In vista dello stop generale di giovedì 5 novembre, si moltiplicano in tutta Italia assemblee e astensioni dal lavoro spontanee a sostegno del rinnovo del contratto nazionale. Re David (Fiom): "La posizione di Federmeccanica è insostenibile: non si può dire ‘zero euro' per i lavoratori"
Mancano appena due settimane a giovedì 5 novembre, giornata che vedrà lo sciopero nazionale dei metalmeccanici a sostegno del rinnovo del contratto nazionale. Uno stop deciso dopo la rottura delle trattative, consumata nel vertice romano tra sindacati e Federmeccanica-Assistal di mercoledì 7 ottobre, sul nodo del salario. A determinare il blocco del confronto il “no” netto delle imprese a prevedere aumenti che vadano oltre il mero adeguamento dell’inflazione a consuntivo, che sarebbe pari ad appena circa 40 euro in tre anni.
“Non c’è da parte di Federmeccanica e Assistal alcuna disponibilità ad aumentare i minimi contrattuali oltre l’Ipca, le aziende confermano inoltre l’attuale meccanismo della rivalutazione dei minimi ex-post, a maggio dell’anno successivo”, spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, precisando di aver “chiesto un aumento dell’8 per cento sui minimi tabellari, sull’indennità di trasferta e reperibilità, dopo aver verificato l’andamento sperimentale del ccnl del 2016 sul salario e aver constatato che, negli anni di vigenza del ccnl, non si è estesa la contrattazione di secondo livello, anzi in molte imprese ci sono disdette unilaterali degli accordi in vigore”. Per queste ragioni, oltre alla richiesta di incremento dell’8% dei minimi, i sindacati chiedono di “aumentare l’elemento perequativo a 700 euro e di estenderlo alle imprese senza premio di risultato”.
L’indisponibilità delle imprese ha immediatamente provocato la sollevazione dei metalmeccanici di tutta Italia. Fiom, Fim e Uilm hanno dichiarato un pacchetto di sei ore di sciopero (quattro a livello nazionale per il 5 novembre, due a livello territoriale e aziendale), il blocco degli straordinari e della flessibilità, cui si aggiunge una campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Scioperi spontanei, inoltre, si sono registrati in tantissime fabbriche. In questi giorni vanno segnalate mobilitazioni ad Ascoli Piceno (mercoledì 21 si tiene uno sciopero provinciale di due ore), Roma (venerdì 23 ottobre si fermano le due sedi della Exprivia), a Treviso (che vedrà venerdì 30 anche l’assemblea generale di quadri e delegati Fiom), a Bergamo, Bologna, Brescia, Reggio Emilia, Mantova, Udine, Verona e altre città italiane.
“Il tavolo è aperto dal 5 novembre dello scorso anno, ma già da allora Federmeccanica aveva lasciato intendere che non intendeva negoziare davvero”, spiega la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David. “La loro posizione è insostenibile: non si può dire ‘zero euro’ per i lavoratori, perché il contratto non dura sei mesi, ma minimo tre anni”, prosegue la dirigente sindacale, evidenziando che “lo scorso rinnovo si è chiuso praticamente senza salario e con l’impegno, non mantenuto dalle aziende, di estendere la contrattazione integrativa”. In questi anni, conclude Re David, i metalmeccanici “hanno visto il loro salario fortemente indebolito. Ora è necessario restituire una ricchezza che anche negli anni della crisi le imprese hanno accumulato, perché oggi producono la stessa ricchezza del 2007, che però è andata solo da una parte. Un accordo senza aumenti, dunque, è impensabile”.
Da registrare, infine, è la posizione di Federmeccanica. Gli industriali, ha argomentato il direttore generale Stefano Franchi, sono disposti “in ogni momento a riaprire il confronto, in un clima che sia positivo e costruttivo, se il sindacato abbandonerà il conflitto per riprendere il dialogo”. Franchi ha anche precisato che le trattative sul rinnovo “si sono interrotte, nostro malgrado, a seguito della dichiarazione da parte del sindacato dello stato di agitazione per il disaccordo sul salario, prima di aver concluso un approfondimento di tutti i temi. Il contratto, infatti, non è composto da una sola parte, ma da un insieme di elementi tutti importanti e strettamente collegati tra loro”. Federmeccanica, ha concluso, crede “nell’importanza del contratto collettivo nazionale, che deve essere punto di riferimento per tutti, ma deve essere calato nella realtà, che ora è drammatica”.