I giovani del gruppo Fridays for Future di Faenza si dichiarano contrari alla costruzione del CCS (Centro di cattura e immagazzinamento della Co2) nel territorio del Comune di Ravenna. Un’opera che dovrebbe servire a catturare e comprimere Co2 in depositi sotterranei, ex giacimenti di gas nel mare, al fine di utilizzare il gas estratto per produrre idrogeno blu, ovvero ‘senza’ emissioni di co2.
“Un’opera apparentemente compatibile con lo sviluppo sostenibile – affermano i Fridays for Future Faenza -, si rivela in realtà un espediente di inganno nei confronti dell’opinione pubblica, per continuare ad inquinare ed estrarre gas nel mare adriatico. Oltre che al raggiro nei confronti della popolazione, c’è la possibilità di finanziare il progetto con i fondi del NextGeneration Eu, ovvero 12 miliardi. Prima di elencare varie motivazioni sull’inutilità di questa grande opera, è doveroso affermare che lo sperpero di denaro pubblico che potrebbe essere investito in tecnologie rinnovabili certe ed efficienti è al limite della criminalità nei confronti delle nuove generazioni”.
“Altre motivazioni per opporsi – precisano – sono che è una tecnologia in via di sperimentazione che in tutta l’Unione Europea ha visto molti tentativi (11) non andati a buon fine perché dispendiosa e con poca resa, con un rapporto di critica all’utilizzo di soldi europei da parte della stessa Unione Europea (Corte dei Conti). Lo stoccaggio, come hanno dimostrato analoghe attività in altre aree, potrebbe provocare un progressivo incremento della sismicità nel territorio ravennate; Ravenna, i suoi preziosi mosaici e gli otto monumenti Unesco, non meritano di essere sede di “esperimenti”; la Commissione Europea afferma che la priorità viene data all’idrogeno verde (prodotto unicamente da fonti rinnovabili), mentre l’idrogeno da fonti fossili viene scartato, salvo che si tratti di idrogeno “blu” (ottenuto dal gas naturale fossile senza emissioni di CO2, catturata e sequestrata con i CCS -> un trucco per far guadagnare tempo alle corporation del gas)”.
“Ci sembra totalmente inadeguato come progetto di fronte alle possibilità di investimento in settori energetici che impattano realmente sulla diminuzione dell’alimentazione dalle fonti fossili per i consumi energivori. E’ fondamentale infine invocare un principio di precauzione etico di fronte ad una tecnologia incerta sulla pericolosità che potrebbe recare, sulla capacità di attenuare il cambiamento climatico, a maggior ragione in quanto alla base di questo investimento ci sono soldi pubblici stanziati eccezionalmente per la pandemia” conclude la nota di Fridays for Future Faenza.