettiva, che si potrebbe dire sia il succo di ogni seria azione intesa a salvare la Terra, ipotesi che invece il green deal europeo pone alla base del proprio progetto. Al punto da prevedere che ogni prodotto debba essere accompagnato da un certificato che ne provi la propria “impronta” di carbonio e di materiali che deve garantire che le sue componenti siano durevoli, riparabili, riusabili, riciclabili, rimodernabili. Un certificato già reso obbligatorio in alcuni paesi europei.

Missione mare

Biodiversità e habitat marini, nel Pnrr si apre uno spiraglio. Grazie all’intervento della senatrice la Mura, all’ultimo momento sono stati inseriti due pilastri delle linee guida europee per la transizione ecologica: la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi, con un focus sulla necessità di acquisire nuove conoscenze anche potenziando le infrastrutture di ricerca, come le navi oceanografiche.

Si tratta di una breccia che mitiga almeno in parte l’assenza di una politica marina nel PNRR, e però la messa in funzione di tali misure richiede un centro di coordinamento strategico di tutte le forze che, ora, operano in modo frammentato per la conoscenza e la sostenibilità marina. Un Istituto Nazionale su Biodiversità ed Ecosistemi, con una sezione focalizzata sul mare, sarebbe altamente auspicabile, così come si sarebbe dovuto pensare all’elaborazione di una carta vocazionale dei mari italiani e prima ancora a un piano di bonifiche e risanamento (SIN, siti di interesse nazionale e navi dei veleni – sono 90).

Infine, in un paese che con 8.000 km di costa è al 5° posto tra i Paesi europei, nulla si dice riguardo alle coste pericolosamente erose e dunque minacciate dagli innalzamenti.

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Non ci siano soffermati sugli altri capitoli del PNRR, ma solo specificamente sul la linea “verde”, quella di cui si occupa la nostra Task Force.

E però non possiamo mancare di sottolineare quanto sia grave, anche per tutti gli altri settori di intervento, la riduzione del sostegno alla sanità che è stata operata dal nuovo piano. Non solo perché colpisce il rilancio della medicina sul territorio, ma anche perché indica quanto sia scarsa la consapevolezza della stretta connessione fra la salute dell’essere umano e la salute della Terra, Appunto: one health!

E infine: chi controlla e come.

Parlare di sveltimento delle pratiche d’appalto e della semplificazione è necessario, ma dietro “lo sblocca cantieri” ci sono, come sappiamo, i pericoli maggiori. Già si sente parlare di un’altra commissione destinata a controllare i progetti del PNRR, diversa da quella, assai competente, già inserita nella Pubblica Amministrazione: perché? A chi dovrebbe far capo? Sarebbe bene che fosse chiaro.

Ma la questione più grossa resta sempre una: sarà difficile fare qualsiasi cosa se i cittadini del mondo non saranno coscienti delle dimensioni della catastrofe che si prepara se non cambiamo davvero il nostro rapporto con la natura. E se dunque non riusciremo ad imporre a chi oggi profitta della piena libertà di mercato di un mutamento di fondo.